Meditazioni

Il nome di Dio è pace e misericordia

 

di Vincenzo La Gamba

Nella parabola  della pecorella smarrita emerge come sempre un Gesù misericordioso. Ecco perchè emerge nel brano evangelico di oggi un Gesù gioioso, felice, soddisfatto: la pecorella smarrita, tra le cento pecore che pascolava, è stata ritrovata dal suo Pastore.  La porta a spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: “Rallegratevi con me, perchè ho trovato la mia pecora che  era perduta.  Così vi dico. Ci sarà più gioia in cielo per un  peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di  conversione".

Quante  volte, in questi ultimi anni, a partire da quell'11 settembre, abbiamo avuto davanti agli occhi immagini terribili di distruzione e di morte e abbiamo sentito ronzare due parole continuamente associate tra di  loro: terrorismo e fondamentalismo. Non possiamo fare a meno di considerare un'accusa che emerge di continuo quando ci si confronta con  scenari drammatici di guerra e di intolleranza: non sono proprio le religioni ad alimentare questi conflitti e questi odi insanabili? 

Tutti quelli che amano Dio, tutti quelli che hanno a cuore la verità e il buon nome di Dio, non possono che soffrire nel vederlo associato a ciò che è del tutto contrario a Lui. Sì, perché "il nome di Dio è pace e misericordia".

Altrimenti non sarebbe Dio.

Ecco  perché il Vangelo di oggi mette noi cristiani davanti ad una realtà consolante: Dio é il contrario di odio, vendetta e rancore, perché è capace di una misericordia che noi facciamo fatica non solo a  realizzare, ma ad immaginare. Dio si rallegra del nostro ritorno (come la  pecorella smarrita), anche se partendo abbiamo sbattuto la porta. Dio ci fa festa anche se torniamo in uno stato pietoso, del tutto impresentabili. Perché? Perché questo Suo modo di fare spiazza tutti?

Credo che  non ci sia altra risposta che questa: perché Dio ci vuole  bene.

Perché  siamo suoi figli. Non c'è nulla che riesca a trattenere o impedire questo amore. Né la distanza che frapponiamo tra noi e lui, né le stupidaggini che riusciamo a dire e compiere ogni giorno senza nemmeno  accorgercene e neppure la cattiveria che talora attecchisce, in modo  insano, negli abissi del nostro cuore. Ecco. Noi siamo degli esseri  imperfetti, ma Dio non lo é. Questo ci rallegra, dopotutto.

Dio è così! e tutti quelli che gli vogliono bene, sono contenti di questa realtà. Purtroppo come ogni tradizione religiosa sana reca con sé il marchio di autenticità di questo amore di Dio che ci ammanta col suo perdono (non si dimentichi  che anche Allah è chiamato "il Misericordioso"), così ogni tradizione religiosa può essere infettata da una malattia mortale che trasferisce su Dio i bisogni istintivi degli uomini, bisogno di vendetta, di  annientamento dell'avversario, di distruzione di vite innocenti.  

Accogliere  e offrire misericordia: ecco l'unico modo per meritare la "pace e  misericordia di Dio"
 
Meditazioni: «Il nome di Dio è pace e misericordia»,  Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica  16 Settembre 2007 - XXIV.ma Tempo Ordinario

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Domenica 16 settembre 2007
Vangelo Lc 15,1-32 (forma breve: Lc 15,1-10)
Ci sarà gioia in cielo per un peccatore convertito.

Dal Vangelo secondo Luca

[In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano: "Costui riceve i peccatori e mangia con loro". Allora egli disse loro questa parabola: "Chi di voi se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va dietro a quella perduta, finché non la ritrova? Ritrovatala, se la mette in spalla tutto contento, va a casa, chiama gli amici e i vicini dicendo: Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora che era perduta.
Così, vi dico, ci sarà più gioia in cielo per un peccatore convertito, che per novantanove giusti che non hanno bisogno di conversione.
O quale donna, se ha dieci dramme e ne perde una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finché non la ritrova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, dicendo: Rallegratevi con me, perché ho ritrovato la dramma che avevo perduta. Così, vi dico, c'è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte".]
Disse ancora: "Un uomo aveva due figli. Il più giovane disse al padre: Padre, dammi la parte del patrimonio che mi spetta. E il padre divise tra loro le sostanze. Dopo non molti giorni, il figlio più giovane, raccolte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò le sue sostanze vivendo da dissoluto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese venne una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti salariati in casa di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni. Partì e si incamminò verso suo padre. Quando era ancora lontano, il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio.
Ma il padre disse ai servi: Presto, portate qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli l'anello al dito e i calzari ai piedi.
Portate il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò un servo e gli domandò che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: È tornato tuo fratello e il padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo. Egli si indignò, e non voleva entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma lui rispose a suo padre: Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo comando, e tu non mi hai dato mai un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi con le prostitute è tornato, per lui hai ammazzato il vitello grasso. Gli rispose il padre: Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato".

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