Meditazioni

Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da Lui, viene a me
 

 
di Carlo Mellace


Domenica scorsa Gesù ci ha lasciato con la Parola:  "Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna" (Gv. 6, 27).

Ma come possiamo procurarci questo cibo?

Gesù nel Vangelo odierno di San Giovanni afferma: "Io sono il pane disceso dal Cielo" (Gv 6, 51).  In un'altra occasione Gesù dirà: "Prima che Abramo fosse, Io sono" (Gv 8, 58).

E nell'ultima cena, pregando, Gesù si esprime così: "Filippo, chi vede Me, vede il Padre.  Credetemi: Io sono il Padre ed il Padre è in me; se non altro credetelo per le opere stesse" (Gv 14, 9-11).

Mai nessun uomo ha parlato così. Mai nessun fondatore di religione ha affermato di essere il Figlio di Dio. Da oltre duemila anni le parole di Gesù scandalizzano ed affascinano: "Cristo è stato amato fino all'adorazione ed odiato fino alla follia".

Il senso delle parole di Gesù è chiaro. Gesù dice: "Io sono il Figlio di Dio; Io sono il dono che il Padre vi fa; Io sono la risposta ai vostri problemi".

Per chi crede in Cristo queste parole hanno una conferma puntualissima nella vita. Per chi non crede, Cristo resta un enigma ed il Vangelo una luce inspiegabile.  Dirò di più: per chi non crede in Cristo, la vita e la morte restano indecifrabili.

Come risposero i giudei all'annuncio di Cristo?  Come risposero alla luce assolutamente nuova che Dio accese in mezzo a loro?  Essi cominciarono a mormorare.  E nella Bibbia la mormorazione è sinonimo di rifiuto di credere, è dichiarazione di ostilità, è chiusura davanti ad una proposta di Dio. Gesù lascia che i Giudei mormorino, lascia che tornino indietro, permette che dicano di no.

Ecco una caratteristica di Dio: inconfondibile e costante. Dio si offre, ma non costringe; propone, ma non impone.  La fede allora è dono di Dio, ma è anche atto di libertà.  Tutti sono chiamati alla fede, ma non tutti rispondono con la fede.

Chi arriva alla fede? Chi potrà riconoscere Gesù come il Figlio di Dio e quindi dare un senso tutto nuovo alla propria vita?

Gesù dà un'indicazione che merita di essere approfondita.  Egli dice: "Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che Mi ha mandato. Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da Lui, viene a me".

Che significano queste parole? Gesù dice che riescono a credere in Lui soltanto coloro che già vivono un orientamento onesto, leale ed umile nei confronti di Dio. Riescono a credere soltanto coloro che già possiedono una nascosta e sommersa sintonia con Dio: la fede rende manifesta questa sintonia. Infatti, se il seme ha bisogno della terra per germogliare e dare frutti, così la fede ha bisogno di un cuore disponibile ed orientato al dono di Dio. In sostanza coloro che non si mettono mai sul piedistallo di nessun orgoglio e cercano umilmente la verità... costoro riconosceranno Gesù come Figlio di Dio.

Chi invece vive misurando il prossimo, dando colpe a tutti ed a tutto, giudicando ogni persona invece di battersi il petto preoccupandosi della propria continua conversione... costui rattrista lo Spirito perchè non vive nella fede.  La fede vive di carità.  Ecco allora il comportamento della fede: "Siate benevoli gli uni gli altri, misericordiosi, perdonatevi a vicenda come Dio ha perdonato  voi in Cristo.  Camminate nella carità".

Il problema della nostra fede non è tutto in rapporto alla verità, quanto al rapporto alla carità. Vivendo di carità si sente la presenza di Cristo e la fede è viva: infatti la fede senza la carità è morta e non può salvare nessuno.
 

 

Meditazioni: «Chiunque ha ascoltato il Padre e ha imparato da Lui, viene a me»,  di Carlo Mellace - America Oggi,  New York, Domenica 10 Agosto 2003 -  XIX .ma  Tempo Ordinario
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