Gli errori (pacifisti) dell’Onu |
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di
Albacete Lorenzo Il pacifismo vaticano è stato intenso ma, dopo i fatti conseguenti alla liberazione dell’Irak, quando è apparso l’entusiasmo di un popolo liberato, ha ceduto il passo al realismo tradizionale. In una dichiarazione poco notata, il Cardinale Sodano aveva dichiarato che la Chiesa riconosce le competenze degli Stati nelle sfere morali ad esse attinenti. La Santa Sede può condannare la posizioni teoriche degli Stati, lo ha fatto con il liberalismo, con il fascismo, con il nazismo e con il comunismo, ma non ha mai contestato la legittimità istituzionale delle decisioni da essi prese circa la pace e la guerra, non è mai intervenuta al riguardo nelle scelte degli Stati. Anche i drammatici incidenti congolesi, che sono costati mille morti, hanno fatto pensare alle altre guerre, tra cui quelle che insanguinano l’Africa, e che sono il risultato della impotenza delle Nazioni Unite ad affrontare i problemi dell’Africa subsahariana. Nella cronaca nera della Nazioni Unite sta l’ordine di Kofi Hannan al generale Albert, comandante delle forze Onu in Rwanda, di non intervenire quando iniziò il massacro della etnia tutsi ad opera dell’etnia hutu. Qui il bilancio di sangue fu molto più grave, ottocentomila morti. Da quel conflitto è nata la guerra per la spartizione del Congo ex belga da parte degli Stati vicini, in contrapposte coalizioni. Non vi è soluzione a quel conflitto, non è prevista alcuna mediazione delle Nazioni Unite, la guerra di successione del Congo è diventata una spartizione di fatto tra le varie coalizioni. La Gaudium et Spes afferma che la guerra va considerata in un modo nuovo, ma lo fa nell’ipotesi dell’esistenza di un’organizzazione internazionale in grado di controllare i conflitti. Ora sappiamo, proprio dall’Africa, che quest’organizzazione non esiste più. Le Nazioni Unite non hanno più la forza di imporre la pace, non esiste quindi una legalità armata sopranazionale. In concreto l’unico potere militare di intervento nei conflitti che dividono il mondo sono gli Stati Uniti. Gli Stati europei hanno scelto di non essere potenze militari operanti su scacchiere mondiali. Ciò ha radici nella storia europea del Novecento e nell’infinito massacro che essa è stata, ma ciò toglie all’Europa la capacità di essere la forza di garanzia della legalità internazionale. Il suo più drammatico fallimento è stato l’intervento nella post Jugoslavia, gestita nel quadro delle Nazioni Unite. Proprio per essere legata alle Nazioni Unite, la forza di interposizione non potè in alcun modo fermare le stragi anche quando esse si verificavano sotto i suoi occhi. Il caso più grave è quello di Sebrenica, dove settemila musulmani furono separati dalle donne e dai bambini, per essere consegnati, proprio dalle forze dell’Onu di nazionalità olandese, al generale Radic, comandante delle forze della Repubblica Serba che li fece ammazzare tutti. Se fu possibile l’accordo di Dayton, fu per intervento americano. Si può discutere se l’intervento in Kossovo abbia raggiunto i propri effetti o se esso abbia creato un conflitto maggiore espropriando con violenza i serbi dalle terre del Kossovo che abitavano: in ogni caso il salvataggio degli albanesi da Milosevich fu opera della Nato, cioè degli americani, e non delle Nazioni Unite. Deve un cattolico desiderare che gli Stati Uniti si chiudano nell’isolazionismo o che intervengano nei casi estremi come era il caso irakeno? Questo è il modo in cui si pone il problema dell’ordine internazionale. Il presidente Bush lo ha già risolto: ed il pacifismo, che non a caso ha per simbolo un arcobaleno teosofico, adottato anche da un movimento omosessuale falsificando l’arcobaleno biblico, si è rivelato falso e impotente. Che cosa hanno vegliato le Sentinelle del mattino? |
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Pace: «Gli errori (pacifisti) dell’Onu», Gianni Baget Bozzo, Tempi, Numero: 16 - 17 Aprile 2003 |