Mio Signore e Mio Dio |
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di Vincenzo La Gamba Il brano evangelico odierno è frutto del miracolo dei miracoli: la Risurrezione di Gesù Cristo, che si presenta ai Suoi discepoli per rincuorarli. Ma perché vi domandate? Semplicemente perché i suoi discepoli erano ancora increduli che un simile miracolo potesse avvenire. La Risurrezione era a loro inspiegabile. Al limite Gesù é andato in qualche posto. É voluto scomparire. Ma Risorto? Neanche a parlarne.. Degli Apostoli, Tommaso é quello che aveva più dubbi dei suoi colleghi. Forse voleva fare lo scaltro o si sentiva più intelligente degli altri. Noi siamo i tanti Tommaso che per credere dobbiamo vedere e toccare. Ci rincuora il fatto che Cristo capisce il desiderio dubbioso di Tommaso, la sua voglia e la sua fatica di credere. Allora è lui stesso che si fa avanti, si propone, tende ancora le mani. E così fa anche con noi Gesù, emozionandoci, ci viene incontro. Alla fine ci arrendiamo a Lui. Anche Tommaso si arrende. E non è scritto che abbia toccato il corpo del Risorto. Il fatto più rilevante é quello che Tommaso si arrende non al toccare, ma a Cristo che si fa incontro; si arrende non ai suoi sensi, ma alla pace. La prima parola che da otto giorni accompagna il Risorto e che ora dilaga è: Pace a voi! Non un augurio, non una semplice promessa, ma una affermazione: la pace è una voce silenziosa. Essa non grida, non si impone ma, in verità, si propone, come il Risorto. Bellissima é la professione di fede di Tommaso: "Mio Signore e Mio Dio". In essa è riassunta tutta l'esperienza pasquale. Il Crocifisso è risorto, ma il Risorto non è il Crocifisso? Una Croce senza Pasqua è cieca: una Pasqua senza croce è vuota. Per due volte Tommaso ripete quel piccolo aggettivo "Mio", che cambia tutto, che viene dal Cantico dei Cantici («Il mio amato è per me e io per lui» 6, 3), il che designa ciò che ci fa vivere, la parte migliore di noi, le cose care che fanno la nostra identità e la nostra gioia. "Mio", come lo è il cuore. E, senza, non saremmo. "Mio", come lo è il respiro. E, senza, non vivremmo.. San Tommaso esclama: "Mio Signore e Mio Dio!", come per dire "Perdonami Signore, perchè non credevo Tu fossi il mio Dio! Adesso credo!" Quanto successe a Tommaso oltre due mila anni fa, succede a noi pure oggi, quando si fa o si vuole fare (intenzionalmente) confusione sulla nostra fede. La Risurrezione, per chi non la sappia spiegare agli altri, appartenenti ad altre religioni, si accetta non come dato storico, ma come un atto di fede. Punto e basta. Siamo noi vittime di quella mentalità empirica per la quale è vero solo ciò che si sperimenta al tatto? Siamo noi vittime di quella mentalità per la quale la nostra debolezza ci ostina fino a non voler credere senza convinzioni? Il Vangelo è nato come la notizia della Risurrezione a cui sono state poi aggiunte altre notizie riguardanti la Passione di Gesù, e su quanto accaduto prima. Leggere il Vangelo e capirlo significa lasciarsi coinvolgere in modo da "sconvolgere" la nostra vita. Leggere il Vangelo e non capire il mistero non significa che è la ragione la fonte della nostra esistenza, ma la fede in Dio, che non accetta incredulità anche quando non si "vede" Dio, perchè Egli esiste in noi. Questo è il vero mistero che ci lega a Dio: Lui é in noi, non noi in Lui. Sarebbe bello che lo fossimi tutti!
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La Gamba - Meditazioni:
«Mio Signore e Mio Dio», America
Oggi, New York, 19 Aprile 2009, II DOMENICA DI PASQUA o
della Divina Misericordia (ANNO B) |
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