|
Europa e islam. Il rispetto dell’altro
Si è svolto, presso il Parlamento
europeo, il dibattito con europarlamentari e ambasciatori dei Paesi
islamici accreditati a Bruxelles. Promosso da Mario Mauro, che a
conclusione dell’incontro ha proposto la costituzione di un
intergruppo parlamentare sull’islam
|
|
|
di
Giorgio Paolucci
Islam e Occidente: aumentano le domande, urgono risposte. Per capire di più,
al di là di slogan e pregiudizi reciproci. E per imparare a convivere, visto
che la storia mescola due mondi sempre meno separabili e sempre più
interdipendenti. Le domande si sono fatte più drammatiche con
l’intensificarsi della stagione del terrorismo, e più radicali con il
consolidamento di flussi migratori che hanno reso milioni di musulmani
cittadini di un’Europa che stenta a ritrovare i suoi fondamenti per
organizzare una convivenza multietnica, soprattutto perché stenta a
ritrovare il suo volto. Che fare? L’interrogativo è riecheggiato il 12
giugno al Parlamento europeo in occasione della presentazione del libro
Cento domande sull’islam (Marietti editore), spunto per un dibattito con
europarlamentari e ambasciatori dei Paesi islamici accreditati a Bruxelles
promosso da Mario Mauro, vicepresidente della Commissione Cultura.
Nessuna generica, riduttiva tolleranza
Il libro nasce da un lavoro che il Centro studi per l’ecumenismo ha avviato
in questi anni. Il professor Eddo Rigotti, che del Centro è presidente,
ribadisce la convinzione che fonda questo lavoro: è possibile conoscersi e
incontrarsi valorizzando l’identità culturale e religiosa autentica a cui si
appartiene, non mettendola da parte in nome di una generica e riduttiva
tolleranza. Il contributo più prezioso che la tradizione cristiana che ha
generato l’Europa può portare per favorire un incontro con altre tradizioni
è il valore della libertà e del rispetto dell’altro. Per questo, spiega l’islamologo
Samir Khalil che nel libro risponde alle “cento domande”, la presenza di 12
milioni di musulmani nello spazio dell’Unione europea può rappresentare una
grande opportunità, in quanto consente loro di vivere all’interno di società
dove i diritti dell’uomo trovano cittadinanza, al contrario di quanto accade
in molti Paesi islamici. L’incontro con l’Europa è per l’islam una sfida, la
possibilità storica di uscire dalla chiusura autoreferenziale che ha
generato l’illusione che sia possibile riscattarsi solo tornando alle
origini, a un’utopistica età dell’oro fondata sul Corano e sulla sharia. È
una riaffermazione identitaria avvelenata dall’ideologia fondamentalista,
che genera isolamento a livello internazionale e che, nei Paesi di
emigrazione, produce la costruzione di ghetti nei quali ci si illude di
salvaguardare la purezza della tradizione. È la direzione di marcia opposta
rispetto a quella dell’incontro tra identità aperte al reale, e impedisce
l’integrazione nelle società in cui si vive.
Punto di conoscenza e di lavoro
L’islam saprà raccogliere questa sfida? Molto è affidato al confronto che -
al di là delle dichiarazioni di facciata volte a presentare una realtà
monolitica - è in corso all’interno delle società musulmane. Ma non poco
dipende anche dal modo con cui l’Europa - e soprattutto i cristiani europei
- sarà capace di costruire una casa comune con fondamenta solide, in cui
l’esperienza religiosa non sia il soprammobile da esibire nel salotto buono
dei valori, ma un fatto sperimentabile e incontrabile. L’islam è dunque a
sua volta una sfida per le società europee, costrette a interrogarsi sulla
loro identità e a ritrovare le ragioni profonde che la definiscono come
collettività. Anche per questo, concludendo l’incontro di Bruxelles, Mario
Mauro ha proposto la costituzione di un intergruppo parlamentare sull’islam,
un punto di studio e di lavoro per favorire la conoscenza di questa realtà e
la costruzione di una coesistenza pacifica.
|
|