Meditazioni

Non la mia, ma la Tua volontà sia fatta

 

Vincenzo La Gamba

"Osanna, Osanna.  Beato Colui che viene nel nome del Signore".  Finalmente Gesù entra nella città di Gerusalemme come Re (ma seduto sopra  un puledro  d' asina, Zaccaria 9:9). Ma un Re Salvatore, che Dio ha inviato in terra per redimere l' uomo dal peccato. E la gente sembra intuirlo. Infatti, gli corrono incontro per farGli festa, una festa grande e singolare: tutti si mettono a stendere i mantelli lungo la strada ove Lui passa e con le mani agitano verdi rami di ulivo.

"Osanna, Osanna. Beato Colui che viene nel nome del Signore".  É il canto di gioia che esprimiamo in ogni liturgia, dopo il prefazio.

É la gioia dei discepoli e della folla. Ma i farisei si sentono e si vedono indispettiti della festa che si crea intorno a Gesù.

Parallelamente Gesù entra questa domenica nelle città e piccoli paesi di questo nostro strano mondo, mentre la vita dell' essere umano é tragicamente segnata da conflitti e da violenze di ogni genere.

I mass media sono pieni di notizie tristi, agghiaccianti, allucinanti, che fanno riflettere su quante bruttezze succedono nel pianeta-mondo. E più si riflette, più ognuno si convince che il mondo ha bisogno di un liberatore, un salvatore, un redentore.

Gesù é il solo che può liberare il mondo dalla guerra.  É il solo che può salvare il mondo dal peccato. É il solo che può redimere l' umanità. Ma é anche vero che Gesù é il solo che può far allontanare gli uomini dell' amore solo per se stessi e renderli operatori di una vita più umana e più solidale.

Può farlo perché lo mostra innanzitutto con la Sua stessa vita, con il Suo modo di vivere e di camminare tra gli uomini.

Il Suo volto non é quello di un potente, di un  forte, prepotente ed arrogante, bensì di uno mite ed umile di cuore. Gesù non é venuto a condannare, né a curare i sani. E’ venuto per convertire i cuori e curare i malati.
Nella sua breve esistenza terrena ha fatto tutto questo, perché così ha voluto Suo Padre.

Questa Domenica delle Palme non é diversa dalla altre. Dagli Osanna, da quell' ingresso trionfale in Gerusalemme, si passa alla Settimana Santa per essere poi coinvolti nella Sua morte sulla Croce, il Venerdì Santo.
In questa Domenica delle Palme si rinnova sempre il paradosso che coniuga misteriosamente il trionfo e la Passione di Gesù a distanza di ore, di giorni.

La liturgia, infatti, con la narrazione del Vangelo della Passione vuole sottolineare la brevità dello spazio che separa l' Osanna dal Crucifige.

L' entrata é quella di un Re a Gerusalemme, un re la cui corona, che gli viene posta sul capo, non é di oro, ma di spine; l' unico scettro é una canna; l' unico vestimento é un manto scarlatto di poco conto.

Quei rami di ulivo che questa domenica vengono alzati in segno di festa hanno un senso più triste quando si ricorda Gesù nell' orto di Getsemani, quando lo scenario é il più drammatico che si possa ricordare di Gesù: “... passi da me questo calice.  Non la mia, ma la Tua volontà sia fatta".

É l' attimo più umano-divino di Gesù, che poi verrà tradito, frustato, messo in croce, fatto morire senza peccati per redimere l' uomo (da sempre) con il peccato.

Ma, mistero dei misteri, Gesù risorge dai morti. La Sua Risurrezione é il miracolo più evidente per noi cristiani, che siamo diventati tali perché crediamo non alla Sua morte ma alla Sua Risurrezione, su cui é fondata la nostra fede cattolica romana.

 

Meditazioni: «Non la mia, ma la Tua volontà sia fatta»,  Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, 9 Aprile 2006 -  Domenica delle Palme
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