Riflessioni

Lontani da Lei siamo soli e indifesi

«Se il mio popolo non vuole sottomettersi»
 

 
di Carmelo Cordiani,


            “Se il mio popolo non vuole sottomettersi, sono costretta a lasciar libero il braccio di mio Figlio. Esso è così pesante che non posso più trattenerlo”.

 

Parole chiare, queste rivolte dalla Madonna ai due pastorelli, Massimino e Melania, nella sua apparizione a La Salette. Parole che inducono ad una seria riflessione tenendo conto della preoccupazione della Madonna per il “suo popolo”, e delle conseguenze della disattenzione del “suo popolo” al valore del suo messaggio.

 

Le apparizioni della Madonna, Lourdes, Fatima, La Salette vanno lette come continua attenzione della Madonna al comportamento dei “suoi figli”. Già nel momento stesso della sua comparsa sul cammino dei due pastorelli, si premurò di invitarli ad avvicinarsi senza paura, presentandosi come madre : “Venite avanti, figli miei, non abbiate paura”. Il difficile impegno di madre era stato assunto ai piedi della croce, su esplicito mandato di Cristo : “Ecco tuo figlio”. Non solo Lui, Cristo, figlio di Maria, ma Giovanni e, in Giovanni, l’intera umanità. A La salette viene ribadita questa maternità sia nell’invito ai due pastorelli, sia nel ripetuto “mio popolo”. Mio, mi appartiene, ho titolo per dichiarare la mia maternità perché Mio Figlio mi ha coinvolto nel sacrificio della salvezza. Essere e sentirsi madre vuol dire, anche, soffrire quando i figli deviano da un comportamento sano e scelgono percorsi contrari agli insegnamenti del Vangelo, parola e volontà di Cristo.

 

L’espressione “sottomettersi” può suonare assurda in un contesto culturale democratico e liberale tipico, almeno nelle dichiarazioni ufficiali, delle società moderne. A chi dovrebbe sottomettersi il “suo popolo” ? E come? Quali sono gli spazi della sottomissione e quali quelli liberi entro cui l’uomo rimane autonomo?

 

Se sottomettersi vuol dire rispettare i comandamenti di Dio, non rubare, non uccidere, non essere falsi, non desiderare quanto appartiene ad altri... , non dovrebbe trattarsi di sottomissione, ma di condivisione di alcuni  principi fondamentali e irrinunciabili per una società libera e democratica. Una sottomissione, quindi, indispensabile. In definitiva, i comandamenti non sono tanto un atto di obbedienza a Dio, ma una regola fondamentale da darsi per “convivere” civilmente. Immaginiamo una società in cui fosse lecito rubare, uccidere, violentare, rilasciare dichiarazioni false... Si dirà che, di fatto è così: si ruba, si uccide, si violenta, si è falsi. E allora, la sottomissione è un obbligo. Allora il richiamo della Madonna ha un significato reale ed è urgente ascoltarlo.

 

La conseguenza dell’indifferenza al richiamo, la disattenzione del “suo popolo” comportano rischi gravi: L’abbandono del braccio di Cristo, diventato molto pesante, impossibile trattenerlo. I rischi sono sotto gli occhi di tutti. E’ proprio il caso di riconoscere il dramma dell’allontanamento da Dio.         

 

Uno sguardo al nostro mondo. Un vero disastro! Guerre in atto, violenza d’ogni tipo, fisica e psicologica, cultura del nonvalore, dissacrazione della vita, mercificazione della persona umana, trionfo dell’arroganza, della prepotenza... Nonostante questo nostro stato squallido, la Madonna continua a chiamarci “suo popolo”. Un richiamo forte, una speranza di riconciliazione, come aperta alla speranza era l’attesa del padre del figlio prodigo. Oggi è la Madre ad attendere. A chiederci di sottomettersi all’amore di Cristo. Badiamo bene: sottomettersi all’amore. Perché Cristo non può dimenticarsi del Suo sacrificio, di aver dato la vita per gli uomini. Oggi, come allora, esistono carnefici, dissacratori del Suo Vangelo, farisei ed ipocriti, mercanti del tempio, profanatori del Suo nome. C’è di mezzo Sua Madre, attenta, premurosa come ogni mamma, pronta a difendere i suoi figli anche se ne riconosce le colpe. In fondo chiede poco. La sottomissione, un gesto d’amore, convinti che, lontani da Suo Figlio c’è solo sofferenza.

 

Massimino e Melania, nella loro ingenuità, non hanno capito che il discorso della Bella Signora, come hanno chiamato la misteriosa persona comparsa nel valloncello ai piedi del Gargas, aveva riferimenti precisi; né avevano l’esatta dimensione del “popolo” cui era rivolto il messaggio. Ritenevano, come hanno dichiarato, che si trattasse di un “Signora” dispiaciuta per quanto i suoi figli, quelli naturali, Le avevano procurato. Forse conoscevano altre mamme esasperate per il comportamento dei propri figli. Al “suo popolo” si è rivolta per ben due volte prima di dissolversi nell’azzurro del cielo in quel meraviglioso anfiteatro Chamoux - Gargas - Planeau : “ Fate conoscere a tutto il mio popolo quanto vi ho detto”. Due volte, lentamente, quasi volesse restare ancora per ripetere “figli miei”, “mio popolo”.

 

C’è da aprire il cuore alla speranza. Siamo “il suo popolo”, nonostante le risposte sbagliate al richiamo del Vangelo. Rimaniamo il “suo popolo” nell’incertezza che ci avvolge, nelle tragedie che ci procuriamo. Siamo “figli suoi”, anche lontani. Ci segue, ci perseguita con la sua premura di madre, con il tormento di saperci stupidamente e ostinatamente infelici. Basterebbe guardarLa solo un momento per rendersi conto che lontani da Lei siamo soli e indifesi.
 

 

Riflessioni: «Se il mio popolo non vuole sottomettersi», di Carmelo Cordiani,  27.03.2003
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