Meditazioni

Ogni casa diventi focolare di speranza
 

Vincenzo La Gamba

Che cosa  significa "vedere" Dio, quando, invero, Dio é "invisibile"?  Perché alcuni di noi lo "vedono" ed altri no?  Può un cieco dalla nascita "vedere" Dio più che i "non ciechi" come noi?  Cercheremo di trovare delle risposte nel brano evangelico odierno. Innanzitutto parliamo del cieco, nato cieco. Di chi la colpa? Sicuramente non sua, né dei suoi genitori. Un difetto della natura umana. Non tutti i ciechi (come quello dell'odierno Vangelo) hanno la fortuna di incontrare Gesù di persona ed essere guariti.  Avviene così: vuole incontrare Gesù perchè può portarlo alla luce, quella che non ha mai sperimentato fin dalla nascita. Infatti Gesù sputa sulla polvere, impasta con la saliva (gesto molto comune a quei tempi), plasma e soffia una parola: "Va a lavarti....".  L'uomo (che rappresenta l'intera umanità) ubbidisce, perché ha fede. Senza troppe domande e senza troppi perché andò, si lavò e.... "tornò che vedeva".

Questo é quello che ci narra Giovanni (9,1- 41). Gesù fa un gesto proibito nel giorno di sabato, sfidando la visione religiosa del giudaismo, che aveva ridotto il giorno di Dio a pratiche vuote e quindi insignificanti.

Perche?  Nell' intento di Gesù, il gesto doveva mettere in crisi la religione vuota dei giudei e, contemporaneamente, il miracolo doveva offrire la garanzia dell' autorità del suo gesto. Ben diverso é l' atteggiamento del cieco guarito. Egli é felice per la vista conquistata, anche se non é un credente. Di fronte ai farisei che criticavano quanto Gesù aveva fatto, il cieco, con onestà difende la straordinarietà del personaggio che aveva compiuto il miracolo e non ha pregiudizi da difendere.

Il cieco, nato cieco, "vede" veramente la vicinanza di Gesù e questo gli basta. Anche noi nasciamo ciechi, a causa del primo peccato. Non nasciamo perfetti, ci manca la luce, costretti a vivere nelle tenebre del peccato. Poi riceviamo il Battesimo perché vediamo la luce, che poi si può (anche) perdere durante il cammino della nostra travagliata vita.

Ecco: é proprio qui, che avremmo bisogno delle fede perpetua, per essere, sentire e "vedere" la vicinanza di Dio. Se accettiamo di rinascere sarà nello spirito, non può nella carne, per essere i figli della "luce" e non più delle tenebre. Si dirà che un cammino senza Dio é un cammino buio. Lo é per la semplice ragione che Dio non guarisce la cecità come un aspetto fisico (quindi esteriore), ma illumina la mente per arrivare negli abissi del cuore dell' uomo.

L' esperienza di Dio trasforma la vita dell' uomo, ma é l' uomo che deve trasformare se stesso per ricevere la luce da Dio e "vedere" il Dio invisibile che alberga negli abissi del cuore.

Appare evidente che il mondo intero sta attraversando un periodo di crisi. Papa Giovanni Paolo II, all' inizio del suo Pontificato  (27 anni or sono) con parole che oggi suonano profetiche, diceva: " L' Uomo vive sempre più nella paura. Teme che i suoi prodotti, non tutti ma una buona parte, possano convertirsi in mezzi e strumenti di inimmaginabile distruzione, di fronte alla quale tutti i cataclismi e le catastrofi della storia sembrano impallidire".

Quanta verità c'é in questo, dopo avere assistito al cataclisma del Tsunami del dicembre scorso. L' uomo sarà cresciuto dal punto di vista tecnico e tecnologico, ma forse non é diventato più uomo nel vero senso della parola. Perciò ha paura che le sue opere (in senso lato, ovviamente) si rivoltino contro di lui, cioè é come se l'umanità, dimenticando la "luce" della fede, dell'amore di Dio, camminasse nelle tenebre, inciampando ovunque.

La Liturgia di oggi ci invita a modificare la nostra prospettiva perché ogni casa cristiana deve essere un focolare di speranza che invochi l'esperienza e l'amore di Dio.

Ai veri cristiani Dio affida la torcia della fede per irradiare la sua luce su tutta l' umanità, una luce che emana il calore del Suo spirito. Giovanni Paolo II ha cosi scritto nella "Gaudium et spes":  “... così nella luce di Cristo il Concilio intende rivolgersi a tutti per illustrare il mistero dell'uomo e per cooperare nella ricerca di una soluzione ai principali problemi del nostro tempo".
 

Meditazioni: «Ogni casa diventi focolare di speranza»,  Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica 6 Marzo 2005 - Quarta di Quaresima
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