Meditazioni

MANIFESTAZIONE DELLA DIVINITA’

di Vincenzo La Gamba

La prima domenica di questo nuovo anno è dedicata alla festa dell'Epifania, festa che significa "manifestazione della divinità", così come tradotta dal greco.

Possiamo bene dire che ancora Dio  si "manifesta" a noi, dopo ben 2008 anni dalla Sua nascita, quindi dalla Sua incarnazione. Non è questo un evento straordinario?

Anzi è un bel viaggio spirituale a tappe, che ha delle fermate obbligate.  

Questo per riflettere meglio sul fatto che se noi siamo "manifestazione di Dio" conveniamo che amore, fratellanza, giustizia e liberazione, speranza e solidarietà dovrebbero fare parte del nostro essere.

L'Epifania si ricollega ai nostri ricordi di ragazzini, che credevamo alla Befana, la quale si sostituiva ai tre Re Magi, per portarci cenere o carbone, a seconda del buon comportamento durante l'anno. Due cose che non hanno niente in comune.

L' esaltazione liturgica della festa dell' Epifania non è solamente la festa dei doni, ma è anche la "rivelazione" di Gesù ai tre potenti Re Magi. Naturalmente la stella cometa che li ha diretti alla mangiatoia, dove Gesù è nato, è stata seguita alla lettera, nulla pensando che un "potente" come loro potesse nascere in una stalla, accanto ad un bue ed un asinello, vestito non con indumenti regali, ma con roba semplice.

I Magi o i sapienti rappresentano un "tipo ideologico" nella schema biblico, cioè nella successione dell'offerta di salvezza da parte di Dio e dell'accettazione o del rifiuto da parte dell' uomo.

Come ha poi spiegato san Leone Magno nel V secolo, la stella di Betlemme significa allo stesso tempo l' illuminazione dei pagani e la cecità degli Israeliti.

La condizione della non appartenenza al popolo ebreo da parte dei Magi contrasta con la loro fede. Infatti la fede dei Magi, come pure quella dei pastori di Betlemme, risalta davanti all' incredulità dello stesso popolo eletto, incluso Erode, i sacerdoti e gli scribi. È una sfida alle tenebre da parte della luce, immagine onnipresente nella liturgia di oggi. Il racconto di Matteo rafforza l'affermazione del prologo di Giovanni che abbiamo letto in questi giorni del Tempo di Natale. La parola di Dio, Gesù Cristo, è la luce che illumina ogni uomo; egli venne al mondo, nella sua casa, fra la sua gente, ma i suoi, nonostante avessero prove esaurienti, non accettarono la luce.

L' inquietudine di tanti uomini e donne che, oggi come ieri, chiedono di Dio o cercano il Suo volto seguendo la via del bene, della verità, della giustizia, della libertà, ricalca fedelmente l'atteggiamento leale dei Magi. I tre potenti cercavano il Re di un popolo e trovarono un "Bambinello" tra le braccia di un'umile donna, che non sapevano fosse Vergine, ed accanto al Padre putativo di nome Giuseppe, un umile falegname.

Ma la fede dei Tre Magi superò l' ostacolo, adorandoLo prima e offrendoGli successivamente i loro doni: l'incenso come Dio, la mirra come Uomo e l’oro come Re.

Quale risposta daremmo agli uomini che oggi chiedono di Dio e di Gesù alla nostra comunità, come i Magi chiesero ad Erode?  La risposta,  sta racchiusa nella riflessione di Mahatma Gandhi, il grande pacifista indiano, che disse: "I popoli occidentali non hanno capito nè testimoniano il Vangelo d'amore predicato da Gesù", come per sottolineare che noi dobbiamo  "manifestare" con la nostra vita un Cristo vivo, ma viviamo, purtroppo nella precarietà di farlo. Una cosa patetica se si considera che nessuna altra religione ha un Dio che si è incarnato per noi.

Se queste constatazioni sono vere, ci dovrebbero ferire.  Allo stesso tempo ci dovrebbero svegliare dal torpore, una volta che il Concilio Vaticano II ha avallato che noi credenti con i nostri atteggiamenti e la nostra condotta di vita nascondiamo, invece di "manifestare" il volto genuino di Dio.

Da questo inizio dell'anno promettiamo a noi stessi che l'Epifania non è solo una semplice ricorrenza liturgica, ma la nostra "manifestazione" di fede verso Colui che si è incarnato per noi.
 

Meditazioni: «MANIFESTAZIONE DELLA DIVINITA’»,  Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica  6 Gennaio  2008 - Festa dell' Epifania (ANNO A)

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Domenica 6 Gennaio 2008

Vangelo Mt 2,1-12
Siamo venuti dall'oriente per adorare il re.
 

 Dal Vangelo secondo Matteo

Nato Gesù a Betlemme di Giudea, al tempo del re Erode, ecco, alcuni Magi vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano: «Dov'è colui che è nato, il re dei Giudei? Abbiamo visto spuntare la sua stella e siamo venuti ad adorarlo». All'udire questo, il re Erode restò turbato e con lui tutta Gerusalemme. Riuniti tutti i capi dei sacerdoti e gli scribi del popolo, si informava da loro sul luogo in cui doveva nascere il Cristo. Gli risposero: «A Betlemme di Giudea, perché così è scritto per mezzo del profeta: E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei davvero l'ultima delle città principali di Giuda: da te infatti uscirà un capo che sarà il pastore del mio popolo, Israele».
Allora Erode, chiamati segretamente i Magi, si fece dire da loro con esattezza il tempo in cui era apparsa la stella e li inviò a Betlemme dicendo: «Andate e informatevi accuratamente sul bambino e, quando l'avrete trovato, fatemelo sapere, perché anch'io venga ad adorarlo».
Udito il re, essi partirono. Ed ecco, la stella, che avevano visto spuntare, li precedeva, finché giunse e si fermò sopra il luogo dove si trovava il bambino. Al vedere la stella, provarono una gioia grandissima. Entrati nella casa, videro il bambino con Maria sua madre, si prostrarono e lo adorarono. Poi aprirono i loro scrigni e gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Avvertiti in sogno di non tornare da Erode, per un'altra strada fecero ritorno al loro paese.

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