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«Guarigione
del paralitico: |
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di Vincenzo La
Gamba "Chi é dunque Costui?" é la domanda incalzante del Vangelo di oggi e di altri che abbiamo letti per alcune domeniche. L'odierno Vangelo ci presenta il Messia come Colui al quale le folle si avvicinano ed esse sono incredule dell'autorità che Egli impone, guarendo malati e scacciando demoni. La domanda: "Chi é dunque Costui?" é formulata alla perfezione. Il fatto non stupisce più di tanto perché rivolta a Gesù dagli scribi, gente ossessionata dalla legge, che, però, non include la legge dell'amore e dello spirito che Gesù istituiva con l'autorità concessaGli da Suo Padre. Gli scribi pronunciano successivamente la parola che avrebbero non dovuto pronunciare nei confronti del Messia: "Bestemmia", come per dire: "Ma chi crede di essere Costui in mezzo a noi, che conosciamo la legge?". Una frase, quest'ultima, che sa di disprezzo nei confronti di Gesù . Ponderiamo pure le altre due espressioni dell'odierno Vangelo di Marco. Cosa é stato più facile per Gesù dire al paralitico "Ti sono rimessi i peccati", oppure: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina....".
Diciamo subito che non si tratta di una
difficoltà materiale ma dell'efficace immediatezza delle parole. Cosa significa ciò? Significa che abbiamo un doppio ruolo, riguardante quello dell'attore e del soggetto (tralasciamo quel ruolo dello spettatore la cui neutralità ci consentirebbe di rimanere totalmente estranei). Attore: é il ruolo che ci coinvolge direttamente nel pronunciarci a favore o a sfavore di Colui che é stato messo sotto accusa come impostore e bestemmiatore. Soggetto: il processo a Gesù é anche il processo a noi, alla Chiesa e ai credenti. Ritorniamo al ruolo dell'attore. Esso ci induce ad assistere al processo di Gesù, che viene poi condannato dagli "spettatori" che non hanno avuto "fede e fiducia" in Lui. Il dibattito di allora non é differente da quello di oggi. L'oggetto del dibattito che é sostanzialmente Gesù, non cambia. "Chi é, dunque, Costui?". Con quale diritto Egli si proclama il Figlio di Dio, che rimette i peccati e, nello stesso tempo, si nomina giudice del bene e del male? La risposta é una sola: "La fede". Nelle Sacre Scritture le parole "fede" e "fiducia" sono due termini molto simili. Lo attesta l'espressione "fidarsi di qualcuno". La fede non ha quindi come oggetto una verità alla quale si aderisce. Del resto nell'ottica cristiana la "verità da credere" é questa: "Credo nel perdono del peccato, nella Risurrezione della Carne" che significa... "credo in Dio, che rimette i peccati, che risuscita i morti” e nello stesso tempo enfatizza "ho fiducia in Dio e mi rimetto alla Sua misericordia...". Gesù, nel brano odierno, vede negli "spettatori" del Suo miracolo al paralitico una sola cosa: la fede di quella gente che non avrebbe agito in quel modo se non avesse avuto piena fiducia in Lui....... Ripercorriamo il fatto saliente dell'odierna liturgia: quattro uomini portano il paralitico su un lettuccio. Era per loro impossibile avvicinarsi a Gesù. Ma essi non si scompongono perché venuti a chiedere ed ottenere la guarigione del loro amico. Devono, quindi, entrare ed avvicinarsi a Lui. Passando dalla scala esterna, salgono sul tetto. Lo scoperchiano e, dall'apertura praticata, calano il lettuccio sul quale é steso l'infermo. La fede? Simbolicamente é il “foramento” del tetto. Ma é pure "provocare" Gesù. Nel senso che aspettano da Lui la guarigione. Egli accetta per così dire la sfida.
Anch'Egli "fora un tetto", più spesso di
quello della casa. Egli vuole penetrare in quell'uomo paralitico per
dirgli quella parola che tutti noi vorremmo sentire da Gesù "Ti sono
rimessi tutti i peccati!". Noi dobbiamo incontrare Cristo personalmente; presentarGli i nostri peccati, pentirci di essi e camminare in novità di vita.
Senza questo incontro non ci sarà nel cuore di molti né
fede, né speranza, né carità. |
Meditazioni:
«Guarigione del paralitico: segno dell'autorità di Gesù», di Vincenzo La
Gamba - America Oggi, New York, Domenica 23
febbraio 2003 - VII domenica di Tempo Ordinario