Impegniamoci a diventare
ambasciatori dell’Amore di Cristo |
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di Vincenzo La
Gamba La parabola del figliol prodigo, che si proclama oggi nel Vangelo secondo San Luca, é un riassunto della storia della salvezza ed una sintesi della storia personale di ogni credente. É una delle parabole "classiche", una di quelle che tutti conoscono e nella quale molti padri si identificano. Come funziona la parabola? Essa invita sempre alla conversione alle persone a cui é diretta. A Luca preme farci sapere che la parabola é diretta agli Scribi ed ai Farisei che stavano mormorando: "Allora Egli disse loro questa parabola" (Luca 15:3). I Farisei e gli Scribi sono, quindi, paragonati a qualcuno o a qualcosa e non si rendono conto che la storia riguarda proprio loro. La sublimità di questa parabola é che essi non si identificano in questa storia che, appunto, narra di un peccatore, di un figlio irriconoscente, di qualcuno diverso da loro. Quando però appare il fratello più grande, i Farisei si identificano con lui. Il fratello maggiore non ha mai disubbidito a suo padre e crede di essersi guadagnato l'amore paterno per via della sua obbedienza. Questo é esattamente quello su cui i Farisei basano la loro relazione con Dio. Loro credono di guadagnare una giusta relazione con Dio attraverso il comportamento da un punto di vista legale, cioé "politically correct". I Farisei, infatti, condividono la reazione del fratello maggiore e trovano giusto che il padre non debba accogliere il più giovane dei figli, che ha sperperato l'eredità datagli dal padre. Perché, quindi, il padre deve sciupare questa celebrazione a beneficio di un peccatore? La cosa che il padre, nella parabola, cerca di insegnare al figlio maggiore é esattamente ciò che Gesù tenta di fare ai Farisei e agli Scribi: l'amore non si guadagna. Il padre ama (ed é giustissimo che sia cosi) tutti e due figli. Il suo amare é dato liberamente. Egli non ha mai smesso di amare il figlio giovane ed ora é estasiato per il suo ritorno. Né cessa di amare il figlio maggiore, che, nella narrazione, ha un certo risentimento nei confronti del padre e del fratello prodigo. Il padre va incontro a ciascuno di loro, ma essenzialmente desidera che i due fratelli si amino tra di loro. Il genitore "vuole" che il figlio maggiore partecipi alla celebrazione perché suo fratello, che era perduto, adesso é ritrovato. Gesù non fa diversamente: Egli va incontro a coloro che sono peccatori agli occhi dei Farisei, la cui presunzione, insieme all’atteggiamento da giudici, impedisce di comprendere che anche loro sono dei peccatori, perché mancano di amare i loro fratelli. Non avvertono il bisogno del perdono. Questa parabola ci rivela più delle altre quanto é importante riconoscere che anche noi siamo peccatori in mezzo ai peccatori che Dio ama e perdona. Una volta che realizziamo di essere amati e successivamente di essere perdonati dei peccati commessi, i nostri cuori palpitano di gioia festosi e grati. Coscienti di essere riconciliati con Dio, non ci sentiremo mai superiori a nessun altro che, come noi, ha bisogno della riconciliazione. Come Gesù e come il genitore della parabola sentiremo il desiderio di tendere la mano agli altri, invitandoli alla nostra celebrazione: l' Eucaristia. Così facendo, diventeremo gli ambasciatori naturali dell'amore e della riconciliazione di Cristo. Come detto nelle precedenti domeniche l'autenticità della nostra conversione é la penitenza della vita, accettata senza egoismo. Presi dai problemi quotidiani la vita ci logora, ma é appunto la banalità quotidiana che evidenzia la nostra conversione. Per esempio perdonare gli altri che ci hanno danneggiato; correggere le mancanze del nostro carattere; rispondere evangelicamente ad una provocazione; affrontare con fede e coraggio le sorprese della vita.
Fare tutto questo, nella banalità della vita di tutti i
giorni, é conversione in progresso che realizza il programma delle
beatitudini nella prospettiva della Pasqua, alla quale ci prepariamo
degnamente con questa Quaresima. |
Meditazioni:
«Impegniamoci a diventare ambasciatori dell’Amore di Cristo», di Vincenzo La Gamba - America Oggi, New
York, Domenica 21 Marzo 2004 -
Quarta Domenica di Quaresima
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