ISLAM |
Qualcuno faccia tacere quell'iman di Renato Farina
A Torino e Milano musulmani inneggiano a Bin Laden. E i capi delle altre moschee non condannano |
L’ imam di Torino Bouriki Boutcha gioca alla guerra in Italia contro l'Italia. Ha predicato ai suoi seguaci - lui che da noi è un ospite - questa tesi: «Bin Laden non e un terrorista». Urla, applausi, interviste. Detta così sembra una rispettabile opinione. In Rai da Santoro magari susciterebbe applausi e sarebbe sottolineata con approvazione da qualche sceicco collegato in diretta da Londra. Ma sì, che male c'è a proclamare in piazza che il terrorista è Bush e il principe saudita invece un sant'uomo? C'è libertà d'opinione, non è vero? In realtà l'imam nella totale certezza, persino ironica, della propria intangibilità ha lanciato un messaggio chiaro: partecipare all'organizzazione Al Qaeda non è un fatto biasimevole, anzi è addirittura positivo dal punto di vista dell'Islam. Se fossimo un Paese serio lo dovremmo rispedire subito a casa sua. Invece il massimo che gli è capitato è questo: che il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino (dei ds, per altro uno dei migliori del suo giro) gli fa sapere: «È meglio dialogare con altre componenti della realtà araba». Mamma mia, che paura deve avergli preso all'imam Bouriki. La punizione sarà di evitare una tavola rotonda con Chiamparino. È tutta qui la risposta dei nostri politici? Astenersi dall'invitarlo a pranzo? Negargli un microfono al dibattito con la sponsorizzazione e le note spese del Comune? Non ci fa paura tanto che un imam tranquillamente residente e predicante in Italia pensi e dica queste cose in piazza - li conosciamo da una vita questi tali -, quanto il fatto che restiamo lì ammutoliti, incapaci persino di imporre a quest’uomo di tacere. Lo dice il buon senso che mentre si è in guerra e si ha paura di tutto, non è giusto che ci sia chi semina tempesta. Ma occorre una risposta forte della politica e della magistratura. Scommettiamo che non accadrà nulla? Si preferirà, ne sono certo, piuttosto prendersela con Libero che chiede di impedire non già la diffusione di una religione, ma della violenza. La quale è peggiore quando, alzando un libro sacro, e sostenendo che si predica l'amore, poi si propone l'affiliazione ad una banda criminale come fosse la corrispondente musulmana dell’Azione cattolica. Qualcuno dirà che la libertà è incomprimibile. Che bisogna accettare queste cose in nome di un sentimento della libertà che in realtà fornisce le armi ai suoi nemici che ce la porteranno via. Ripetiamo: occorre dare un segno che: mostri come libertà non possa essere intesa come licenza di uccidere la nostra libertà. Quanto è accaduto a Torino fa capire ai seguaci dei terroristi che in Italia si può fare proselitismo con certezza assoluta di due cose: 1) amplificazione della propaganda per via di mass media; 2) lapidazione mediatica di chi osa eccepire al diritto di propaganda dell'estremismo islamico. Mi viene in mente un antico articolo di Giorgio Bocca, che ritagliai nei primi anni '70. Diceva: «Tutti hanno il diritto di giocare al biliardo, tranne quelli che vogliono usare la stecca per strappare il tappeto: dopo non gioca più nessuno. Così è la democrazia». Lo diciamo sperando di trovare nella sinistra almeno un po' di buon senso. Il vecchio Popper, citatissimo dai dalemiani, ammoniva che non può esserci tolleranza con gli intolleranti: «La nostra devozione all'idea di tolleranza rischia di distruggere la libertà e con essa la tolleranza».
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di Renato Farina, Libero, 16.10.2001 |