Meditazioni

Famiglia come comunità di fede

 

di Vincenzo La Gamba

I genitori di Gesù si recavano tutti gli anni a Gerusalemme per festa di Pasqua. Dopo che Gesù superò il dodicesimo anno, vi salirono di nuovo. Mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo rimase a Gerusalemme. "Ecco, Tuo Padre e io, angosciati, ti cercavamo", disse Maria al figlio. 

"Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del "Padre mio?"

Ma Giuseppe e Maria non compresero le Sue parole. Partì dunque con loro e tornò a Nazaret... (Luca 2,41-52). Siamo di fronte ad un episodio che relativizza i vincoli familiari; Gesù ne tratterà di nuovo più tardi parlando della sequela di Dio e del Regno di Dio. La famiglia di Gesù, più che su legami di sangue, si fonda sull' obbedienza a Dio, Padre comune della famiglia umana e credente. Così il concetto di famiglia si apre a quello di comunità di fede.  Il significato della "rottura" dell' adolescente Gesù con i Suoi genitori (Maria e Giuseppe) è, sia ben chiaro a tutti, strettamente "teologico". Il figlio supera i genitori perchè in Lui trabocca Dio; perciò, già a dodici anni, è diventato per loro incomprensibile.

Infatti Maria ha detto «Tuo Padre», pensando a Giuseppe. «No, il Padre mio» risponde Gesù. Maria e Giuseppe non capiscono, sentono solo che i due «padri», «Tuo» padre e «Mio» padre – si scontrano dolorosamente nel loro cuore. E cresce la loro angoscia. Sentono, come tanti, forse come tutti i genitori, che alla fine «i figli non appartengono più a loro».  Magari appartengono a Dio, alla loro missione, al mondo, ai loro amori, alla loro vocazione, perfino ai loro limiti.

Sacra Famiglia per definizione è quella di Nazaret. Eppure è una famiglia che entra in crisi. Neppure la migliore delle famiglie è esente dalla sofferenza e  dall'incomprensione. Ma ecco la differenza sostanziale: «Sua madre (Maria) conservava con cura tutte queste cose» si legge nel brano evangelico di Luca.  Maria serbava attenta le parole di Dio e i fatti della vita, li teneva nel cuore perché si dipanasse finalmente un giorno, dal loro confronto, il filo d'oro che li avrebbe tutti spiegati assieme.

Maria e Giuseppe non compresero le Sue parole, eppure Gesù scese con loro e stava loro sottomesso. Si sottomette, in verità, a coloro che non lo capiscono. Gesù rivendica autonomia, eppure resta con loro. Sceglie il modo di crescere proprio degli uomini, vale a dire attraverso dialoghi ed incomprensioni. Gesù cresce e matura in una famiglia santa ed imperfetta.

«Gesù cresceva in età, sapienza e grazia», narra il Vangelo. Si può crescere in grazia, anche sottomessi ai limiti degli altri; si può crescere in sapienza, sottomessi a capire ed al non essere capiti. Perché ognuno di noi è molto di più dei suoi problemi, più del capire o del non capire. Mio padre o mia madre, mia moglie o miei figli, non coincidono con i loro difetti. In loro abita il mistero. Che si fa strada attraverso i dubbi, le incomprensioni, la fatica e le sofferenze. La grandezza vera di una persona dipende da chi o da che cosa lo abita. In loro abita la paternità di Dio e la sua Parola, conservata nel cuore. Il resto non conta.

 

Meditazioni: «Famiglia come comunità di fede»,  Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, 31 Dicembre 2006 - Festa della Sacra Famiglia
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