Meditazioni

È meglio essere cristiani senza dirlo, che dirlo senza esserlo
 

 

di Vincenzo La Gamba



"Nessun Profeta è ben accetto in Patria!". Sono parole che si perpetuano nei secoli e ancora pggi si sentono ripetere quando qualcuno non viene considerato per quello che veramente è. Molte volte si giudica al contrario.
Così disse Gesù, perchè i suoi "compaesani" non sopportavano che Egli fosse un Profeta: avrebbero preferito che fosse un superuomo, oppure un Re nato nella reggia e non in una stalla.

Il Vangelo ci indica pure che Gesù come Elia ed Eliseo è mandato non solo per i Giudei, ma quest' ultimi non l'hanno mai riconosciuto come il loro Messia.

Luca anticipa già all'inizio della predicazione di Gesù la sua sorta finale.

Due idee principali si desumono dal testo profetico che Gesù converte nel Suo programma d'azione.

La prima riguarda quella secondo cui Gesù si dichiara come l'Unto dallo Spirito.

L'altra riguarda l'aspetto della liberazione dell'uomo. Domenica scorsa abbiamo trattato il secondo punto, ma nel brano evangelico odierno l'aspetto della liberazione è incentrato sullo Spirito che costituisce Gesù-Messia, cioè Gesù l'Unto, lo Spirito che parlò attraverso i profeti, così come si riscontra nell'odierna Prima Lettura, secondo Geremia. Esso agisce nella nostra esistenza e nella comunità ecclesiale con i suoi molteplici carismi e doni, ai quali dà unità e valore il più grande di tutti: l'amore di Dio riversato nei nostri cuori, come ci narra la Seconda Lettura, dalla Prima Lettera di San Paolo ai Corinzi.

Si riscontra oggi più che mai,  in un'era di alta tecnologica, un triste dato di fatto: lo Spirito Santo non è sufficientemente conosciuto e sperimentato dalla maggioranza dei cristiani.  Vale la pena dedicare la nostra riflessione alla Persona Trinitaria dello Spirito, alla Sua relazione con Gesù e alla Sua azione nella vita e nella missione della Chiesa.

Può servire un paragone: è molto difficile spiegare e far capire ad un profano in materia, il funzionamento interno di un computer oppure la tecnica che rende possibile i lanci nello spazio della Nasa, oppure, come recentemente è avvenuto, spiegare come un sonda spaziale può arrivare su Marte dopo milioni e milioni di chilometri dalla terra e sette mesi consecutivi di viaggio.

Ebbene, per noi è ugualmente arduo ed ancora di più capire la natura e l'azione di Dio Spirito Santo. Solo una luce soprannaturale, la conoscenza e sapienza superiore che è fondamentalmente la nostra fede, ci permettono di "intuire", seppure nella nebbia, quello che nè la vista, nè l'udito, nè l'intelligenza umana hanno mai potuto comprendere completamente: il mistero di Dio.

Per molti cristiani lo Spirito Santo appare all'orizzonte della loro fede e della loro vita religiosa come une persona di categoria inferiore all'interno della Santissima Trinità. La terza Persona  sembra essere terza come numero di graduatoria. Forse questa è la prima causa di un profondo malinteso. Ciò nonostante, lo Spirito è Dio come il Padre ed è Dio come il Figlio.

Lo Spirito Santo è nato dall'unione di amore tra Padre e Figlio.

In parole più povere lo Spirito Santo è l'elemento invisibile che attesta che Dio Padre e Dio Figlio sono con noi, perchè noi (e come noi, milioni di persone durante i secoli trascorsi) non abbiamo la possibilità di "vedere " Dio Padre e Dio Figlio se non con gli "occhi dell'anima e dello Spirito".

Lo Spirito si riversa su ogni credente e sulla comunità di fede che è la Chiesa.

In essa è continuata la missione di Cristo attraverso l'invio e l'azione dello Spirito Santo, che è visto sì come forza ed irradiazione di Cristo Risorto, ma anche e soprattutto come prolungamento della Sua presenza ed azione nella storia umana, nel mondo e nella comunità pasquale del popolo di Dio, la Chiesa.

Ebbene, il dono dello Spirito Santo non è "esclusivo" della gerarchia ecclesiastica, che, tra i carismi, possiede "l'amore", così  come descritto nella seconda odierna Lettura. Per questo motivo non ci può essere comunità  di cristiani senza amore, cioè senza Spirito di Dio, che è il Suo amore in noi.

Ma c' è un'altra fondamentale verità a riguardo di noi credenti, così bene riassunta da Sant'Ignazio di Antiochia: "È meglio essere cristiani senza dirlo, che dirlo senza esserlo".
 

 

Meditazioni: «"È meglio essere cristiani senza dirlo, che dirlo senza esserlo"»,  di Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica 1 Febbraio 2004 -  Quarta del Tempo Ordinario
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