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di Antonio Socci
Teo-con, Teo-dem, Teo
Teocoli, Teo-Bon (nel senso di Teodoro Bontempo)….. Diciamo la
verità: non è che i cattolici si sentano orfani della Dc: lo sono.
Ma il problema è perfino più grave: è la totale loro sparizione
dalla società. Come personalità (intellettuali, giornalisti,
artisti), lo rilevava Ernesto Galli della Loggia in un recente
editoriale. E ancor più come presenza pubblica comunitaria.
Il
movimento cattolico, una ramificata presenza sociale, culturale e
pre-politica, nata nel XIX secolo, è sparito. Eppure nel secondo
dopoguerra aveva espresso il partito, la Dc, che è stato il cardine
della democrazia italiana. Ciò che ha rappresentato la Dc per la
storia italiana aspetta ancora di essere compreso, studiato,
riconosciuto. Ha avuto meriti giganteschi. Poi è stata spazzata via
attorno al 1992.
Oggi i cattolici si trovano nei due schieramenti alquanto a disagio.
Nel centrodestra per noti motivi. L’eventuale leadership di
Gianfranco Fini (che peraltro ritengo di là da venire)
rappresenterebbe lo sfratto definitivo del voto cattolico dal
centrodestra.
C’è una sola cosa peggiore del centrodestra: il centrosinistra. Lì
la cultura dominante è addirittura anticattolica. E lo è
accanitamente. La guerra ideologica alla tradizione cattolica e alla
Chiesa è sotto gli occhi di tutti e questo governo – pur con
prudente furbizia – lo rappresenta chiaramente.
I cattolici già diluiti nella Margherita che confluiranno nel
Partito democratico con l’ex Pci realizzeranno quel “suicidio” in
funzione della Sinistra che fu profetizzato da Gramsci nel 1919.
Quei cattolici che l’aprile 2006 votarono Unione nell’illusione che
rappresentasse almeno una maggiore sensibilità sociale si leggano
l’articolo che riproduco qua sotto (che dedico alle suorine che
sfilarono al G8 di Genova del 2001 a fianco dei “simpatici” noglobal).
Sembra che non si abbia neanche la consapevolezza della gravità
della situazione. La leadership dei vescovi italiani di Camillo
Ruini è alla fine e il suo venir meno sarà il momento della verità.
Non è qui il caso di fare un bilancio di tale leadership. Voglio
solo segnalare che stiamo per voltare pagina e questo dovrebbe
costringere tutti ad interrogarsi. Nel deserto di presenza del mondo
cattolico, o meglio dei movimenti organizzati, qua e là spuntano
voci – come Radio Maria – o piccoli gruppi di preghiera che forse
rappresentano i segni di una futura rinascita.
Ma a giudicare con occhi soltanto umani e storici c’è poco da
sperare. Si può solo mettere tutto (il nostro Paese, la Chiesa
italiana, i nostri figli) nelle mani di Maria. Che ci aiuti lei…
I “BUONI” AL POTERE FANNO LA GUERRA AI POVERI
di
Antonio Socci
Che figuraccia quella del governo italiano a Davos ! “Il ministro
dell’Economia, Tommaso Padoa Schioppa” c’informava ieri la
Repubblica (in un remoto articoletto nelle pagine economiche)
“confessa tutto il suo ‘imbarazzo’ per i pochi fondi che il Paese
assegna al Sud del pianeta in percentuale del pil: appena lo 0,12
%…”.
Già questo svela un’altra bugia elettorale (dopo quella sull’aumento
delle tasse). Infatti nel voluminoso programma dell’Unione, con cui
hanno vinto le elezioni di aprile, si attaccava il centrodestra
perché dedicava alla Cooperazione allo sviluppo solo lo 0,1 % del
Pil. E il centrosinistra arrivato al potere cosa fa? Resta
inchiodato a quel deprecato 0,1 %. Ben lungi dall’utopistico 0,7 %
del pil che sta scritto nel loro programma (“dobbiamo dunque
armonizzare le nostre risorse… per raggiungere progressivamente
l'obiettivo dello 0,7% del Pil”). E lontano anche dallo 0,3 %
prescritto dalla direttiva europea.
“Ma soprattutto” scrive Repubblica “Padoa Schioppa (a Davos) rende
pubblica la sua personale ‘sofferenza’ perché dalla Finanziaria sono
sparite le risorse da destinare al Global Fund contro l’Aids, col
risultato che l’Italia è l’unico moroso all’interno del G8, i Paesi
più industrializzati”.
