Uragano Katrina

 

L'uragano Katrina-Louisiana: 29-30 agosto 2005
 

Quante analisi livorose in questi giorni

L'Infinito presente nella tragedia americana
 

 

Giorgio Vittadini
Presidente di Fondazione per la Sussidiarietà

Molti commentatori hanno evidenziato come nella vicenda di New Orleans torni alla luce l'irrisolto problema sociale dell'America. Colpisce, infatti, non solo il numero dei morti, ma il fatto che molti, soprattutto tra gli afro-americani, non abbiano pensato a mettersi in salvo, probabilmente ignari degli appelli del presidente e degli stessi mass-media. È il limite di una mentalità calvinista (e ormai nichilista) che tende a sopraffare l'originale anelito dell'America alla libertà per tutti. Così, mentre permette nei fatti a non pochi capaci e meritevoli di migliorare la propria condizione, poco si cura di chi "non riesce" ed è destinato a un futuro incerto e all'emarginazione sociale.

Tuttavia, colpisce certo anti-americanismo con cui la vicenda è stata trattata da molti che riducono il tutto a una questione politica e si occupano semplicemente di individuare un "colpevole". Senza arrivare agli eccessi deliranti di al-Qaeda, che parla di vendetta divina, si finisce per dire che l'America "se l'è cercata". Si attribuisce automaticamente quanto accaduto all'effetto serra determinato dalla mancata adesione al Protocollo di Kyoto; alla guerra in Iraq, che ha sguarnito di risorse l'America; al disinteresse razzista verso zone popolate prevalentemente da afro-americani. Cosa dimenticano queste livorose affermazioni?

Ce lo indicano le pacate e semplici parole del Papa, purtroppo quasi uniche, nella loro attenzione all'umano: "In questi giorni siamo tutti addolorati per il disastro provocato da un uragano negli Stati Uniti d'America, specialmente a New Orleans. Desidero assicurare la mia preghiera per i defunti ed i loro familiari, per i feriti e i senzatetto, per gli ammalati, i bambini, gli anziani; benedico quanti sono impegnati nella difficile opera di soccorso e di ricostruzione. Al presidente del Pontificio Consiglio Cor Unum, l'arcivescovo Paul Josef Cordes, ho dato incarico di recare alle popolazioni colpite la testimonianza della mia solidarietà".

Il dolore come primo sentimento di fronte alla morte nasce da chi, senza dimenticare i temi sociali, ha presente anzitutto la condizione umana. Quando l'uomo è veramente se stesso, e quando percepisce il suo senso religioso senza per questo diventare ideologico, allora scopre la sua originale dipendenza, il suo non essere onnipotente, il suo essere in balia di catastrofi naturali, di malattie, di errori e di malvagità che lui stesso può compiere, come dimostrano i saccheggi e la violenza seguiti alla catastrofe.

Proprio questa percezione del limite lo rende cosciente di aver bisogno di una liberazione che non può derivare da un progetto solo umano. Così, non risulta irragionevole che la nostra tradizione nasca dall'annuncio di Qualcuno che, come oggi il Papa, non cerca di spiegare il male o di trovare il colpevole, ma prega e invoca il Padre, per vincere questo male e ridare speranza. Perché nessuno di quelli che è morto è perduto, perché il dolore di chi rimane può avere un senso, se vissuto con dignità umana e fede, arrivando anche ad essere la premessa di un cambiamento sociale. E' già avvenuto per chi ha fondato l'America con un desiderio di libertà mai sopito o cancellato dai molti errori e per gli schiavi afro-americani che hanno cantato negli spirituals l'Infinito presente, ponendo le premesse per una società più giusta.

Annunciare di nuovo, di fronte a questa tragedia, la speranza cristiana e l'amore ad ogni uomo, qualunque sia la sua pelle e il suo ceto, significa alimentare il desiderio di una vera condivisone, di una carità sincera, di una voglia di ricostruzione con più giustizia sociale e più intelligenza. E' ciò che si fa di meno, ma che serve di più per ricominciare, valorizzando la positività americana e portandola a compimento.
 

 
Uragano Katrina-Louisiana: «Quante analisi livorose in questi giorni. L'Infinito presente nella tragedia americana», Giorgio Vittadini, presidente di Fondazione per la Sussidiarietà, Avvenire, 7.09.05  

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