Meditazioni |
"Signore,
non sappiamo dove vai, |
di Vincenzo La
Gamba Nella prima lettura degli Atti degli Apostoli si evidenzia il ministero della Chiesa nella sua funzione spirituale e temporale. I dodici Apostoli avevano una missione ben precisa. Purtroppo, con il numero sempre più crescente di discepoli, stavano trascurando di proclamare la parola di Dio "per il servizio delle mense". La parte "materiale", consistente dei bisogni comunitari doveva quindi essere di "delega" e di "distribuzione di compiti". Per questo motivo elessero uomini di buona reputazione e di saggezza: Stefano, Filippo, Procoro, Nicarone,Timone, Parmenas e Nicola. Sette uomini pieni di Spirito Santo. Loro, gli Apostoli, decidono come richiesto dalla loro missione, di dedicarsi "full time" alla preghiera ed al ministero della parola. Ma entra in gioco la discriminazione, parola pesante al giorno d'oggi, così come allora. La comunità cristiana, infatti era composta da soli Giudei. Alcuni provenivano dall'emigrazione, quindi più "aperti"; altri, che non si erano mai mossi dalla Palestina, erano più conservatori. Questi ultimi consideravano quelli "più aperti" come cristiani di seconda classe. Gli Apostoli seppero gestire la situazione con la condanna totale della discriminazione tra i due gruppi, attraverso la potenza della fede cristiana come forza riconciliatrice. Nella seconda lettura di Pietro si trovano le due immagini di Cristo nel simbolo della pietra. Una "pietra viva" intesa come fondazione rocciosa e stabile per chi crede il Lui. Un "muro roccioso", pieno di ostacoli per chi non crede in Lui. Chi crede usa la pietra per la costruzione di un edificio spirituale, mentre per gli increduli la "pietra che i costruttori hanno scartato è divenuta la pietra angolare, sasso d' inciampo e pietra di scandalo". Ma Gesù ai credenti dice: "Voi siete la stirpe eletta, sacerdozio regale", che non è necessariamente un privilegio ma un impegno di maggiore servizio per la comunità. I sacerdoti sono considerati quindi come architetti, che disegnano e costruiscono l'edificio spirituale per il bisogno del genere umano. Il Vangelo odierno di Giovanni è in tutta la sua essenza un atto preparatorio per la prossima celebrazione dell' Ascensione e Pentecoste. Quanto narrato da Gesù ci prepara a ciò che deve avvenire, non prima però di chiarire che Egli è "la via, la verità e la vita", rispondendo alla domanda rivoltagli dall' Apostolo Tommaso: "Signore, non sappiamo dove vai, come possiamo conoscere la via?". Un'altra domanda viene posta da Filippo: "Signore, mostraci il Padre e ci basta", domanda che ci conduce al binomio di Padre e Figlio secondo cui "IO sono nel Padre ed il Padre è in me", detto ben due volte da Gesù, con una piccola variante la terza volta: "Il Padre che è in me compie le Sue opere". Quello che Gesù vuole fare intendere ai Suoi discepoli è che Egli sta rientrando nel Regno di Suo Padre (Ascensione) e che l' unione tra il Padre ed il Figlio, altro non è che lo Spirito Santo (Pentecoste) l' elemento invisibile che è la loro diretta unione attraverso la quale il Padre ed il Figlio sono in mezzo a noi (mistero dalla Trinità). Due le domande indirizzate da Tommaso e Filippo a Gesù, le cui risposte sono ramificate a più significati, ma indicano che la via, la verità e la vita è la "triade salvifica" su cui si dovrebbe basare la nostra esistenza. Molte volte troviamo la via (ma quella sbagliata), la menzogna (al posto della verità) e nessun senso alla nostra vita (perché si vive senza la grazia di Dio). Gesù
ha risposto con le tre "V" (anche come segno di
vittoria), cioè VIA,
VERITÀ e VITA, perché il viaggio dell' uomo verso Dio
passa attraverso Lui. Infatti Egli può essere cercato e
trovato nelle Sacre Scritture, nella Chiesa, nei Sacramenti
ed anche nelle opere che noi compiamo, siano esse operanti
nel bene individuale o sociale dell' umanità. |
New York, 28 Aprile
2002,
V Domenica di Pasqua