Meditazioni

Cristo centro della nostra esistenza

e ancora della nostra salvezza
 

Vincenzo La Gamba

Come riuscirà la Chiesa a presentare agli uomini della nostra società post-cristiana, l' incredibile invito del Padre alle nozze di suo figlio?

Come far sedere alla tavola di questo "banchetto di grasse vivande, di cibi succulenti, di vini raffinati" una umanità apparentemente senza appetito?

Sembra che, al giorno d' oggi, annunciare l' invito con un nuovo ardore non sia un mezzo superato. Ci sono quelli che non sanno accettare nessuno invito e perciò rifiutano qualsiasi chiamata. Poco importa. Basta annunciare con convinzione che c'é un banchetto e che l' invito di Cristo non si può rifiutare. Non c'é cosa più ripugnante di coloro le cui parole ripetono quello che dicono gli altri, senza dare prova di alcuna esperienza.
Un invito. Che cosa é un invito? Non é né un obbligo, né un dovere, ma un invito dichiara la tua libertà immensa e allo stesso drammatica; drammatica per te, ma anche per Dio.  L' uomo é il rischio di Dio, il Dio del pane e del vino che non tutti vogliono e che pochi cercano e che pochi gustano.

Eppure quando si estende un invito a nozze é una esperienza di pienezza, perché il piacere di esserci vale quanto il piacere di vivere!  Questo testimonia il Vangelo: il suo dono ed il suo segreto, infatti, sono il piacere che la vita é bella e Dio non é più un dovere, ma un desiderio; un desiderio di salvezza, di gioia e di infinità felicità.
Dopo la parte di Dio, viene, però, la nostra parte.  L' odierna parabola inizia con una reggia senza canti, con una sala vuota e termina con un cosa drammatica: "gettatelo fuori".

Si può anche fallire nella vita!  Il peggio é quando si fallisce più di una volta.  Ad ognuno di noi é posta una condizione: il vestito di nozze dopo un invito, ma l' uomo senza veste nuziale non é peggiore degli altri.  Egli non ha creduto alla festa, non ha capito il vero senso dell' invito alle nozze, perché, fondamentalmente, non ha portato il suo contributo alla sublimità della liturgia delle nozze!

Non pensava possibile che il Re invitasse a palazzo straccioni e poveracci, cioé che si trattasse davvero di un banchetto di nozze in onore del figlio del Re!

Un Re non fa così, pensava. Un Re pretende, prende e non dona. Costui si che si é sbagliato su Dio.

Quando uno sbaglia su Dio (e non se ne accorge) é come avere sbagliato (o sballato) la propria vita! Si fallisce nella vita, insomma, quando la si vive da miserabili di sentimenti di fratellanza, di amore e di carità.
L' abito da indossare per non fallire nella vita é solo e quello di Gesù Cristo.

Nel Battesimo abbiamo ricevuto, con la vestina bianca, il compito di passare la vita a rivestirci di Gesù Cristo, cioé ad avere i Suoi sentimenti, ad ascoltare le Sue parole, a diffondere la Sua parola, a seminare la Sua parola in ogni angolo del mondo!

Io recito ogni giorno la preghiera di San Patrizio, che la riassumo in alcuni, ma significativi passi: "Cristo in me, Cristo davanti a me, Cristo alla mia destra, Cristo alla mia sinistra, Cristo nei miei occhi, Cristo nella mia bocca, Cristo in ogni mio passo”.

Con la recita di questa preghiera uno si mette l' abito di Cristo dentro (nell' anima) e fuori (sul nostro corpo); un abito sempre nuovo.

Quante volte ci é capitato di indossare l' abito stracciato? Sicuramente quando dubitiamo del Suo invito alle nozze, perché rifiutando il Suo invito, abbiamo paura di involverci in una esigenza eccessiva: che le cose di Dio ci importino più del lavoro, del tempo e del denaro. Eppure le cose di Dio non sono altro che le nostre proprie sorgenti. Riproponendoci l' invito, Dio vuole dirci che l' eternità non é altrove e che già ora con Dio la vita celebra la sua festa se abbiamo un cuore a Lui convertito.

L' invito alla convivialità é anche invito a passare dalle cose materiali a quelle spirituali per trovare in Cristo il centro della nostra esistenza o meglio l' ancora della nostra salvezza.
 

Meditazioni: «Cristo centro della nostra esistenza e ancora della nostra salvezza»,  Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica 9 ottobre 2005 - XXVIII.ma Tempo Ordinario
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