Riflessioni |
«... Un gol per
la pace» |
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di
Carmelo Cordiani Al telespettatore che ha seguito la partita ITALIA - FINLANDIA non è sfuggito lo striscione, per la verità, inquadrato solo una volta, per pochi secondi : “ Facci un gol per la pace”. Meraviglioso, splendido! Mentre inglesi, americani, iracheni si ammazzano, mentre tonnellate di bombe distruggono, mentre Kamicaze si dilaniano e dilaniano, la squadra italiana è incitata a fare un gol per la pace. E così, l’altra squadra avrebbe perso, come ha perso, perché l’Italia doveva fare il gol per la pace.
Quante assurdità, oggi, in nome della pace! Manifestazioni che degenerano in risse, bandiere che vengono bruciate, personaggi della politica e statisti derisi con caricature d’ogni sorta: tutto per la pace, pace da imporre e non da raggiungere usando solo il cervello.
Mi viene in mente una vecchia storiella. Un bambino chiede al suo papà come nasce una guerra. Il papà comincia a spiegare. Interviene la mamma con spiegazioni diverse. Poi si aggiunge il nonno che, forte della sua esperienza, contraddice tutti. E il bambino candidamente: “Basta. Ho capito come nasce una guerra”.
Pace vuol dire solo rispetto dell’altro. La pace nasce dalla guerra all’egoismo, non alle persone. La persona è sacra, ogni persona. Nessuno ha il diritto di negare ad una persona il suo fondamentale ed irrinunciabile valore di figlio di Dio, creato libero, messo al mondo per crescere felice, per scoprire dentro di sé e nel suo prossimo il grande mistero della vita e le meraviglie che ne regolano il ritmo.
Pace vuol dire parlarsi, sapendo ascoltare e scegliendo le parole giuste per intervenire. Abbiamo assistito a interventi televisivi vuoti e diseducativi. Il Cardinale Tonini a “Domenica In” si è detto sconcertato perché, mentre “esperti” ( quanti esperti di guerra e quanto pochi di pace, in questi giorni! ) intervenivano da ogni parte, con argomentazioni contraddittorie, offendendosi, confondendo Pace, Stati Uniti, Bandiere a strisce, soste tecniche, impaludamenti e quanto passava per la testa di ciascuno, sui monitors degli studi, per fortuna, scorrevano le immagini dei corpi di militari straziati. Per fortuna solo sui monitors degli studi! Perché, diciamolo, anche lo strazio, il sangue sulla strada, come ogni altro tipo di violenza, vengono dati in visione ai telespettatori. E così, la guerra con le sue atrocità offre immagini spettacolari che, nell’intenzione di chi le manda in onda, dovrebbero far riflettere sulle terribili conseguenze della guerra, mentre non si trova mai qualcosa di edificante che induca ad amare la pace, a capirla, a costruirla e mantenerla.
Più d’una volta mi è capitato di osservare ragazzi al PC. “Giocano” con video in cui si fanno fuori poliziotti, carabinieri, mafiosi di bande diverse. Oppure si gareggia con bolidi di formula 1. Vince chi è riuscito a mandare fuori pista le altre macchine, sfracellandole, ammucchiandole una sull’altra. Non è il caso di rifletterci sopra e prendere delle decisioni serie per le ricadute negative sulla crescita e sulla educazione dei nostri figli? Con queste premesse, cosa diranno quando si tratta di affrontare temi di convivenza, di tolleranza, di legalità e via discorrendo?
La pace non si costruisce per le strade, coinvolgendo più gente possibile, arringando, vantandosi di essere riusciti a coinvolgere migliaia di persone. Non è detto che tanti cervelli messi insieme riescano a ragionare meglio. La pace va costruita giorno per giorno, dentro ciascuno. E’ frutto di convinzioni, non di slogans. E’ un traguardo da tener sempre presente, un obiettivo al quale si deve guardare, senza distrazioni, senza schiamazzi di piazza che, quasi sempre, portano in altre direzioni.
Quanta speculazione, oggi sulla parola “PACE” ! Si è convinti che se
ne debba parlare solo in tempo di guerra. Troppo tardi. Qualunque cosa
si dice o si fa, in tale situazione, può contribuire ad alimentarla,
non certo ad eliminarla. Come dire: In tempo di guerra, pace per
forza. Ed è proprio questa forza che spaventa la pace ed alimenta la
guerra. |
Riflessioni:
«... Un gol per la pace», di Carmelo Cordiani,
31.03.2003
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