Gli ultimi saranno i primi ... |
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Vincenzo La Gamba
Non so fino a
che punto il Vangelo odierno possa essere accettato dai sindacalisti
del terzo millennio, nel momento in cui il Signore insegnò ai Suoi
discepoli la parabola: "gli ultimi saranno i primi, e i primi gli
ultimi". Esce dai campi quattro volte: alle nove, a mezzogiorno, alle tre e alle cinque di pomeriggio. Impiega gli operai, a scaglioni, nella vigna e, a sera inoltrata, il padrone della vigna dice al suo fattore: "Chiama gli operai e dà loro la paga, incominciando dagli ultimi fino a primi". Venuti quelli delle cinque di pomeriggio, ricevono un denaro. Quando arrivano i primi, pensano che avrebbero ricevuto di più. Ma anch' essi ricevono una moneta ciascuno. Nel ritirarlo mormorano contro il padrone dicendo: "Questi ultimi hanno lavorato un' ora soltanto e li hai trattati come noi, che abbiamo sopportato il peso della giornata, a parte il cocente sole". "Sei invidioso perché io sono buono?", dice il padrone ad uno di loro. "Io voglio dare anche a quest'ultimo quanto tocca a te. Non posso fare delle mie cose, quello che voglio? Così gli ultimi saranno i primi, e i primi gli ultimi". A prima vista, pare assai strano che il Regno dei Cieli sia paragonato alla situazione arbitraria del mondo del lavoro. Oggi i sindacati sarebbero insorti. Avrebbero portato in causa il padrone ed il fattore. Ma questa parabola odierna non mira a giustificare minimamente questo modo di agire, bensì a mettere in evidenza che Dio é l' unico che può agire come padrone assoluto. Ogni essere umano che pretendesse di agire a questo modo, commetterebbe un' ingiustizia ed un sacrilegio. Istintivamente, mi sento solidale con gli operai della prima ora: non é giusto (dico io, come lo direste voi ) dare la medesima paga a chi lavora molto e a chi lavora poco. Gesù, invece, ci svela quanto la sua logica sia diversa dalla nostra e la superi. Nella sua vigna c'é spazio per tutti ed ogni ora può essere quella giusta. In verità, siamo tutti pronti a riconoscerci tra gli operai che hanno accettato l' invito della prima ora, ma quale potrà essere la chiamata che il Signore ci riserva per l' ultima ora, per la sera della nostra vita? L' odierna parabola ci invita soprattutto a conquistare lo sguardo di Dio: se l' operaio dell' ultima ora lo guarda con bontà, cioè se lo vede come amico e non come rivale; allora gioisco con lui della paga piena. Mi rallegro con lui; gli faccio festa e ci sentiamo entrambi ricchi alla pari. É, dunque, una questione di bontà? Certo che sì. Se qualcuno (non intenzionalmente, però) prova sconcerto verso l' agire di Dio, dipende dal posto che ci attribuiamo in questa parabola. Se ci stimiamo lavoratori instancabili della prima ora, cioè cristiani esemplari, che danno a Dio impegno e fatica, perché credono che Dio e la Sua benevolenza si devono meritare, allora ragioneremmo come i farisei. Se, invece, con l' umiltà, la verità, ci mettiamo tra gli ultimi operai, tra i peccatori come Maddalena ed il buon ladrone; se non contiamo sui nostri meriti ma sulla bontà di Dio, allora la parabola ci rivela il segreto della speranza: Dio é veramente buono!
"Ti dispiace che
io sia buono?", può chiederci il Signore in ogni momento della
giornata o della nostra vita. E sono felice di avere un Dio così, perché gli ultimi saranno i primi e i primi gli ultimi. Di fronte alla Tua sapienza e alla Tua bontà sono sempre ultimo. Finiremo tra i primi, solo se sono in grado di ricevere la grazia di imitarTi.
Ed é per questa
sola regione che non arriverò mai primo tra gli ultimi, ma non
arriverò nemmeno ultimo se mi rendo disponibile ad accogliere ogni Tua
chiamata, anche la meno gratificante, la più difficile e dolorosa. |
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Meditazioni:
«Gli ultimi saranno i primi ...»,
Vincenzo La Gamba - America
Oggi, New York, Domenica 18 settembre 2005 - XXV.ma Tempo Ordinario "http://digilander.libero.it/galatrorc/" |