Televisione

Moviola

Abbasso le moviole
 

 
di Doninelli Luca

Domando scusa se parlo ancora di calcio, ma in una rubrica dedicata al tema dello sguardo il calcio costituisce una metafora semplice e comoda. Spesso le tensioni reali presenti nel mondo si capiscono di più in una cronaca di calcio ben realizzata che nei resoconti dal campo di battaglia dopo che la tragedia si è consumata. Dunque, mi capita di guardare “Quelli che il calcio…” e l’impressione è di una grande bugia collettiva. Sono tutti amici tra loro, si chiamano tutti per nome, sono tutti simpatici, tutti ostentano disinvoltura, facendo la parte delle persone famose (anche quando non lo sono affatto). Ci scherzano su. In questo modo pensano di sdrammatizzare il mondo del calcio. Si lasciano andare a battute come «Se anche si perde una partita, chi se ne frega!» (Simona Ventura, domenica scorsa) e si illudono di dare un contributo positivo al problema (che intanto continua a peggiorare), mentre quello che fanno è un’altra cosa, del tutto diversa: contribuiscono a metterci la coscienza a posto. Vorrebbero darci due ore di calcio senza violenza, invece ci danno solo due ore senza calcio, mentre la violenza – lei – cresce sotto terra. Fateci caso. La Tv sta riducendo sempre più lo spazio delle immagini (che sarebbe la sua specialità) per dare posto alle parole. Ci fanno guardare il meno possibile e parlano sempre di più. Anche il ricorso alla moviola è un artificio, perché non è così che il nostro occhio vede le cose, e non c’è nulla di più sciocco che rallentare le immagini ed esasperare i particolari per credere di vedere i fatti così come sono. Sono immagini al servizio delle parole, che a loro volta servono quasi sempre a nascondere.
 
 

Televisione: «Abbasso le moviole»  di Doninelli Luca, Tempi, Numero: 14 - 1 Aprile 2004

 

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