Meditazioni

Io non muoio, entro nella vita

 

 

di Vincenzo La Gamba


Se c'è una cosa sicura nella nostra esistenza questa è la morte. I materialisti credono che la morte è una rovina, mentre noi cristiani crediamo che la morte sia la nascita ad una nuova vita nel Regno di Dio, il quale "gradisce l' uomo come un olocausto" (Sapienza 3:6).

Allora perchè tanto dolore e sofferenza da parte del cristiano di fronte alla morte?

Non è l'Apostolo Giovanni, che nel libro dell'Apocalisse afferma: "non ci sarà più la morte; nè lutto, nè lamento, nè affanno. Le cose di prima sono passate"?

È questa  felicità del cielo,  un regalo di Dio? Certo, ma è anche un premio giusto rispetto al nostro lavoro fatto in terra.

Diciamo pure che la morte è la fine della vita, ma, invero, dimentichiamo che è (poeticamente parlando) l'aurora di una nuova vita. Vita  quindi non è solamente un termine temporale, ma appartiene al linguaggio dell'eterno. Nel prefazio dei defunti  leggiamo: "La vita, per noi che crediamo in Te, O Signore, non termina, si trasforma: e al disfarsi della nostra dimora terrena, acquisteremo una dimora eterna in Cielo".

Santa Teresa di Gesù Bambino l'ha posta in questo modo: "Io non muoio, entro nella vita".

Ma come può gioire una madre che perde un figlio/a giovane, una moglie o marito che si vedono vedovi ad una giovane età? Non sono proprio questi i momenti in cui molti  mettono in discussione Dio stesso?

Le domande  che  loro si pongono portano dolori insopportabili e nella ricorrenza del 2 novembre, come oggi, tutto converge al mistero o all'enigma della morte.  È possibile svelare il mistero o l'enigma della morte?

Chi è vero cristiano sa che la fede si rafforza specie nei momenti tristi della vita. Egli continuerà sempre ad amare i suoi cari defunti perchè poggia la sua fede nella preghiera e nell'orazione.

In realtà esiste un solo libro di preghiere che non invecchia ed è quello dei salmi. Lo testimonia il fatto che viene usato da secoli nel giudaismo quanto nella Chiesa.

I salmi ci conducono all'amore, non alla disperazione, perchè ci vengono incontro nel momento spirituale in cui ci troviamo, talvolta (è vero) ai limiti della disperazione, talvolta vicini alla rivolta contro Dio ed il Suo modo di agire.

Però  pensateci  bene: "Amare una persona significa dirle: “Tu non morirai".  Ed è proprio questo che Dio ha detto all'uomo il giorno in cui l'ha creato (Gn 2, 17).

I cari defunti si  amano e si pregano come ci ha insegnato la Chiesa, che  intercede quotidianamente per loro in ogni santa messa,  dicendo: "Ricordati anche dei nostri fratelli e delle nostre sorelle che si sono addormentati nella speranza della resurrezione; ammettili a contemplare la luce del Tuo volto" (Seconda Preghiera Eucaristica). Leggiamo nell'odierno Vangelo di Giovanni: "Mio Padre vuole che tutti coloro che vedranno il Figlio e crederanno in Lui avranno la vita eterna ed Io li risusciterò  "nell'ultimo giorno".

L' espressione "nell’ultimo giorno" (v v . 39-40 ) significa che è il giorno in cui termina la creazione dell'uomo e si compie la morte di Gesù; cioè quando si celebrerà il trionfo finale del Figlio sulla morte e tutti potranno ricevere lo Spirito Santo, che verrà donato all'umanità.Basta questo per convincere i non cristiani?

Va da sè, però, che Dio assolutamente vuole la nostra salvezza attraverso il dono della vita eterna, che comincia da quando siamo in vita, ma che è legato ad una condizione: contemplare il Figlio di Dio e crescere in Lui.

Non è  difficile spiegarlo a chi ha fede. Meno facile lo è per chi non crede che Gesù è figlio di Dio.

Per capire meglio il mistero della morte rileviamo il nesso tra le due odierne letture e il brano evangelico di Giovanni: Isaia pone davanti ai nostri occhi il festino della vita, in cui Dio distruggerà per sempre la morte ed asciugherà le lacrime da tutti i volti (prima lettura).

San Paolo, nella seconda lettera ai Romani, afferma che "Dio ci ha mostrato il Suo amore facendo morire  Gesù Cristo per noi quando ancora eravamo peccatori".

Se è, dunque, morto Gesù Cristo, moriremo pure noi, anche se  non sappiamo quando.

Se sapessimo il giorno, l'ora e l'anno, cadremmo in un terrore paralizzante ed in una trepida attesa e non sarebbe più un mistero. Vero?

Se Gesù non ci ha rivelato la fine della nostra vita è perchè non è giusto che noi ne fossimo a conoscenza, perchè ci guastarebbe da vicino la nostra esistenza.

La vera vita comincia dopo questa, allorquando "non ci saranno più lutti, nè lamenti, nè affanni".
 

 

Meditazioni: «Io non muoio, entro nella vita»,  di Vincenzo La Gamba - America Oggi,  New York, Domenica 2 Novembre  2003 -   Commemorazione dei defunti
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