L'amore perdona tutto
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di Vincenzo La Gamba Giudico quello di oggi il Vangelo in cui noi tutti ci identifichiamo come esseri imperfetti: ”Chi non ha peccato scagli la prima pietra!". Gesù, invece, ha sempre parlato ed agito in modo diverso dal nostro: "Io non ti condanno... Non giudicate e non sarete giudicati: non condannate e non sarete condannati...". Quante volte ci sembra naturale addossare la colpa agli altri a causa della nostra meschinità? Prendiamo ad esempio il fatto che nella vita si cerca (stupidamente) un capro espiatorio: a livello politico e sociale (governo ed opposizione, vedi l'attuale governo in Italia); a livello coniugale e familiare (marito-moglie; genitori-figli); occupazionale ed economico (padroni-sindacati). Questa pagina di Vangelo ha da sempre sconcertato (un pò) i cristiani. Solo di recente essa é stata inserita in una liturgia domenicale. Si spiega la difficoltà incontrata da questo brano per essere ammesso nel canone delle Scritture, difficoltà documentata dal fatto che molti codici antichi lo omettono. Analizziamo il Vangelo odierno. Una donna colta in flagrante adulterio, viene portata a Gesù per essere "giudicata". Una trappola dei Farisei che, in serbo, credono che Gesù é un lassista e che potrebbe andare contro la legge di Mosè. La protagonista é una donna (ma avrebbe potuto essere anche un uomo!). Piovono pietre su di lei, come quella canzone anni sessanta. Non ha un nome, né un volto, ma sappiamo che é una peccatrice! Non ha dignità, né ragioni: é una donna peccatrice e basta. Va punita, quindi, perché ha trasgredito la legge! Adesso piovono pietre dalle nostre parole: sempre indulgenti a giustificare noi stessi, impietosi a giudicare i comportamenti degli altri. E le parole feriscono più delle pietre. Si. Lei é una peccatrice? Ha sbagliato. E allora? Chi non sbaglia? Chi é senza colpa? Gesù, dall'alto della sua imparzialità, non giustifica né condanna. Tace. Perché conosce meglio Egli tace. Tace scrivendo in terra (cosa? Non si é mai saputo cosa Egli avesse scritto sulla sabbia), ma tace soprattutto sconfortato dalla durezza del cuore dell'uomo. Non giustificando, né condannando, Gesù ci insegna nell'odierno Vangelo che la risposta migliore é l'amore che perdona tutto e tutti. E questa donna viene "assolta". Si salva dalla lapidazione e viene ora salvata dalla sua fragilità. "Non peccare più", ammonisce Gesù, come per dire che quando noi pecchiamo, dobbiamo riconoscere i nostri peccati e non badare a chi fa più peccati di noi oppure meno peccati di noi. Credo che questo brano evangelico guarda alla nostra Chiesa ed al Pontificato del defunto Papa Giovanni Paolo II, il moderno profeta del perdono. Dovremmo prendere ad esempio tutto il Suo Pontificato, il cui punto più alto fu quando perdonò Ali Agcà, colui che attentò alla sua vita il 13 Maggio 1983. Giovanni Paolo II non morì ed ebbe modo di perdonare il suo attentatore dopo una sua visita al carcere di Regina Coeli, pochi mesi dopo la sua guarigione. Ricordando Giovanni Paolo II, ricordiamoci pure della Chiesa, che non é composta di bravi e giusti, ma di gente peccatrice, che non viene dimenticata per la propria fragilità, ma viene perdonata per la stessa fragilità di commettere peccati.
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Meditazioni:
«L'amore perdona tutto», Vincenzo La Gamba - America Oggi,
New York, Domenica Domenica 25 Marzo
2007 - Quinta di Quaresima "http://digilander.libero.it/galatro.rc/"
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Domenica 25 marzo 2007Gv
8,1-11 |