ANCHE L’AMORE PIU’ ASSOLUTO E’ POCA COSA RISPETTO ALLA TOTALITA’ ASSOLUTA DI DIO |
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di Vincenzo La Gamba Il discepolo è un amante della pace, un pacifista pacificato, uno che sa che la scelta del Vangelo è – appunto – una scelta, uno che sa valutare il fallimento del proprio annuncio nella paziente logica del Vangelo. Lo sconcertante episodio introduttivo del Vangelo, che ci racconta dell'ansia vendicativa del mistico Giovanni, ci dice che non basta una bella esperienza di fede per avere un cuore convertito, né un'intensa vita di preghiera per non cadere nel rischio di fanatismo e di intolleranza. Quante volte misuriamo la nostra pastorale dai risultati, convinti - in teoria – che ciò che a noi è chiesto è solo di seminare, depressi, in realtà, se non vediamo dei frutti. Animo, confratelli, se il vostro sforzo non è apprezzato e capito. Coraggio, educatori e catechisti, se il vostro servizio umile e fedele non è valorizzato. La logica del Regno è in questa sconfinata fede che, davvero, ci fa credere che Dio solo suscita la fede. Il discepolo dimora nella pace, perché sa che è il Maestro che annuncia e conosce, e noi a corrergli dietro... Il discepolo che segue colui che non ha dove posare il capo, non cerca Dio per placare la propria insicurezza. Tanti, troppi cristiani, hanno un rapporto con Dio intimista e rassicurante, si rivolgono a Dio per avere certezze, fanno della propria fede una cuccia, un nido, sono spaventati dal "mondo", che vedono sempre come un luogo pieno di pericoli, non escono dalla propria parrocchia, dal proprio movimento, perché intimoriti da una logica anti-evangelica che non riescono ad accogliere con serenità e criticità. Il discepolo che segue il Signore della vita, colui che è più di ogni affetto, più di ogni relazione, più di ogni emozione, chiede di ridimensionare anche i rapporti famigliari, nella logica del Vangelo, sapendo che anche l'amore più assoluto, più intenso è sempre e solo penultimo rispetto alla totalità assoluta di Dio. Perciò abbandona i sentimenti mortiferi, le relazioni all'apparenza splendide ma che, a volte, nascondono ambiguità e schiavitù. Il discepolo vive l'amore, ogni amore, i rapporti, ogni rapporto, come un riflesso adulto e maturo dell'amore che Dio riversa nel proprio cuore, sapendo che anche i rapporti famigliari rischiano di diventare mortiferi, se cadono nella trappola del ruolo senza nutrirsi dell'autenticità e del rispetto.
Non basta
avere generato un bambino per essere padre, non basta allattare un
neonato per essere madre. Gesù sa che i rapporti di discepolato,
talora, sono più intensi e veri degli stanchi rapporti famigliari.
Inquietante, vero? Ma Gesù non ci dice queste cose per scoraggiarci, tutt'altro. Vuole verità, autenticità, persone disposte a mettersi a nudo di fronte all'assoluto di Dio. Lo seguiremo?
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Meditazioni: «ANCHE L’AMORE PIU’ ASSOLUTO E’ POCA COSA RISPETTO ALLA TOTALITA’ ASSOLUTA DI DIO», Vincenzo La Gamba - America Oggi, New York, Domenica 1 Luglio 2007 - 13.ma Tempo Ordinario | |
Domenica 1 luglio 2007Lc 9,
51-62 |