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Sono stati fatti già
tanti film sulla vita di Cristo. Perché farne un altro?
«Non credo che gli altri film abbiano colto la forza reale di questa storia.
Voglio dire, ne avete mai visto qualcuno? O sono approssimativi nella
storia, o hanno pessime colonne sonore… Questo film vuole mostrare la
passione di Gesù Cristo proprio nel modo in cui è avvenuta. E’ come
viaggiare indietro nel tempo e vedere gli eventi svolgersi esattamente come
si sono svolti».
Come fa ad essere sicuro che la sua versione sia così precisa?
«Abbiamo fatto una ricerca. Racconto la storia così come la racconta la
Bibbia. Credo che la storia, così come è realmente avvenuta, parli da sola.
Il Vangelo è una sceneggiatura completa e questo è ciò che filmeremo».
Sembra una svolta rispetto alle solite produzioni di Mel Gibson. La sua
specialità è l’azione, l’avventura, la storia d’amore. Perché ha deciso di
fare un film religioso?
«Faccio quello che ho sempre fatto: raccontare storie. Credo che siano
importanti nel linguaggio che parlo meglio: il cinema. Sono convinto che le
storie più grandi siano storie di eroi. Le persone aspirano a qualcosa di
superiore e indirettamente, attraverso l’eroismo, elevano in questo modo il
loro spirito. Non esiste storia di eroismo più grande di questa, sull’amore
più grande che si possa avere, cioè donare la propria vita per qualcuno. La
Passione è la più grande storia d’amore di tutti i tempi; Dio che si fa uomo
e gli uomini che lo uccidono, se non è azione questa, niente lo è».
Chi vorrà vedere un film come questo?
«Credo che interessi tutti. La vicenda ha ispirato l’arte, la cultura, il
comportamento, i governi, i regni, i paesi… ha influenzato il mondo più di
quanto si possa immaginare. E’ un evento cardine nella storia che ci ha resi
ciò che oggi siamo. Credenti o non credenti, tutti ne siamo stati
influenzati. Così tante persone sono alla ricerca del significato della vita
e si fanno molte domande. Verranno cercando delle risposte, qualcuno le
troverà, altri no».
Allora questo film non soltanto per i cristiani?
«“Ghandi” è stato in cima alle classifiche dei film più noleggiati, ma non
era un film solo per gli induisti. Questo film è per tutti, per credenti e
non credenti. Gesù Cristo è senza dubbio una delle figure storiche più
importanti di tutti i tempi. Provi a citare una persona che ha avuto un
impatto più grande sul corso della storia…».
Ma se questo film mira a far rivivere il Vangelo, non risulterà offensivo
per i non cristiani? Per esempio, il ruolo avuto dalle autorità ebraiche
nella morte di Gesù. Se lei descrive questo non rischia di essere offensivo?
«Questa non è una storia di ebrei contro cristiani. Gesù stesso era un
ebreo, sua madre era un’ebrea e così lo erano i 12 apostoli. E’ la verità
che, come dice la Bibbia, “E’ venuto tra i suoi e i suoi non l’hanno
accolto”; non posso nasconderlo». Ma questo non significa che i peccati del
passato fossero peggiori dei peccati del presente. Cristo ha pagato il
prezzo per tutti i nostri peccati. La lotta tra bene e male e l’immenso
potere dell’amore vengono prima della razza e della cultura. Questo film è
sulla fede, sulla speranza, sull’amore e sul perdono. Queste sono cose di
cui il mondo potrebbe fare maggior uso, specialmente in questi tempi. Questo
film vuole infondere speranza, non offendere».
Alcune persone penseranno comunque che lei vuole imporre il suo credo agli
altri. Non è così?
«Non ho inventato questa storia. L’unica cosa che io ho fatto è stata quella
di crederci. E’ qualcosa che succede dentro di te e poi necessariamente si
manifesta all’esterno. Io sto solo cercando di raccontarlo nel miglior modo
possibile, meglio di quanto sia stato fatto finora. Quando hai a che fare
con una storia realmente accaduta, è responsabilità del regista renderla più
accurata possibile. Chi ha una mentalità aperta la apprezzerà per quello che
è». Per quanto riguarda le scene violente Mel Gibson afferma che “questo è
il modo in cui si sono verificati i fatti”.
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