Meditazioni |
Chi mangia la Mia carne e beve il Mio sangue avrà la vita eterna |
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di Vincenzo La
Gamba La lettura odierna applica le sorprendenti affermazioni di quelle parole finali; perciò Gesù dice alla folla: "Io sono il pane vivo, disceso dal Cielo". Prosegue Gesù così: "Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno ed il pane che Io darò è la mia carne per la vita del mondo".
Allora i giudei si misero a discutere tra
di loro: "Come può Costui darci la Sua carne da mangiare?". Gesù quindi precisa gli effetti di questo cibo: la pienezza della vita e la comunione con Lui e con il Padre: "In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell' uomo e non berrete il Suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la Mia carne e beve il Mio sangue ha la vita eterna ed Io risusciterò nell'ultimo giorno. Perchè la Mia carne è vero cibo ed il Mio sangue vera bevanda. Chi mangia la Mia carne e beve il Mio sangue dimora in me ed Io in lui". Se nella prima parte del discorso della domenica precedente Gesù vincolava la vita eterna alla fede in Lui, in questa seconda parte l'assoggetta alla comunione con il Suo corpo ed il Suo sangue, che sono vero cibo e vera bevanda.
Sta di fatto che fede e comunione, cosi come fede e sacramento ed
ancora fede ed Eucaristia, si richiedono e si completano a vicenda. In
sostanza il corpo ed il sangue di Cristo, cioè
la Sua persona, non sono altro che la sorgente di vita eterna già da
ora per chi si comunica. Ma come può essere se ancora non siamo morti? Non si tratta di pura magia perchè senza la fede sottolineata nella prima parte del discorso sul pane della vita, non c'è sacramento, nè vita, nè comunione con Gesù. È questo che esprimiamo nella celebrazione Eucaristica dopo la consacrazione: "Mistero della fede" e lo confermiamo al momento della comunione: "Il Corpo di Cristo. Amen". Vale la pena chiarire che la "fede" è la "premessa al Sacramento", cioè è questo che esprime ed alimenta la fede. A sua volta, il crudo realismo che scandalizza gli abitanti di Cafarnao, cioè l'espressione detta da Gesù: "mangiate la Mia carne e bevete il Mio sangue", esclude qualsiasi simbolismo in termine di "carne" e "sangue". È da sottolineare pure che durante l'Eucaristia diciamo: Signore io non sono degno di partecipare alla Tua mensa, ma dì una sola parola e l'anima mia sarà salvata". Pertanto noi invitati alla mensa di Dio celebriamo, altresì, il rito di ringraziamento, per cui coloro che partecipano della "carne" e del "sangue" di Cristo, cibo di giustizia, vivranno per sempre nella grazia di Dio e ricevono la vita eterna anche qui in terra. Non è incoraggiante vedere cristiani che, pur partecipando regolarmente alla Messa domenicale, si accontentano di "comunicarsi” una volta ogni tanto, in occasioni più solenni o speciali, cioè a Pasqua o a Natale. A questo proposito, ecco la riflessione appropriata di un Padre della Chiesa, San Giovanni Crisostomo: "Immaginiamo una persona che, invitata a pranzo, si lava le mani, occupa il suo posto e si prepara al banchetto; ma poi rifiuta di mangiare. Non sarebbe un villano che offende, in questo modo, chi lo ha invitato?".
Chi non si comunica fa un torto alla Chiesa, che è la comunità che
celebra l'Eucaristia. Per questo motivo San Tommaso d'Aquino
afferma che l'Eucaristia è segno e sacramento dell'unità della Chiesa
e non il contrario. |
Meditazioni:
«Chi mangia la Mia carne e beve il Mio sangue avrà la vita eterna», di
Vincenzo La Gamba - America Oggi, New York, Domenica 17 Agosto 2003 -
XX.ma Tempo Ordinario