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di Vincenzo La Gamba
Per otto volte negli otto versetti che compongono il brano
evangelico di oggi viene ripetuto l' invito : " mangiare Cristo".
Tutto questo è per la vita del mondo, su cui poggia la certezza di
Gesù, che possiede qualcosa; quel qualcosa che capovolge la vita
chiamata alla morte. E lo trasmette con un linguaggio molto
essenziale, quasi crudo, perfino scandaloso, specie per gli Ebrei,
cui era proibito bere il sangue " perché in esso risiede la vita
della carne " ( Lev 17, 11).
Ma ancora più sorprendente è ciò che esso rivela a tutti noi
credenti: la fragilità e la debolezza della carne umana (quella vita
che, dice il Profeta, è come un fiore di campo, che al mattino
fiorisce e alla sera
è già secco e riarso). La quasi insignificanza della carne, porta
l'eternità, o meglio ci viene concessa l'eternità. La debolezza
della carne produce la gloria. Qui sta l' intera vicenda storica di
Gesù, evocata non come un semplice rito eucaristico: la nostra vita
ci viene data dalla Sua umanità, cioè dalla Parola che si è fatta
carne, perché ogni carne si faccia Parola, racconto di Dio, casa di
Dio, amore di Dio.
I verbi ripetuti dall' Apostolo Giovanni, sono, in questo Vangelo,
quasi una incantatoria monotona ( mangiare, bere, masticare). Si
possono leggere a vari livelli di natura storica, biblica, liturgica
e mistica. Ma essi evocano, per prima cosa, la relazione amorosa
con Cristo. E potremmo pure sostituire il verbo "mangiare" con un
altro verbo,come se "chi mangia la mia carne ha vita eterna" non
"mangia Cristo" ma, invece, "ama Cristo", ama la Sua umanità ed avrà
la Sua vita che è divina, che è eterna.
L' amato, fondamentalmente, diventa la vita di Colui che lo ama. Ne
diventa la dimora e la casa.
Lo stesso dicasi quando nel Vangelo, Gesù afferma : "chi mangia la
mia carne e beve il mio sangue, dimora in me ed Io in lui", che,
tradotto in termini semplici, significa : chi ama la mia umanità
diventa la mia casa, il luogo dove l' amore trova casa. Il verbo
amare vuole significare "creare una dimora in Cristo."
Se nel Vangelo della scorsa domenica, Gesù vincolava la vita eterna
alla fede in Lui, in questa domenica, l' assoggetta alla Comunione
con il Suo corpo e con il Suo sangue, che sono vero cibo e vera
bevanda.
Di fatto, fede e comunione, fede e sacramento, fede ed eucaristia si
richiedono e si completano a vicenda.
Il corpo ed il sangue di Cristo, cioè la Sua persona, sono sorgente
di vita eterna già da ora per chi si comunica, se riceve l' ostia
(corpo) ed il vino (sangue) con massima fede.
E' questo che Gesù vuole significare : amare Lui è ricevere la vita
eterna, che non necessariamente è la vita eterna dopo la morte, ma
ricevere sempre il Suo corpo ed il Suo sangue, come binomio di fede
e salvezza dell'anima.
La fede e' la premessa del sacramento e questo esprime ed alimenta
la fede.
A sua volta con la fede si raggiunge la vita eterna, perchè saremo
salvati dal peccato grazie all' incondizionato amore di Dio verso di
noi.
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