Meditazioni

Andate, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi

Vincenzo La Gamba

"La messe è molta. Andate! Vi mando come agnelli in mezzo ai lupi" è la frase di avvertimento che Gesù proclama nell'odierno brano evangelico di San Luca. Non è certo un avvertimento incoraggiante per i Suoi discepoli. Non è nemmeno il volere di Gesù che vuole vedere soccombere alla prova e alla persecuzione i Suoi Apostoli.  È solamente un testamento di amore che va sottolineato per la sua grande verità. Chi segue Gesù come missionario ed Apostolo sa di andare incontro a tutte le difficoltà possibili ed immaginabili. Così  successe, in modo profetico, ai Suoi Apostoli, che divennero perseguitati e martirizzati in nome del Figlio di Dio e di Suo Padre.

Ma quella frase, badate bene, è di moda anche oggi, perchè Gesù è presenza nei secoli. Egli ci ammonisce, oggi come allora, di non "portare bastone, bisaccia nè sandali" perchè la nostra sicurezza sarà la Provvidenza Divina nelle vestigia di coloro nella cui casa saremo accolti, il che dovremmo riconoscerla come ricompensa da parte del Signore.

Egli ci avverte della possibilità del disprezzo e del rifiuto da parte degli altri ed in tale circostanza si premura di istruirci su quale debba essere il nostro atteggiamento: "Scuotete la polvere dai vostri calzari".

Cosa significa?  Significa che non è necessario il successo a tutti i costi, ma quello che è molto importante è l' impegno e lo zelo missionario indipendentemente dai frutti.

Ci esorta a curare i malati perchè ad essi venga annunciato il Regno di Dio, perchè lo scopo della guarigione è in relazione all' amore del Padre.

In tutte queste raccomandazioni che Gesù fà ai Suoi discepoli nell'odierno Vangelo si riscontra un solo comune denominatore: Dio. Nulla di strano se è Lui stesso ad agire nella persona dei 72 discepoli, come descritto nel Vangelo di Luca, provvedendo a tutto affinché essi possano lavorare efficacemente e con assoluta tranquillità.
Tanto più che, se consideriamo il numero stesso di 72 (discepoli ) messo a confronto con il numero  72 (popoli) che appare in Genesi 10, noteremo che esso rappresenta l'universalità delle nazioni a cui è rivolto il Vangelo e che quindi è volontà di Dio che la Sua parola venga comunicata a tutte le nazioni.

Parafrasando Giovanni Paolo II, potremmo dire: "Non abbiate paura di essere missionari!". È umano avere paura, ma la missione deve superare qualsiasi ostacolo e sorpassare tutti i timori.

Perchè uno scienziato, un medico, un architetto oppure un avvocato non ha timore di parlare  e mettere in pratica la sua professione?  Perchè noi credenti dovremmo, quindi, avere paura di parlare del Signore, della Sua persona, della Sua vita, della Sua verità, del Suo amore e del Suo mistero?

La fede e la missione cominciano nel cuore, ma debbono terminare nei fatti e sulle labbra.  Al giorno d'oggi essere missionario non significa  necessariamente partire per un paese lontano a predicare la fede e lo stile di vita di Cristo. È il nostro quotidiano atteggiamento che ci porta ad agire come missionari nel nostro quartiere, nella nostra comunità, e, primo fra tutti, le pareti di casa propria. Va da sè che questo è un atteggiamento da vero cristiano. Siamo sinceri: l' immagine del cristiano che va a messa, che crede nei dogmi della Chiesa ed adempie ai comandamenti, è incompleta ed un pò antiquata, perchè, al giorno d' oggi, non basta. Essere cristiani nel vero senso della parola è avere una missione e realizzarla con zelo, entusiasmo ed ardore nelle occupazioni della vita.

Missionario, in senso lato, significa pure coscienza viva di essere inviato. Questo non succede a tutti, ma se amiamo fedelmente la Chiesa è anche vero che la migliore maniera di esprimere il nostro senso missionario è quello di avere lo "spirito missionario".  La nostra missione deve essere, dunque, la nostra corona e la nostra gloria.
 

Meditazioni: «Andate, vi mando come agnelli in mezzo ai lupi»,  di Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica 4 Luglio 2004 - XIV.ma Tempo Ordinario
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