Meditazioni

Noi amiamo, perché Egli ci ha amato per primo

di Vincenzo La Gamba

Siamo giunti alla seconda metà del periodo quaresimale e non é una coincidenza se oggi il tema Giovanneo é racchiuso in "Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di Lui".

Dio mantiene sempre la Sua offerta di vita e di salvezza, anche a rischio del disprezzo dell' uomo. Dio, infatti, ama l'uomo, ma l' uomo non, parimenti, ama Dio. A Dio, però, non importa se non l' amiamo.

Come é possibile ciò? Perché Dio ci ha amato per primo ed il Suo affetto, manifestato in Cristo, ci ha preceduto.

Così come la risposta viene dopo la domanda, così il nostro amore per Dio é susseguente al fatto di essere stati amati da Lui per primo.

"Noi amiamo, perché Egli ci ha amato per primo", afferma Giovanni (1 GV 4,19).

Dio non può fare a meno di amare, perché "Dio é amore". É un tema ricorrente, quello dell' amore di Dio per l'umanità, da parte di Papa Ratingzer, che ha recentemente scritto l' Enciclica "Deus est caritas" (Dio é amore), mettendo in risalto il fatto che Dio é sempre amore, ma non sempre noi imitiamo il Suo amore.

L’ arma del perdono è la più efficace per amare il prossimo e per sapere perdonare; é necessario amare Dio, se stessi ed il prossimo. Sembrano concetti facili da capire, ma difficili, molto difficili da attuarsi, se non c'é la consapevolezza, dentro di noi, che esiste l' amore di Dio prima del nostro amore verso di Lui.

Le tre odierne Letture concordano nel dimostrarci che la storia del peccato e dell' infedeltà dell' uomo verso Dio é parallelo alla storia del perdono e dell' amore di Dio per l' uomo (Prima Lettura), manifestato nel Suo Figlio (Seconda Lettura), che il Padre ha donato al mondo per la salvezza di quelli che credono in Lui (Vangelo domenicale di Giovanni).

Dio, quindi, offre vita e salvezza all' uomo. D'altro canto l'uomo risponde a Dio o con la fede o con l' incredulità: "Chi crede in Lui, non é condannato; ma chi non crede é già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell' Unigenito Figlio di Dio".  La fede o l' incredulità attuali contengono già un anticipo del giudizio definitivo di Dio: salvezza o condanna.

La fede é il criterio ultimo della vita e della salvezza, come si afferma nella prima parte conclusiva del quarto Vangelo, scritto perché  "crediate che Gesù é il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel Suo nome".

Oggi é di piena attualità la riflessione paolina sull' antitesi carne-spirito, cioè la condotta dell' uomo peccatore e non redento, e il comportamento dell' uomo rinato per Dio attraverso il Suo amore manifestato in Cristo.

Se la parola della Scrittura di questa domenica ci lasciasse indifferenti e freddi come cristiani e credenti, come battezzati e figli amati da Dio, sarebbe suonato per noi il segnale dell' allarme spirituale: avremmo perso del tutto la coscienza religiosa e saremmo incapaci di captare la sorprendente verità-novità: Dio ci ama; Dio ama l'uomo

 

Meditazioni: «Noi amiamo, perché Egli ci ha amato per primo»,  Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York,  Domenica 22 Marzo 2009, IV DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B)

"http://digilander.libero.it/galatro.rc/"
 

Domenica 22 Marzo 2009, III DOMENICA DI QUARESIMA (ANNO B)

Vangelo  Gv 3,14-21
Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi per mezzo di lui.

 Dal Vangelo secondo Giovanni

In quel tempo, Gesù disse a Nicodèmo:
«Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna.
Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito perché chiunque crede in lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna. Dio, infatti, non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è già stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio.
E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno amato più le tenebre che la luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce, e non viene alla luce perché le sue opere non vengano riprovate. Invece chi fa la verità viene verso la luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio».

Click qui per tornare indietro