Meditazioni

La nostra conversione é frutto del dono della Grazia

 

di Vincenzo La Gamba

Non é un caso che il brano evangelico odierno riguardante la pianta del "fico sterile" appartiene alla terza domenica di Quaresima. É una parabola che parla del "fico" ma l'aggettivo su cui dobbiamo riflettere é "sterile", un brutto aggettivo, che ricorre spesso nella Bibbia.

Perché "sterile?". Perché noi siamo "sterili". Siamo come una pianta, quella appunto del fico, sotto la quale amavano stare gli ebrei (e ripararsi dal caldo e dalla luce) per potersi dare alla ricerca della fede e quindi di Dio.

Ma non serviva solo a questo la pianta del fico. Da essa si aspettavano frutti per nutrirsi. Ecco perché Gesù usa la parabola secondo cui "Un padrone aveva un albero di fico piantato nella vigna e venne a cercare i frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Taglialo! Ma quegli gli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno, finché io gli zappi intorno e vi metta il concime”. “Vedremo se porterà frutto per l'avvenire: se no, lo taglierai"  (Luca 13, 1-9).

Questa parabola Gesù la raccontò, per rendere comprensibile la risposta che aveva dato ad alcuni, che erano venuti a Lui e chiedevano una "ragione" di alcuni fatti di sangue succeduti nella Galilea, da parte di Ponzio Pilato: "quei diciotto sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise".

"Credete -  risponde Gesù -  che tutti quei morti, per mano di uomini o per altre cause accidentali, fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme?  No, vi dico, ma se vi convertirete, perirete tutti allo stesso modo". Quante volte ci siamo domandati se Dio recita la parte del "buon vignaiolo", che taglia rami secchi, ma il cui ruolo é  solamente di piantare, seminare, curare, aiutare, rinforzare, pazientare?

Ecco una delle risposte: la pazienza di Dio!  La ragione su cui si basa la pazienza di Dio é che Egli non é vendicativo, ma misericordioso e manifesta la sua pazienza  aspettando da noi "frutti" di conversione.

Basterebbe riflettere su questo periodo quaresimale, che é il periodo della grande ricerca che Dio fa di ciascuno di noi. La nostra conversione non é legata solamente alla nostra buona volontà, ma é frutto del dono della Grazia, in modo da vedere sulle nostre piante di fico non foglie parassitarie, ma tanti frutti, in vista della salvezza pasquale che ci é offerta. Questo succederà se decidiamo di non essere "sterili", ma se, invece, siamo consapevoli di essere "sterili" in questo periodo quaresimale, allora, leviamo via tutte le foglie parassitarie e presentiamoci a Dio con la nostra nudità totale, "a mani vuote", come dice Santa Teresa di Lisieux nel suo ultimo scritto.  Presentiamoci noi come un albero di fico dagli abbondanti frutti salvifici.

Affidiamoci a Lui, che ha detto: "il deserto fiorirà" (Isaia 32, 15) e soprattutto "la sterile ha partorito sette volte!". (I Sam 2, 5).

 

Meditazioni: «La nostra conversione é frutto del dono della Grazia»,  Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica  Domenica 11 Marzo 2007 - Terza di Quaresima

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Domenica 11 marzo 2007

Lc 13,1-9
Dal vangelo secondo Luca
In quello stesso tempo si presentarono alcuni a riferire a Gesù circa quei Galilei, il cui sangue Pilato aveva mescolato con quello dei loro sacrifici. Prendendo la parola, Gesù rispose: «Credete che quei Galilei fossero più peccatori di tutti i Galilei, per aver subìto tale sorte? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo. O quei diciotto, sopra i quali rovinò la torre di Siloe e li uccise, credete che fossero più colpevoli di tutti gli abitanti di Gerusalemme? No, vi dico, ma se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo».
Disse anche questa parabola: «Un tale aveva un fico piantato nella vigna e venne a cercarvi frutti, ma non ne trovò. Allora disse al vignaiolo: Ecco, son tre anni che vengo a cercare frutti su questo fico, ma non ne trovo. Tàglialo. Perché deve sfruttare il terreno? Ma quegli rispose: Padrone, lascialo ancora quest'anno finché io gli zappi attorno e vi metta il concime e vedremo se porterà frutto per l'avvenire; se no, lo taglierai».

 

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