Meditazioni

Abbiate gli stessi sentimenti
che furono di Gesù Cristo
 

Vincenzo La Gamba

A cosa servono le analogie?  Servono per rendere più semplice un'interpretazione od un fatto, di cui tutti possano capire l' importanza.

Dal recente viaggio in Italia, in cui ho visto il 20 Febbraio u.s., Giovanni Paolo II  dare la benedezione dell' Angelus dalla famosa finestra del Vaticano, ho riflettuto su come centinaia di migliaia di persone aspettino domenicalmente l'Uomo vestito di bianco. In piazza San Pietro si canta mentre si aspetta il Pontefice. Esattamente un mese fa, Giovanni Paolo II mi ha dato l' impressione di Gesù nella domenica delle Palme. Tutti ad acclamarLo, giovani, bambini ed anziani con fede e con gioia. Giovanni Paolo II gradisce l'accoglienza come Gesù, che fa, come narrato nel Vangelo, ingresso a Gerusalemme, viene accolto con le Palme e di Lui si dice: "Benedetto Colui che viene nel nome del Signore!".

Ma nel brano odierno che racconta la Passione di Gesù si sa che il Figlio di Dio va incontro alla Sua ora; é venuto per questo anche se, umanamente sente tutta l' angoscia nell' orto degli ulivi, sa invocare a compiere la volontà del Padre.

Così è il vecchio ma tenero Papa Giovanni Palo II, che sa di andare incontro alla Sua ora.  Egli, Cristo in terra, ha intenerito i cuori anche dei leader di altre religioni, che nella fattispecie, ebrei e musulmani, hanno pregato per la Sua salute. Un fatto inedito certamente, ma non per questo di poca importanza.

Anche se i paragoni o le analogie sono vietate quando si parla di Gesù Cristo, é singolare che questo Papa stia incarnando la Passione di Cristo come nessun altro Papa ha fatto nei duemila e più anni di storia cattolica apostolica romana.

Questo Papa sa di morire e dice che s' immola per l' umanità attraverso la Sua sofferenza, che lo strema da moltissimi anni.

Egli racchiude tutto il mistero dell' amore di Dio, del peccato dell' uomo, della salvezza che Gesù ci ha meritato.
Il testo della Passione del Signore non avrebbe bisogno di commenti: é il racconto dei fatti attraverso i quali é giunta a noi la Redenzione.

Tutto il male, che si compie sulla terra, in qualche modo é condensato su quella scena, in quei fatti: la preghiera, la trasudazione, la violenza, la sete di potere, l' invidia, la blasfemità, le insinuazioni, la menzogna e quant'altro gli uomini fanno, tutto sembra essere presente nella Passione di Gesù.

A Dio é presente tutto il male del mondo, la sofferenza morale e quella fisica. Il paradosso é che questo dolore, questa sofferenza fisica é stata accettata dignitosamente da Giovanni Paolo, cosi come, nel Vangelo odierno di Matteo, il Figlio di Dio, nel giardino di Getsemani,  dice: "Padre Mio, se é possibile, passi da me questo calice!  Però non come voglio io, ma come vuoi tu!".

Questa sofferenza e questo male é stato ribaltato: é diventato in mano a Dio lo strumento attraverso il quale Egli ci ha salvato. L' amore di Dio ha vinto questo male e l' amore di Giovanni Paolo II verso Dio ha avuto sempre un riscontro a favore della redenzione dell' uomo.

Però... c'é sempre un però. Mettere insieme i due atteggiamenti della folla, che prima acclama Gesù con rami di palme in mano e poi Lo condanna, ci fa soprattutto capire come facilmente ci dimentichiamo dell'amore di Dio, lasciandoci andare al peccato, rinnegando addirittura il Signore.

É successo a Pietro ben tre volte, cosi come ci racconta Matteo. Se confrontiamo il tradimento di Pietro e quello di Giuda vediamo che Pietro, uscito fuori, scoppiò a piangere, mentre Giuda Iscariota, uscito fuori, andò ad impiccarsi. Pietro ha fiducia nella misericordia di Dio; Giuda invece no e si lascia andare alla disperazione.
Anche ciascuno di noi, tante volte, cade nella tentazione, nella paura, nell' egoismo, nel peccato, come Pietro e Giuda. Si tratta di credere in Dio, al Suo infinito amore, alla Sua misericordia senza limiti.

L'amore di Dio, espresso sulla Croce é la nostra piena, continua, eterna salvezza.

Se imitassimo l' esempio vivente di Sua Santità Giovanni Paolo II,  non cadremmo in peccato, non saremmo egoisti, non saremmo invidiosi. Saremmo più propensi a sopportare la sofferenza con l' amore di Dio, a predicare, come profeti, la pace  e non la guerra, ad unire più che dividere a difendere i poveri ed i bisognosi, a perdonare con l' umiltà degli umili, a contagiare il mondo con la carità  e sperare che l' umanità cambi con la conversione dei cuori.

Questo ci conforta molto per celebrare con profonda fede i sacramenti pasquali, a vivere la Settimana Santa in unione con la Passione di Gesù, facendo nostri i Suoi sentimenti ("Abbiate in Voi i medesimi sentimenti che furono di Gesù Cristo"), ed implorando la grazia e la forza della Sua morte e Risurrezione, per noi, per la Chiesa e per l' umanità.
 

Meditazioni: «Abbiate gli stessi sentimenti che furono di Gesù Cristo»,  Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica delle Palme -  20 Marzo, 2005
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