POLITICA


Il vizietto del direttorio 

di Giulio Andreotti

In margine ad un convegno triangolare tra tedeschi, francesi e inglesi

 

Le reazioni polemiche che si sono avute in questi giorni per l'annuncio di un convegno triangolare tra tedeschi, francesi e inglesi sono un po' diverse dal mugugno che hanno sempre suscitato da noi iniziative del genere, a partire dalle occhiatine diplomatiche Parigi - Bonn che provocarono un momento di freddo anche nelle eccellenti relazioni personali tra De Gasperi e Adenauer.

Devo però premettere la contraddizione tra un richiamo alla collegialità quando separatisti sono gli altri; e sentirci invece lieti e promossi se nei sottogruppi ci siamo anche noi. A cominciare dal G7 o G8 che sia, che ha la pretesa di guidare il mondo senza l'apporto di tutta l'Africa, dell'America Latina, della Cina e dell'India (per non contare gli altri). Nel passato i «circoli minori» - uso l'espressione vaticana per le sottoriunioni nei Concili e nei Sinodi - costituirono a lungo un motivo e spesso un pretesto di separatismo. Erano, ad esempio, le quattro Potenze che gestivano l'Amministrazione di Berlino Ovest che si riunivano e si consultavano per argomenti del tutto estranei.

L'abuso più macroscopico di questa insegna avvenne a Portorico nel 1976 quando i quattro, preoccupati del possibile appoggio comunista ad un nostro governo (linea Moro), concordarono una pubblica diffida all'Italia perché non «cambiasse linea politica». Avevano capito poco quel che stava accadendo da noi, in un momento difficilissimo; e dovettero riconoscere, pochissimo tempo dopo, di avere sbagliato tutto. Tornando alla Triplice di oggi, non voglio associarmi al coro dei protestanti che mi sembra troppo agitato.

Ma si tratta di un errore particolarmente grave, per due motivi basilari. Intanto le «parrocchiette» vanno contro lo sforzo che gli Stati Uniti hanno messo in atto per raggiungere una intesa antiterrorismo anche con Paesi con i quali non hanno rapporti particolarmente buoni, a cominciare dalla Cina e dalla Russia. Ma c'è di più. Forse anche con qualche forzatura interpretativa, i Paesi Nato hanno deliberato di affiancarsi come tali agli Stati Uniti vittime di un attacco, che è diverso da quello sovietico che si temeva e per cui la Nato ebbe vita. I modi concreti deve oggi stabilirli l'Alleanza stessa; e se possono concepirsi scambi di vedute tra gli Stati Maggiori dei Paesi più coinvolti è improprio e sbagliato mettere in piedi un tavolo politico-diplomatico separato.

Sono risvegli di un particolarismo che ha provocato più volte in passato conseguenze molto gravi. Ricordo la vicenda del Libano quando le presenze americane ed europee erano tutte scoordinate. I francesi bombardarono senza alcuna intesa previa; gli americani pagarono un prezzo altissimo alla furia assassina dei terroristi; e alla fine tutti se ne tornarono in silenzio a casa, senza aver risolto la crisi. Del resto nella crociata contro Bin Laden la prima a partire - con un mandato internazionale di cattura - è stata la Libia con sei anni di anticipo.

Forse se fosse stata presa sul serio la denuncia, la ragnatela di questo demonio non avrebbe potuto portare avanti l'orrenda falcidia dell'11 settembre. Talvolta un Paese non classificato tra i «Grandi» o tra gli «amici» può aiutare a veder chiaro. Comunque tutti insieme, almeno nelle Alleanze, si è sicuramente più forti. Senza far qui menzione degli obblighi nell'Unione Europea, che a Maastricht decise che la politica estera e quella di sicurezza devono essere comuni. E' un terzo motivo per giudicare sbagliata la triangolazione.

 

Giulio Andreotti
Il Giorno, 19.10.01