ISLAM |
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di Rino
Camilleri I sofisti caserecci, quelli che, a furia di comparsate televisive e giornalistiche, hanno convinto una non indifferente percentuale di italiani a "comprendere" le "ragioni" del terrorismo talebanico, dovrebbero riflettere su un'antica virtù: il coraggio. E' una virtù da sempre stimata dagli uomini, ed è una virtù che il cristianesimo fece subito propria fino ad elogiare quella filosofia pagana che si chiamava stoicismo. Proprio questo stoicismo popolare e di massa fu una delle ragioni del clamoroso successo della nuova religione tra i più avveduti pagani, quelli addolorati per la decadenza di Roma. Roma, un oscuro villaggio di predoni che le virtù stoiche avevano trasformato nel più singolare, clamoroso e rimpianto Impero della storia. Ma i nostri sofisti non sanno nemmeno di cosa stiamo parlando, abituati come sono a stare dalla parte "giusta", quella che garantisce visibilità, soldi, salotti e cattedre. Se ne avessero una pur minima idea, guarderebbero meglio le immagini dei morti ammazzati, tutti rigorosamente vecchi, donne e bambini, sorpresi intenti alla più indifesa delle attività: la preghiera. C'è un termine, in tutte le lingue, per indicare quegli uomini, maschi, adulti e robusti, che, armati fino ai denti, se la prendono con gli inermi, alle spalle e dopo essersi assicurati che siano del tutto inoffensivi: vigliacchi. Il terrorismo islamico ha, ci si faccia caso, questa caratteristica, una caratteristica che lo differenzia da ogni altro terrorismo. Le Brigate Rosse se la prendevano con uomini di vertice e con le loro scorte, tutti uomini di solito sull'avviso e armati. L'Ira addirittura avvertiva preventivamente Scotland Yard. Ma, in Algeria come altrove, si sgozza nottetempo e con efferatezza belluina. Donne, vecchi e bambini. Si vorrebbe sentire un grido di dolore proveniente dal mondo islamico cosiddetto moderato, un grido che, coralmente, ci faccia sapere che quell'"Allah è grande!" urlato dai massacratori di vecchi, donne e bambini è una menzogna, che quello non è Allah. Questo grido di dolore e sdegno dovrebbe essere non episodico, affidato a qualche dichiarazione di facciata e individuale magari in occasione di una visita di cancelleria. Dovrebbe essere proclamato ai quattro venti, ai più alti livelli e accompagnato da misure concrete (ripeto, concrete) di presa di distanze. Invece no. Qualche deplorazione rituale, e poi si ricomincia la conta degli ammazzati, in qualche altro posto più o meno distante dai riflettori dei media. Così, lentamente ma inesorabilmente, si scivola lungo una china pericolosissima, quella delle ritorsioni sporadiche e private: i cristiani in terra musulmana cominciano a sentirsi in serio pericolo, i musulmani in terra occidentale cominciano a sentirsi a disagio. Qualcosa del genere è già accaduto, nella storia, ma ogni paragone soffre di limiti; la storia non si ripete mai perfettamente uguale, forse per questo non è maestra di niente. Il fatto, comunque, è questo: nel corso del XV secolo i Re cattolici spagnoli a un certo punto espulsero tutti i musulmani dal regno, accettando un impoverimento economico che solo con l'espansione oltreoceano poté essere recuperato. Qualcuno dei sofisti di cui sopra lamenta l'interruzione di una "felice convivenza" durata secoli. "Felice", sì, ma solo nei libri scritti dai suddetti. Gli spagnoli sapevano bene che le quinte colonne dei regni islamici africani si annidavano nei quartieri musulmani e che non facevano mistero della loro volontà di riprendersi tutto. Né le autorità potevano sopportare che, ad ogni notizia di stragi di cristiani in terra africana, si scatenassero intolleranze in Spagna, in una spirale di odio che rischiava di costare, in termini di ordine pubblico, molto più di quanto sarebbe costata ed effettivamente costò una misura politica radicale. I sofisti di cui sopra cercano di gabellarci un'immagine storica a senso unico: il fanatismo, tutto cattolico; la tolleranza e la "felice convivenza", tutte musulmane. Ma, come disse qualcuno, chi non conosce il passato è condannato a ripeterlo. Figuratevi cosa succede quando il passato addirittura lo si distorce deliberatamente.
Naturalmente,
l'esempio storico su riportato calza solo nella parte
riguardante il problema, non in quella della soluzione. Ma
la gatta da pelare rimane, ed è tutta a carico
dell'Occidente. |
di
Rino Camilleri, Il Giornale 30.10.2001 |