Questa figuraccia da Paese pitocco, che non rispetta gli impegni (su
materie gravi), è uno scandalo politico. Oltretutto il governo
italiano, negando l’aiuto ai più disperati del mondo tramite il
Global Fund (non sono stati versati i 130 milioni di euro dovuti per
il 2006 e non saranno versati i 130 del 2007) provoca un disastroso
effetto a catena perché – secondo le clausole – adesso anche gli
Stati Uniti potrebbero ritirarsi. Pare che 3 milioni di malati così
perdano la possibilità di curarsi.
Il governo dei “buoni” si è mostrato sordo agli appelli. E se ne
infischia pure dell’appello del Papa che proprio all’Angelus di
domenica scorsa ha incitato a un’azione più incisiva per fermare
l’Aids (milioni di ammalati, 8 mila morti al giorno, 1 nuovo
contagiato ogni 8 secondi).
C’è un curioso paradosso. Questo Fondo mondiale fu istituito al
famoso G8 di Genova del 2001. Ricordate quel turbinoso vertice? Fu
guidato dal premier italiano Berlusconi. Il nostro governo fu quello
che spinse di più per istituire questo Fondo per combattere Aids,
malaria e tubercolosi, anche per dimostrare ai noglobal che si
tentava di governare i problemi del pianeta aiutando il Sud del
mondo. Infatti Genova in quelle ore era messa a fuoco dai “noglobal”
che accusavano gli statisti del G8 di ogni nefandezza. Il vertice –
secondo la vulgata di allora – riuniva i “Cattivi”, mentre fuori
protestavano i “Buoni”, quelli che avevano a cuore i dannati della
Terra.
Ebbene, dall’aprile 2006 la Sinistra “buona” e noglobal è tornata al
potere in Italia e cosa è accaduto? E’ accaduto che da due anni il
nostro Paese non manda più un euro per curare quei disperati. E dire
che il 21 dicembre il governo aveva accettato un Ordine del giorno
della Camera in cui si riconfermava di voler rispettare l’impegno
internazionale sul Fondo globale contro l’Aids. Parole al vento,
allegramente snobbate.
Valdo Spini, pur essendo dell’Ulivo, riconosce che è “scandaloso”. E
aggiunge: “da un governo di centrosinistra, mantenere gli impegni
umanitari è il minimo che ci si possa aspettare”. Invece nulla. Era
il governo di centrodestra che prendeva quegli impegni e li
rispettava. Il viceministro degli Esteri Patrizia Settimelli, di
Rifondazione comunista, involontariamente fa un monumento al governo
Berlusconi, proprio quello del G8 di Genova, perché invita il
governo Prodi a ripensarci “garantendo all’Italia quel seggio che si
è conquistata nel 2001 con il primo contributo per la lotta
all’Aids”.
E’ un paradossale rovesciamento politico. I “Cattivi” si dimostrano
buoni e i “Buoni” cinici. Con qualche lacrima di coccodrillo. Padoa
Schioppa – come si è visto – a Davos ha dichiarato il suo
“imbarazzo” e la sua “sofferenza”. Col cuore in mano gemeva: “mi
sono trovato in conflitto con le mie convinzioni”, ma “dovevo fare
delle scelte e quelle non erano delle priorità”.
Che milioni e milioni di vite umane sull’orlo dell’abisso non siano
“una priorità” già stupisce, ma la Sinistra dovrebbe spiegare ai
suoi elettori (sempre fanaticamente pacifisti) perché mai – al
contrario – il governo ritiene “una priorità” aumentare gli
stanziamenti per le armi. Perché così ha deciso questa Finanziaria.
Il capogruppo del Pdci alla Commissione Difesa della Camera,
Galante, ha testualmente dichiarato: “nessuno sciagurato taglio è
stato effettuato dal presente governo al bilancio per la Difesa, che
è stato invece portato da 19,9 miliardi dell’anno precedente a 21,1
miliardi, pari ad un incremento del 5,69 per cento”.
Infatti il ministro della Difesa Parisi ha comunicato che “la
percentuale del pil dedicata alla Funzione Difesa è passata dallo
0,84 per cento del 2006 allo 0,96 per cento del 2007”. In tempi di
tagli drastici, nei quali perfino milioni di morenti di Aids “non
sono una priorità”, questa mi sembra davvero una scelta
politicamente significativa: da governo pacifista.
