"Non temere, d'ora in poi sarai pescatore di uomini" |
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di Vincenzo La
Gamba Il Vescovo Di Marzio, nella sua funzione di Capo di una Diocesi che è nota negli States per la sua "diversità" di gruppi etnici (circa 29), si rifà al Vangelo di Luca (5,1:11). Egli ha detto più volte che la sua missione è quella di "calare le reti nella profondità assoluta, onde divenire, in Brooklyn e Queens, pescatore di anime". Il brano evangelico odierno ci ricorda appunto questo. Chi "segue" gli insegnamenti di Gesù e "prosegue" nella strada da lui insegnata agli apostoli diventerà "pescatore di uomini". L'Evangelista Luca ci descrive minuziosamente come Simone Pietro risponde alla "chiamata" di Gesù, una chiamata che risulterà fondamentale per la vita della Chiesa. La scena che ci propone Luca è il lago di Tiberiade, da lui conosciuto palmo per palmo. Torna però a mani vuote non avendo pescato nulla durante la notte. Per Pietro tornare a mani vuote significa non avere il sufficiente per vivere e fare vivere. Cosciente della fallimentare notte, Pietro dice a Gesù: "Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla!". Ma Gesù vuole dare un segno a Pietro, proprio sul campo della sua competenza. "Prendi il largo e cala le reti". Pietro, dopo la confessione del suo fallimento, obbedisce dicendo: "Sulla Tua parola calerò le reti". Per me è illuminante questo atteggiamento di Pietro: supera se stesso e con la docilità di un bambino, fidandosi della parola di Uno che, in fondo, conosce appena di vista o di fama, torna in mare avventurandosi al largo dove, in gergo marinaro, si misura capacità e coraggio. "E presero una quantità enorme di pesci che le reti si rompevano". Un fatto che intacca la dura crosta del pescatore Pietro, che si getta in ginocchio e così prega Gesù: "Signore, allontanaTi da me che sono un peccatore". E pronta è la risposta di Gesù, che, a sua volta, getta le sue ineffabili reti verso Pietro, Giacomo e Giovanni, dicendo: "Non temere, d'ora in poi sarai pescatore di uomini". In parole molto semplici è la storia di tutti quanti noi, quando Dio ci chiama per diventare "pescatori di uomini". O se vogliamo anche di ogni battezzato, a sua volta, chiamato e scelto da Gesù a seguirLo. Qualcuno può domandare ad un sacerdote o ad un missionario: "Cosa trovi di attraente nella vita che fai?" Molti rimangono stupiti dal "nulla" che, apparentemente, si ha "seguendo Cristo". La meraviglia che si tramuta in domanda ha questa risposta: "Chi mi attrae alla follia è Gesù". Difficile sarà spiegarlo alle persone, quando uno di noi è attratto totalmente da questo grande amore verso Gesù. Sarebbe come spiegare il Paradiso. Rispondere ad una chiamata autentica e verificarla, esige lo spogliarsi di titoli od etichette. Esige il credere a lanciare sempre le reti, specialmente dove la logica umana indica il fracasso stancante di acque senza vita. La barca è la nostra vita: nonostante tutti gli sforzi, può restare vuota (la crisi delle vocazioni è una fatto reale). Fidarsi però della parola di Gesù la rende traboccante.
Una barca vuota è una vita senza un senso, perchè non
si conosce bene Gesù che è il bene di tutti i beni.
L'amore verso Gesù non costituisce, dunque, potere o
prestigio. Privilegio, sì. Perchè Gesù è la persona più desiderabile
che si possa incontrare per noi cristiani. E quando Egli ci "invita a
prendere il largo e calare le reti", significa che ci vuole
privilegiare del Suo amore, un amore più profondo di quelle reti che
toccano gli abissi del mare. |
Meditazioni: «Non temere, d'ora in
poi sarai pescatore di uomini», di Vincenzo La Gamba - America Oggi,
New York, Domenica 8 Febbraio 2004- Quinta Tempo Ordinario
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