Pace

«In God we trust»
 Uno sguardo Profondo
 

 
di Daniele Cirioli,
 

«In God we trust»: confidiamo in Dio! Non c'è, probabilmente, espressione più eloquente che si possa usare per manifestare la vocazione etica di un popolo. In God we trust è stampata su ogni banconota in circolazione negli Stati Uniti, sui dollari del potere finanziario mondiale, a sigillo della scelta di una nazione che vota alla coscienza morale l'agire quotidiano.

    Fare delle scelte costa fatica; sacrificio impone il rispetto delle responsabilità che ne derivano e che, prima o poi, il corso degli eventi metterà alla prova. Anche quella di confidare in Dio è una scelta che non tollera scivolamenti programmati ed esige costanza, soprattutto nei momenti più difficili. Ecco che allora, oggi, In God we trust suona da ammonimento. Di un silenzio assordante per l'America, per l'0nu, per tutte le nazioni. Un grido che passa, silenziosamente, di mano in mano, di nazione in nazione, di popolo in popolo. Avverte che c'è un'altra via su cui discutere e risolvere le questioni, tutte le dispute senza esclusione alcuna, anche quella più complessa come ci mostra l'insorgenza di un nuovo conflitto e l'incubo del terrorismo internazionale. Chi si dichiara di confidare in Dio ha valicato se stesso e lascia gravitare la sua mente (non solo il cuore) attorno alla verità e alla giustizia, tranvieri alla libertà. E valicare se stessi significa passare oltre i propri diritti per prendere coscienza, alla luce della verità e della giustizia, dei propri doveri verso gli altri. Non è rimprovero, ma grido di speranza.
 

 

Pace: «In God we trust. Uno sguardo Profondo»,  di Daniele Cirioli, Avvenire 16.2.2003
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