Se Dio mi mette
uno vicino, devo trattare con lui:
questa è la regola della prossimità.
Soltanto che chi ci è più vicino è anche
più difficile che sia guardato con questo occhio [con carità], anche
operativamente.
Perchè?
O perchè ci sono fattori di attrattiva umana tali che soverchiano il
richiamo all'ideale (l'affettività o l'interesse, per esempio) oppure,
vivendo vicino, ci sono tali e tanti esempi di limiti dell'altro che
diventa veramente difficile sopportarlo.
Ecco allora il vantaggio di una vicinanza
creata non perchè c'è attrattiva, non
perchè c'è un interesse: una vicinanza di persone che si accetta proprio
come una scuola, una scuola per amare l'altro, per imparare ad amare
l'altro, per imparare a vivere una
compagnia che ci faccia camminare verso il destino,
così che, imparando lì, si torni anche là dove c'è l'attrattiva naturale
prevalente (come la famiglia!) o l'antipatia, la seccatura permanente
(come la famiglia!) e si impari a guardare all'altro in un modo diverso,
attraversando la simpatia e attraversando l'antipatia. , poi, l'esito è
che il primo luogo dove uno veramente vive questa carità è la famiglia,
è sua moglie o suo marito.
Così che, poi, l'esito è che il primo luogo dove uno veramente vive
questa carità è la sua famiglia, è sua moglie o suo marito
della vita |