Anche perché nel famoso Programma dell’Unione si criticava proprio
la tendenza dei Paesi sviluppati a spostare miliardi “sulla
sicurezza e l'emergenza” togliendo alla Cooperazione allo sviluppo
“quote enormi di risorse”. E al popolo di Sinistra – sempre pronto a
bere tutto – in quel Programma si giurava solennemente: “L'Unione si
impegna, nell'ambito della cooperazione europea, a sostenere una
politica che consenta la riduzione delle spese per armamenti”.
Hanno fatto subito l’esatto contrario. E alcune scelte particolari
sono ancora più sconcertanti: il Fondo per lo sminamento umanitario
è stato dimezzato rispetto ad alcuni anni fa, mentre per
investimenti come il caccia Eurofighter sono stati stanziati 520
milioni di euro per il biennio 2007-2008 e 310 milioni per gli anni
successivi. Ci sono altri progetti analoghi. Ma quello che più
colpisce riguarda la produzione dei nuovi aerei caccia F35 che – ha
rivelato il ministro Parisi – sono in grado di portare testate
nucleari. A quanto pare questi “bombardieri da guerra aerea
costeranno ai cittadini italiani da 150 a 250 milioni di euro l’uno
per un totale da 20 a 30 miliardi di euro: è prevista l’ordinazione
di 131 velivoli!”.
E’ una follia far pagare le medicine ai cittadini e buttare i
miliardi così. Dove sono i pacifisti? Il Pdci di Galante e Diliberto,
Rifondazione comunista e i Verdi, protestano, ma non per questo,
bensì contro l’allargamento della base americana di Vicenza che non
minaccia la pace (sono appartamenti civili), non costa una lira a
noi (paga il governo Usa) e porta lavoro e ricchezza. C’è un altro
paradosso. Leggo sul Manifesto del 7 ottobre: “I tecnici del
ministero della Difesa hanno spiegato che il governo Berlusconi
aveva ridotto decisamente gli investimenti sulle milizie. Se
l’ultima Finanziaria (2001) del governo di centrosinistra assegnava
al bilancio del ministero l’ 1,45 per cento del pil, i tagli
dell’implacabile Giulio Tremonti avevano ridotto questa spesa allo
0,85 per cento”.
Capito? Il governo più pacifista era quello di centrodestra. L’altroieri
Berlusconi si è definito “un premier di sinistra” e scherzava. Ma di
certo con Prodi (che sulla questione, secondo il Manifesto, si è
“impegnato” personalmente) tornano, fra i tanti sprechi, pure le
grandi spese militari, perfino per aerei da guerra nucleare. E al
diavolo il Terzo Mondo e i malati di Aids. Gli italiani sono stati
presi per il collo (dalle tasse), ma il “popolo di sinistra” è stato
preso anche per il fondoschiena.
Da “Libero” del 28 gennaio 2007
DAL 22 NOVEMBRE IN
TUTTE LE LIBRERIE IL NUOVO LIBRO DI ANTONIO SOCCI
Il 13 maggio del 2000 il Vaticano rivela al mondo, con una
ufficialità senza precedenti nella storia della Chiesa, il Terzo
segreto di Fatima: la visione di un 'vescovo vestito di bianco' che
sale in mezzo ai cadaveri verso una croce, dove viene ucciso da
alcuni soldati. Subito collegato all'attentato del 13 maggio 1981,
l'annuncio tanto atteso delude molti. Possibile che un messaggio
tenuto nascosto così a lungo, e con tanta cura, si riferisca a un
evento già accaduto? Perché allora aspettare quasi altri vent'anni
prima di comunicarne il contenuto? Chi è realmente il vescovo
vestito di bianco? Perché quel lungo silenzio e quell'isolamento
imposti a suor Lucia dal 1960? E come si spiegano certe sue parole?
C'è un Papa martire nel futuro prossimo della Chiesa? Perché tanti
particolari della ricostruzione ufficiale sono stati contestati?
Pian piano le domande imbarazzanti cominciano ad accumularsi e molti
indizi delineano un altro quadro, un'altra scottante verità: forse
una parte del messaggio della Madonna non è mai stata pubblicata
perché troppo sconvolgente. E' la parte che inizia con una famosa
frase della Santa Vergine che suor Lucia ha lasciato in sospeso. In
questo libro si tenta di ricostruire queli possono essere i
contenuti di questo discorso della Madre di Dio che tanto ha
sconvolto chi lo ha letto e che rimane tuttora segreto.
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