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di Rev. Al
Barozzi
Nell'Eucarestia
noi presentiamo il pane ed il vino. Sono doni di Dio
all'uomo per i quali rendiamo grazie. Ma questi stessi
doni sono trasfigurati e diventano allora il Sacramento che
unisce a Cristo e che edifica la Chiesa nell' unità e nella
pace.
L'unione con Cristo è efficace e piena, se siamo fedeli ai
comandamenti di Dio, così da piacerGli non solo per le
belle intenzioni, ma per le opere coerenti e per la parola
che fruttifica nella vita. Questo messaggio ci viene
trasmesso dalle odierne Letture.
La
prima lettura, infatti, asserisce che non
sono le qualità o benemerenze di Israele a privilegiarlo
tra i popoli, ma solo la grazia di Dio, che lo ha avvicinato
a Lui e sollevato in un vincolo singolare di amore e di
comunione.
L'alleanza è un dono dove risalta la precedenza divina.
Ma è un dono che impegna e va custodito.
Da questa alleanza, Israele è stato consacrato e
santificato. Si tratta di ascoltare la voce di Dio e di
rimanere in quella scelta divina. È adesso il
nostro impegno: poiché in Cristo tutti gli uomini sono
stati scelti, sono stati oggetto di benevolenza e proprietà
del Signore. Occorre rispondere a questa elezione con
l'osservanza del Vangelo; con la partecipazione al
sacrificio del Signore che l'Eucarestia ci riporta e ci
rende disponibile; con la custodia e l'esperienza fedele
della grazia dello Spirito Santo. Con l'essere Suo
popolo e gregge che Egli pasce.
Nella
seconda Lettura di San Paolo ai Romani si espande ciò che
è stato affermato nella prima Lettura, tratta dall'Esodo. Non
è stata la nostra giustizia, il nostro valore ad attrarre
Dio a noi con la missione di Suo Figlio. È stato
invece l'amore che, sorprendentemente, manifestandosi nella
morte di Cristo, ci ha salvato quando eravamo peccatori. Se
Dio ci ha amato allora, ci deve amare anche adesso essendo
stati riconciliati nell' amicizia di Lui.
Cristo è morto per noi: questa verità proclamata da
Paolo deve stare davanti ad alimentare la nostra
memoria continuamente e ad accendere la nostra speranza. Noi
abbiamo causato la morte del Signore. Non si può
quindi più peccare tranquillamente e vivere come se Gesù
non ci abbia fatto il dono totale di sé.
Il Vangelo di Matteo ci rivela che è Gesù stesso che
provvede alla salvezza del mondo scegliendo ed inviando i
Dodici Apostoli. Essi andranno non a farsi servire, da
padroni, ma a lavorare come operai.
È un richiamo importante! Nella Chiesa siamo al nostro
posto se lavoriamo alacremente e non per il nostro guadagno,
ma perché si avveri e si realizzi il Regno di Dio ed il
disegno di salvezza.
L'Apostolo va per guarire, risuscitare, risanare, vincere il
male: esattamente svolgendo la missione di Gesù. È
una grande grazia questa elezione del Signore.
Nessuno pertanto deve chiudersi in sé ad usufruire la
propria fede individualmente. Il Regno di Dio, la Sua
venuta, è la passione di ogni Discepolo di Cristo. O,
meglio, dovrebbe esserlo!.
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