Politica

La politica dov’è?

Il Paese è in una situazione difficile. Politicamente difficile. Sia per il governo sia per l’opposizione. Le differenze con la legislatura passata. E poi, i girotondi, Moretti, la crisi della leadership a sinistra… Parla il direttore de Il Fogliol

di Paolo Biondi


In ogni zuffa c’è lo zampino suo. In tv spande cerchi di fumo del suo sigaro per cercare di fare luce in un dibattito politico arroventato. Col suo Foglio non risparmia bordate al governo, lui ex Ministro per i Rapporti col Parlamento del Primo Berlusconi. Poi, però, esorta l’esecutivo a salire sulle barricate dell’articolo 18, invocando il più vecchio dei refrain di Berlusconi, quello dell’uomo “del fare”. Giuliano Ferrara è uomo delle mille contraddizioni nel difficile momento che stiamo attraversando: uno dei primi sostenitori della necessità che maggioranza e opposizione si legittimino a vicenda (fu uno dei più strenui difensori della Bicamerale dalemiana) è anche pronto a mettere l’elmetto di tutte le battaglie.


Siamo stati a trovare Ferrara nella nuova redazione del Foglio a Roma, dall’altra parte del Tevere, quella da cui si guarda ai palazzi della politica con un certo distacco, qualche giorno prima dell’assassinio di Marco Biagi e di tutto quello che ne è seguito. Ma le sue riflessioni ci sembrano aumentare di peso dopo che le pistolettate assassine bolognesi hanno acuito contrasti e approfondito fossati.


Guerre di satira e girotondi, guerra fra parti sociali e battaglie parlamentari... è impossibile una convivenza civile, in questo nostro Paese?
La beffa Benigni ha dimostrato che questo Paese è molto più unito di quanto si creda: intorno alle cose che non contano c’è una specie di grande alleanza generale nel segno del luogo comune. Invece il Paese si divide sugli interessi. Il problema fondamentale è che la politica dovrebbe mediare gli interessi e comporli attraverso il negoziato. Al contrario dopo le elezioni del 13 maggio 2001 è stato sospeso il negoziato. Lo shock è stato così forte che la politica si è completamente ritirata. Noi oggi assistiamo a due forme di antipolitica: la società civile è con Berlusconi al governo (nel senso che Berlusconi è l’anomalia che sappiamo, l’imprenditore in patente conflitto di interessi, è un partito costruito a partire da un’azienda, c’è la partecipazione importante al governo della Lega che è una tribù sociale e non un partito politico vero e proprio... tutto rientra nell’antipolitica) e a sinistra si è passati dal governo direttamente al girotondo senza transitare per l’opposizione. Questa è una situazione difficile per il Paese, sia per il governo sia per l’opposizione. Quando non c’è reciproca legittimazione, quando in un Paese viene portato tutto sulle regole del gioco, tutto sulla metodologia, è debole l’opposizione, ma è debole anche il governo.


Parla di questa legislatura, ma anche nella passata non si è mai costruito un dialogo vero fra governo e opposizione...
No, no, no... nella precedente legislatura non è andata così. Vinse la sinistra e la coalizione di centrodestra arrivò addirittura a varare con la coalizione vincente la Bicamerale...


... che però fallì.
Fallì, però era un Paese che aveva dei negoziati che poi fallivano. Berlusconi votò D’Alema presidente della Bicamerale per rifare la Costituzione. Ci furono anche allora estremismi... tutto quello che vogliamo, ma la legislatura fu segnata da tutti e due. Finché Prodi ha governato, seppure con l’appoggio di Rifondazione, con una sua maggioranza autonoma l’opposizione politica è stata di tono alto, ma sostanzialmente un’opposizione istituzionale. Anche loro hanno fatto le scene, hanno abbandonato l’aula, hanno denunciato il ricorso alle deleghe come un fatto di non democrazia... qualche elemento di turbativa c’era stato anche allora, ma contemporaneamente c’era stata la riforma della Costituzione. Quando poi ci fu l’operazione Cossiga-D’Alema e D’Alema diventò presidente del Consiglio con i voti dei parlamentari “rubati” all’opposizione, dopo la famosa transumanza, Berlusconi ha iniziato la galoppata verso il governo.


