Risate negate |
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di Doninelli
Luca Sarà un’impressione fallace (e lo spero), ma le trasmissioni di intrattenimento, soprattutto quelle di carattere marcatamente comico, sembrano accusare in questa stagione un calo di qualità piuttosto preoccupante. C’è una povertà di idee che impressiona come una brutta notizia in più. Ed è, infatti, una brutta, bruttissima notizia. Tre esempi. Il primo: “Quelli che il calcio…”. Anche le imitazioni più riuscite (il Marzullo di Crozza) si appoggiano a battute sempre più fiacche e vecchie. Secondo esempio: “Zelig2. Stessa formula, stessi comici, stessi sketch. Terzo esempio: Aldo Giovanni e Giacomo tornano a “Mai dire domenica” con i numeri più fiacchi del loro repertorio, a mangiare le ultime briciole del loro stesso banchetto. E ho nominato i più bravi. I numeri dicono che il teatro è in crisi. Bene, a me pare che in crisi sia l’inventiva, la voglia di rischiare. La creatività. Forse perché gli autori dei testi sono sempre quelli, ed è ovvio che dopo un po’ le idee scarseggino. Quella che non scarseggia è la determinazione a mantenere i privilegi raggiunti. Anche in Tv, come in tutto il resto, il ricambio non esiste quasi. Perché siamo una repubblica fondata sul familismo. La democrazia non è un bene facile da gestire. Da noi si è dovuta identificare con alcune grandi famiglie, che ora sono in crisi ma non lasciano la presa. Questo vale per tutto, compresa la tv e lo spettacolo. Perciò troverete sempre un Tognazzi, un Gassman, un De Sica, un Berlinguer da qualche parte. Non che abbia qualcosa contro di loro. Dico che la stanchezza di questi tempi mi sembra il segno di un’altra stanchezza, più grave. |
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Televisione: «Risate negate» di Doninelli Luca, Tempi, Numero:9 - 26 Febbraio 2004 |