Meditazioni |
«Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti ed il servo di tutti» |
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di Vincenzo La
Gamba Il Vangelo odierno ci fa meditare sullo "stile" di vita, che altro non è che una scelta prettamente personale. La seconda lettura, narrata da San Giacomo Apostolo, ci indica la differenza di scelta tra la rivalità invidiosa oppure la pace che genera giustizia.
Il Vangelo secondo l' Apostolo Marco affronta
l'ambizione del potere contro lo spirito di servizio fraterno. Cosa hanno in comune l'odierna seconda lettura di Giacomo ed il Vangelo di Marco? L'avidità e l'ambizione delle persone di allora come di oggi. Giacomo espone norme di etica generale, che dal punto di vista cristiano si motivano con la fede. Nel testo di oggi indica che l'origine delle discordie nelle comunità, come nella famiglia e nella società, l'origine delle discordie sono appunto l'ambizione e l'avidità. Non si scopre quindi nulla di nuovo oggi come allora. Esiste sempre un rimedio: seminare la pace, il cui frutto è la giustizia. Sembra facile a dirlo ma per molti è difficilissimo compierlo.
Il Vangelo odierno ci rammenta il paradosso: mentre
Gesù parlava per la seconda volta della Sua passione, morte e
Risurrezione ai Suoi discepoli, questi ultimi cercavano di
stabilire chi fosse il più "grande" tra di loro. Bisogna comunque riconoscere che l'ambizione dei dodici apostoli era, umanamente parlando, normale. Gli amici di Gesù non erano colti, nemmeno erano superuomini, angeli e neppure già santi.
Erano talmente ignoranti che quando Gesù li interroga:
"Di che cosa stavate discutendo lungo la via?", essi tacciono. Per
paura? Per timore? Certamente, perchè lungo la via avevano discusso
tra loro chi fosse il più grande. Ma Gesù, sedutosi, chiamando a sè i Dodici, ha il modo di "affondarli" dicendo: "Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti ed il servo di tutti". Gesù chiaramente afferma che i Suoi discepoli non devono essere ambiziosi di posti o di potere, ma piuttosto pensare ad un atteggiamento di servizio, perchè l'ambizione è il "cancro" del servizio. Allora come oggi tutti soffriamo della tentazione quasi irresistibile di potere e di dominio. Tuttavia, in ogni tipo di società, c'è bisogno di capi. Gesù non esclude questi "primi". Quando sono eletti o designati, devono mostrare la loro disponibilità e prestare la loro collaborazione senza tirarsi indietro per egoismo o viltà.
Ma devono essere consapevoli del fatto che la loro
autorità è un servizio prestato agli altri, alla società; quindi
devono farsi ultimi, per essere servitori di tutti. Ciò richiede molta
abnegazione e rinuncia ai propri interessi. |
Meditazioni:
«Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti ed il servo di tutti», di Vincenzo La
Gamba - America Oggi, New York, Domenica 21 Settembre 2003 - XXV.ma
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