È dunque solo casuale che nella scorsa legislatura non si sia giunti a nessuna conclusione unitaria, sulla Bicamerale, e che si sia giunti a riformare l’articolo quinto della Costituzione a maggioranza?
No, non è casuale. Però io constato che la scorsa legislatura è stata una legislatura politica. Mi ricordo i complimenti di Berlusconi a Ciampi per l’euro che pubblicai su Panorama nel 1997. D’altra parte ci fu anche l’elezione del presidente della Repubblica all’unanimità, ce ne vogliamo dimenticare? Insomma, era una legislatura normale, con toni alti da parte dell’opposizione, ma era una legislatura normale. Invece adesso no.


Perché?
Perché da un lato Berlusconi al governo pone molti problemi, ha molte anomalie: un conflitto con i magistrati che si accaniscono su di lui, dei problemi legati alla proprietà delle imprese televisive, eccetera. Dall’altra parte c’è però un’incapacità della sinistra di darsi un assetto tonico, capace di costituire un’alternativa di governo. Allora, quando c’è una crisi di leadership, una componente interna che grida più forte ed esplode il sedimento di dieci anni di demagogia giustizialista, succede alla fine quello che vediamo: finisce tutto in girotondo, in grida, in abbandoni dell’aula... L’unico atto politico da parte dell’opposizione è stato fino adesso indicare due consiglieri di amministrazione della Rai.


Vicenda che è già in crisi.
Appunto. Il Paese è in preda all’ululato, allo spirito tribale. È una situazione molto pericolosa di cui è responsabile in primo luogo, secondo me, la sinistra, che non accetta di essere allontanata dal potere, non è in grado di accettare la sconfitta. Se D’Alema fosse in sella, se fosse il vero leader di questa coalizione, avesse sufficiente potere di orientamento e di indirizzo, farebbe politica, cioè direbbe delle cose dure, incalzerebbe il governo, cercherebbe di fregarlo, ma sul terreno della politica, alternando lotta e negoziato, facendo le cose normali che si fanno in un Paese in cui le istituzioni sono di tutti. Invece, con la scusa del conflitto di interessi, prendendo spunto da atti fortemente unilaterali e autodifensivi da parte del governo, come ad esempio la legge sulle rogatorie o il conflitto con i magistrati dell’accusa di Milano, hanno dispiegato una battaglia generale di delegittimazione. Finché non ci sarà un capo dell’opposizione capace di dialogare con il capo del governo, la situazione non potrà cambiare. Purtroppo è tutto nelle mani della sinistra. Secondo me Berlusconi dovrebbe fare dei gesti che aiutino la formazione di un’opposizione intelligente e ragionata, perché a lui conviene avere una sponda nell’opposizione e non un comitato di agitazione permanente. Però non lo vedo fare ciò.


C’è chi invoca una nuova Bicamerale. Che ne pensa?
No, non ne esistono le condizioni. Qui basterebbe un minimo di dialogo parlamentare, mi pare che non ci siano le condizioni per cose di questo genere.


La società civile ha margini di intervento?
La vera società civile, quella dei pensionati, quella della piccola e media imprenditoria, quella del mondo della produzione, è al governo con Berlusconi che è uomo della società civile, portatore quindi anche di conflitto di interessi. I politici professionali e una sinistra molto rancorosa si scatenano nei Palavobis e nei girotondi, ma quella è società civile per modo di dire, è un pezzo di società che si riconosce nell’opposizione. Ma lo schema società civile contro mondo del potere è risibile.

Il Palavobis non è stato certo fatto dai politici professionali.
Al Palavobis c’erano la Camera del Lavoro di Milano e Rifondazione, la base è quella. I professori, Micromega, la sinistra delegittimante sono la copertura politica e i portavoce di una cosa che si conosce benissimo: il massimalismo di sinistra e la protesta per la protesta, senza sbocco, senza vita.

Moretti da una parte e Ferrara dall’altra non ci fanno gridare: ridateci i politici veri?
Non so. Io faccio il mio giornale e le mie beffe. Moretti è in politica. Ho convocato una sola manifestazione, di cui sono molto fiero, per ricordare l’11 settembre: non faccio girotondi, io. Non siamo sulla stessa posizione.

Uno da una parte e uno dall’altra...
... non siamo sulla stessa posizione nemmeno per via analogica.

Se manca una politica in grado di rappresentare la società civile, che fare?
Niente, assolutamente niente. Quello che si fa è completamente inutile. Bisogna cercare di capire invece di piangere e indignarsi. Bisogna cercare di capire come vanno le cose e speriamo che riprenda un normale negoziato politico tra opposizione e governo. Alla fine riprenderà perché si stancheranno.

di Paolo Biondi, Tracce Aprile 2002

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