Meditazioni

SEPARATO PER ESSERE PIU’ VICINO

di Vincenzo La Gamba

            Mancano due giorni alla festività del Natale 2007.  Matteo racconta – con la sobrietà che lo caratterizza – come avvenne la nascita di Gesù (1,18-24).  L' Evangelista sottolinea così che la storia  che Dio ha incominciato con Abramo ha ora raggiunto il suo obiettivo in Gesù Cristo.

            Ma non dice soltanto questo. Almeno altre due cose sono importanti. La prima é che  nell'intera narrazione dell'infanzia di Matteo, Maria e Giuseppe non dicono una parola. Maria è però presente in tutte le scene dell'infanzia ma non dice una parola e non compie un gesto, come in ombra. Non occupa mai il posto centrale. La sua posizione è accanto al figlio, condividendone la situazione . 

             La nota essenziale del discepolato evangelico, soprattutto quella di Maria, è di essere sempre all'ombra del figlio. Giuseppe agisce ma anche Giuseppe, non dice una parola. È l'obbediente, non il protagonista. La sua grandezza sta tutta, e soltanto, nell'obbedienza al Signore e nell'essere al servizio del bambino e di sua madre.

         Nel Vangelo odierno Matteo narra di: “Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù”. È dunque chiaro che san Matteo vuol dire che Giuseppe non era che il padre adottivo di Gesù.

Ma chi è il vero padre di Gesù? È una domanda che si pone anche Giuseppe nel nostro testo di oggi. E la risposta è assolutamente chiara: è “per opera dello Spirito Santo” che Maria aspetta un bambino.

             Una seconda cosa, che ancor più ci interessa, è che Gesù è chiamato Emmanuele, cioè Dio con noi.

              E Gesù é venuto fra noi in forma umana, il Figlio di Dio vuole che si continui a cercarlo fra gli uomini e che lo si accolga come un uomo. Da quando il Figlio di Dio si è fatto uomo, non è più possibile un'altra ricerca di Dio, perché Dio non soltanto si è fatto uomo, ma è rimasto fra gli uomini.

A questo punto sorge la domanda: se Dio è con noi ed è rimasto fra noi, quali le condizioni per essere suoi discepoli e annunciatori? Può servire a questo scopo la lettura di Paolo che chiama se stesso: «Schiavo di Cristo Gesù, apostolo per vocazione, separato per annunciare il vangelo di Dio» (Rm 1,1-7).?

         Schiavo suggerisce l'appartenenza e l'impegno totale ed esclusivo. Paolo ha un solo padrone, non tanti; ha un solo incarico, non molti. Apostolo è chi non ha un incarico personale da svolgere, né una parola propria da dire, ma un incarico ricevuto e una parola sentita. Separato per il vangelo significa separato dalla logica del mondo, ma non lontano dagli uomini né fuori dal mondo. Separato per essere più vicino, sempre disponibile ad aiutare il mondo.
 

Meditazioni: «SEPARATO PER ESSERE PIU’ VICINO»,  Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica 23 Dicembre 2007 -  Quarta d' Avvento (ANNO A)

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Domenica 23 Dicembre 2007

Vangelo Mt 1,18-24
Gesù nascerà da Maria, sposa di Giuseppe, della stirpe di Davide.

 

 Dal Vangelo secondo Matteo

Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Però, mentre stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa "Dio con noi".
Quando si destò dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.

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