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di
Luigi Amicone
Le
vie della pace nella martoriata Terra Santa passano anche da
personaggi come David Jaeger , uno dei protagonisti (anche
davanti alle telecamere italiane, israeliane e arabe) delle
trattative in corso per trovare una soluzione alla nota
vicenda (che speriamo si sia già conclusa pacificamente nel
momento in cui leggerete questo editoriale)
dell’occupazione, da parte di centinaia di palestinesi in
armi, della chiesa della Natività a Betlemme. Jaeger è un
cittadino israeliano, portavoce della Custodia di Terra
Santa, membro della commissione bilaterale Israele-Vaticano,
consulente per il Medioriente di varie istituzioni (tanto
per intenderci, in Vaticano e a Washington). E il suo
ragionamento (che, a nostro modesto avviso, anche la
politica estera italiana dovrebbe riflettere) è il
seguente. L’offensiva
militare israeliana avviene paradossalmente nel momento in
cui sono presenti sul terreno tutti gli elementi per una
risoluzione definitiva del conflitto arabo-israeliano: da
una parte c’è la Risoluzione 1397 del Consiglio di
Sicurezza dell’ONU, che completa le risoluzioni 242 e 338
offrendo così un riconoscimento
definitivo e ufficiale all’esistenza di uno stato
palestinese;
dall’altra c’è la
storica decisione presa dalla Lega Araba la scorsa settimana,
ancora tutta da negoziare, ma che in linea di principio
prefigura il compimento di ciò che Israele ha sempre
desiderato, e cioè il
riconoscimento e accettazione dello stato ebraico da parte
dei paesi arabi.
Di più: i dettagli di un Trattato di pace
Israelo-Palestinese erano sostanzialmente già pronti ai
negoziati di Taba, nelle ultime settimane del governo Barak.
E molti particolari su eventuali trattati di pace con Siria
e Libano erano stati discussi in dialoghi precedenti. Ora,
siccome è proprio contro queste speranze che i terroristi
hanno colpito, permettendo una giustificazione al governo
Sharon e compattando la grande maggioranza degli israeliani
nel sostegno a un’operazione militare che sembra mancare
di una prospettiva politica, occorrerebbe lanciare l’idea
di una nuova Conferenza di pace di Madrid sotto l’egida di
Stati Uniti, Russia, Europa. Un sogno? Chissà. Vedremo cosa
farà Powell.
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