The Passion of the Christ, di Mel Gibson |
Il film di Gibson:
The Passion of the Christ |
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Un
editoriale del Jerusalem Post Chi osserva dall'estero potrebbe sorprendersi nel constatare che il nuovo film di Mel Gibson "La Passione di Cristo", sulle ultime ore di vita e la crocifissione di Gesu' di Nazareth, ha suscitato fra gli israeliani qualche curiosita' ma ben poco scandalo. A ridosso dell'ennesimo attentato su un autobus di Gerusalemme e del procedimento alla Corte Internazionale dell'Aja contro la barriera con cui Israele cerca di difendersi dal terrorismo, il fatto che un film possa avere o non avere delle coloriture antisemite non e' esattamente il tipo di argomento che possa scatenare grandi passioni in questo paese. Forse, invece, dovrebbe. Dalla fine della seconda guerra mondiale fino al settembre 2000 e' stato dato ampiamente per assodato che in Europa l'antisemitismo fosse di fatto scomparso. Niente di piu' sbagliato. E sin dal Concilio Vaticano Secondo (1962-65) e' stato dato per assodato che la Chiesa si fosse finalmente lasciata alle spalle l'antico insegnamento contro gli ebrei "assassini di Cristo". Ora, il pericolo insito nel film di Mel Gibson, nel quale i personaggi ebrei sono dipinti come molto piu' colpevoli del governatore romano Ponzio Pilato per la condanna a morte di Gesu', sta nel fatto che potrebbe risvegliare anche questa antica distorsione antisemita. Si tratta di sviluppi con i quali il sionismo in quanto tale, e dunque anche gli israeliani in generale, deve fare i conti. Giacche' il sionismo non era solo un progetto politico. Era anche una diagnosi. Perche' gli ebrei vengono odiati? Perche', diceva Herzl, sono una nazione senza stato in un mondo di stati-nazione. L'indipendenza statale, pensava Herzl, avrebbe messo a tacere la perenne accusa agli ebrei di essere "cosmopoliti senza radici", e avrebbe tagliato l'erba sotto i piedi all'antisemitismo. Le cose non sono andate cosi'. E' vero che lo Stato di Israele ha dato agli ebrei l'autodeterminazione politica, grande liberta' culturale e un margine di sicurezza fisica. Ma l'antisemitismo e' una bestia dalle molte facce. Gli ebrei non sono socialisti rivoluzionari? Allora sono parassiti capitalisti. Non sono cosmopoliti senza radici? Allora sono nazionalisti sciovinisti e razzisti. Non sono pericolosi liberali? Allora sono pericolosi neoconservatori. E cosi' via. L'odio anti-ebraico non e' mai a corto di giustificazioni. E' un fenomeno del tutto irrazionale che, a differenza di altri fenomeni irrazionali, sfugge a una spiegazione razionale. Il che ha delle conseguenze rilevanti sul piano politico. Perche' significa che l'odio anti-ebraico non sara' placato dalla creazione di uno stato ebraico, come pensava Herzl, e nemmeno dalla sua distruzione, come pensano i moderni apologeti dello stato bi-nazionale arabo-ebraico. Significa che neanche le piu' generose opere di beneficenza da parte ebraica potranno cancellare l'accusa agli ebrei di essere avidi. Che neanche la piu' sollecita moderazione politica da parte di Israele potra' convincere i nemici che Israele si comporta effettivamente con moderazione. Significa che qualunque concessione strategica da parte israeliana sara' letta solo come un segno di debolezza, e mai come un atto di magnanimita' o anche solo una libera scelta. Significa, in sostanza, che gli ebrei vengono odiati per cio' che sono, mentre cio' che effettivamente fanno o non fanno, di buono o di cattivo, all'antisemita non importa assolutamente nulla. Naturalmente per gli ebrei e' comunque importante che coloro che li odiano siano in numero limitato, e questo e' il motivo per cui un film come "La Passione" di Mel Gibson, con tutta la sua forza didascalica, suscita giustificati allarmi. Ma non e' detto che gli ebrei e le loro organizzazioni debbano agitarsi tanto. In fin dei conti spettera' ai cristiani decidere cosa vogliono apprendere dal film, e se vogliono leggere le loro Scritture sotto una luce anti-ebraica o meno. Il Concilio Vaticano Secondo, dopo tutto, non fu un'idea partorita a Tel Aviv. Certo, e' assai inquietante pensare che l'antisemitismo superi le nostre possibilita' di sanarlo. Ma i pensieri inquietanti talvolta sono liberatori. In fondo, come diceva Ben-Gurion, "non importa cosa dicono i goyim (i non ebrei), cio' che importa e' cosa fanno gli ebrei". Abbiamo abbastanza problemi per conto nostro. Che i nostri nemici se la vedano con i loro. (Jerusalem Post, 27.02.04) |
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Film: «Il film di Gibson: The Passion of the Christ. Opposte passioni» un editoriale del Jerusalem Post, http://www.israele.net, 1 marzo 2004 |