Vi racconto com'è cambiata Al Jazira: Molti
reporter simpatizzano con Hamas e i gruppi della Jihad |
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di
Magdi Allam Ma è grazie alla testimonianza di Munir Mawari, un giornalista yemenita che vi ha lavorato per tre anni, dal 2000 al 2003, che ora possiamo comprendere come e perché Al Jazira sia un vero e proprio apparato mediatico dell’integralismo e dell'estremismo islamico: «Posso dire con certezza che tra il 50 e il 70 per cento dei giornalisti e dei funzionari amministrativi di Al Jazira sono membri a pieno titolo o simpatizzanti di gruppi fondamentalisti islamici». Nel suo intervento al convegno «Lumi dall'islam contro il fondamentalismo», organizzato a Bruxelles dall'Istituto italiano di cultura e dalla Fondazione Corriere della Sera, Mawari si era spinto al punto da sostenere che «il minimo che si possa dire è che ci sia un coinvolgimento spirituale dei giornalisti di Al Jazira nelle stragi di innocenti». Nell'intervista che ci ha concesso subito dopo in un salone della sede del Parlamento Europeo, spiega: «In redazione si scherzava su alcuni colleghi legati a Hamas e agli estremisti islamici. Non sto parlando di giornalisti semplici. Bensì di capi redattori. Li guardavamo mentre lavoravano e dicevamo che stavano preparando una " breaking news ", una notizia dell'ultima ora, su un attentato terroristico che si sarebbe verificato dopo qualche ora. E che loro disponevano di tutte le informazioni. Non dovevano far altro che attendere per aggiungere il numero delle vittime. Lo dicevamo perché erano intimamente legati a Hamas e alla Jihad islamica». Eppure, sottolinea Mawari,
Al Jazira era nata nel 1996 con una identità liberale: «Per tre anni
l'emittente era l'unica nel mondo arabo che osava ospitare delle personalità
israeliane. Proprio per allontanare il sospetto di simpatie filo-israeliane,
le autorità qatarine cominciarono a favorire l'assunzione di giornalisti
palestinesi lasciando loro piena libertà d'azione. Il giornalista
palestinese quando si occupa della propria causa lo fa in modo emotivamente
coinvolto». Mawari afferma che l'involuzione islamica di Al Jazira è stata un processo inarrestabile: «Con l'evoluzione dell'Intifada è aumentato il numero di giornalisti e funzionari amministrativi legati a gruppi islamici. La maggioranza dei palestinesi sono membri di Hamas. La gran parte degli egiziani sono membri dei Fratelli Musulmani. Molti di loro hanno vissuto in Afghanistan e Pakistan. La percentuale dei liberali è minima, ininfluente. Alla fine i palestinesi sono riusciti a mettere le mani su tutte le leve di comando di Al Jazira . Il direttore generale, Waddah Khanfar, è un palestinese. Il direttore giornalistico, Ahmed el-Sheikh, è un palestinese. Il direttore della produzione, Ahmed al-Shouly, è un palestinese. La gran parte dei giornalisti, dei tecnici e degli addetti alla produzione sono palestinesi». Più volte ci siamo chiesti
come sia possibile che il Qatar, alleato dell'Occidente, simpatizzi al tempo
stesso con Bin Laden: «L’emiro deve tener conto degli equilibri interni -
spiega Mawari -. Dal momento che il Qatar ospita la maggiore base militare
americana del Medio Oriente, egli ha ritenuto di dover controbilanciare la
presenza americana ospitando Al Qaeda, in arabo La Base, quella di Bin Laden».
La sua conclusione è netta: «Mi sembra chiaro che Bin Laden ha scelto Al
Jazira perché vi ha constatato una sincera simpatia nei confronti delle sue
idee. Oggi in Iraq Al Jazira incita alla violenza e sostiene la sedicente
resistenza irachena. Non si tratta di resistenza. E' terrorismo. E' evidente
che la linea di Al Jazira è di non attenersi ai fatti, ma di dar sfogo alla
propria emotività». |
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Islam: «Vi racconto com'è cambiata Al Jazira: Molti reporter simpatizzano con Hamas e i gruppi della Jihad», di Magdi Allam, Il Corriere della Sera, 4 maggio 2004 |