Ambiente: |
Ogm, La scienza contro l’ideologia |
|
|
di Morandini Piero
Ricercatore di Biologia dell’Università di Milano, docente di Biotecnologie Agrarie La tolleranza verso gli Ogm è possibile ed auspicabile. «La coesistenza tra agricoltura convenzionale, transgenica e biologica è non solo possibile, ma addirittura auspicabile al fine di fornire al consumatore cibo sicuro e di qualità, a prezzi accessibili». Ad affermarlo sono le maggiori società scientifiche italiane nel campo della biologia, della biotecnologia e della genetica, (Siga, Abcd, Agi, Sibbm, Sifv, Simgbm, Sip, Fisv, Sipav, Aspa, Soi, Siv e Sirfi), che si sono rivolte con un appello al ministro Alemanno e al parlamento italiano che si apprestano a decidere in materia di coesistenza tra colture tradizionali, transgeniche e biologiche.«La Ue ha recentemente emanato “Linee Guida per la Coesistenza” che aspettano di essere recepite dal nostro parlamento» dice la professoressa Sari Gorla, ex presidente della Società Italiana di Genetica Agraria e portavoce delle associazioni scientifiche che hanno aderito all’appello contro la scriteriata politica anti-Ogm sin qui attuata dall’Italia. «La tolleranza zero sarà appetibile dal punto di vista politico, ma non è scientificamente concepibile né praticamente attuabile. Ogni analisi che cerchi di determinare la purezza assoluta di una semente comporta la distruzione dell’intero lotto. Non è sensato imporre dei limiti che non possono essere misurati o rispettati». Gli scienziati chiedono inoltre come mai in tutta la Ue, Italia compresa, si ammetta «la contaminazione fino al 2% di partite di semi commestibili con varietà tossiche per il consumo umano (come ad esempio la colza ad alto acido erucico, velenosa se consumata tal quale), mentre si invocano livelli più bassi di 10 o 100 volte per varietà non solo altrettanto sicure quanto quelle convenzionali, ma addirittura più sane, come il mais Bt. Le coltivazioni transgeniche non rappresentano inoltre alcun pericolo per la nostra agricoltura ed in particolare per i prodotti Dop». Sari-Gorla porta qualche esempio. «Prodotti come il parmigiano o il prosciutto di Parma non sono infatti acquistati dai consumatori per l’immagine fittizia Ogm-free, ma perché sono buoni. Una mucca italiana allevata con soia e mais transgenico (come già accade perché importiamo ogni anno oltre 5 milioni di tonnellate tra soia, mais e prodotti derivati) continuerà ad essere impiegata nella produzione di formaggi tipici anche quando la soia o il mais siano coltivati in Italia piuttosto che in Argentina o in Canada. Non esiste alcuna evidenza scientifica che contrapponga le biotecnologie ai prodotti tipici, mentre al contrario ci sono fatti che testimoniano che si potrebbero salvare varietà tipiche a rischio di estinzione proprio attraverso l’uso delle biotecnologie. Misure come la tolleranza zero sulle sementi o l’imposizione di soglie irrealistiche sui raccolti che hanno apparentemente lo scopo di “proteggere” il consumatore dai prodotti transgenici approvati e quindi ritenuti sicuri, sono inutili e dispendiose. Non sarà il ministero o la grande distribuzione a pagare per i costi aggiuntivi, ma i consumatori. E l’opposizione ideologica alle varietà transgeniche oggi in commercio (varietà ritenute sane sulla base di un’ampia documentazione scientifica e accettata dalle competenti commissioni della Ue), avrà come ulteriore conseguenza il soffocamento della ricerca italiana in questo settore». |
|
Ambiente: «Ogm, La scienza contro l’ideologia», di Morandini Piero, Tempi, Numero: 18 - 29 Aprile 2004 |