Meditazioni |
Lo
Spirito di Dio abita in voi |
di Padre Al
Barozzi Veniamo abitualmente chiamati fedeli e lo siamo realmente a condizione di essere inseriti come membra vive nel Cristo. Soprattutto nella comunione al Corpo e al sangue del Signore avviene l'inserimento e la relazione vitale che, se non ci sottrae un giorno alla morte fisica, ci é, tuttavia, pegno di Risurrezione. Dobbiamo però prima essere partecipi alla passione redentrice di Gesù, cioè morire come muore un seme. Poi dalla forza dello Spirito, che viene dalla Eucarestia, saremo richiamati a nuova vita diventando il Corpo mistico glorioso. La risurrezione di Lazzaro descritta oggi nel Vangelo é come un segno, un presagio di quanto avverrà per ciascuno di noi, quando saremo richiamati non più soltanto a un altro tratto di esistenza terrena, ma a quella celeste. Intanto ci é compagno Gesù, che ha compassione della nostra miseria e perdona ogni nostra colpa. La prima lettura é tratta dal profeta Ezechiele. L'esilio che finisce, i morti cui é ridonata la vita per la virtù rinnovatrice dello Spirito: era profezia ed inizio per Israele. Ora é diventata realtà per noi con la Risurrezione di Gesù Cristo. Da Lui, asceso alla destra del Padre, riceviamo lo Spirito Santo e quindi il principio della Risurrezione. Anche la conversione, il ritorno in grazia, che avviene sempre per opera dello Spirito Santo, é una vera Risurrezione. La gloria sarà il suo compimento e manifestazione. La Quaresima ci é proposta come itinerario di Risurrezione. Nella seconda lettura scritta da San Paolo Apostolo ai Romani si dice che lo Spirito Santo non sta all'esterno di noi, ma ci é comunicato nell'intimo. "Lo Spirito di Dio abita in voi", afferma San Paolo. Se non fosse così non apparterremmo neppure a Cristo: Egli non sarebbe in noi. In realtà essere in grazia vuol dire avere lo Spirito Santo di Gesù e Gesù stesso. Da qui la speranza della Risurrezione a dispetto della mortalità ancora attuale nel nostro corpo. Chi ha risuscito Cristo, risusciterà anche noi: ci renderà conformi a Lui nel suo stato glorioso. La fede, oltre le apparenze, ci fa percepire questa straordinaria condizione cristiana. Ci fa sperare. Il Vangelo ci mostra che se Cristo richiama Lazzaro dalla tomba é segno che Egli ha potere sulla morte. Con la venuta di Cristo e dopo di essa, la morte colpisce l'uomo. Gesù ne sente tutta l'amarezza e la condivide, giungendo a piangere con coloro che piangono lo strappo di una persona amata. Ma la fede deve essere più forte del pianto. Con essa é superata la morte definitiva. Allora neppure questa ci invade di disperazione: "Io sono la Risurrezione e la vita. Chiunque vive e crede in me non morrà in eterno". É tutto qui: essere in comunione con Gesù, mediante la fede che é il vincolo che ci lega a Lui ed é come il passaggio dello Spirito. Tutto il resto, tutte le altre vicende, compresa la morte fisica non importano più di tanto. |
New York, Domenica 17
Marzo 2002
Quinta di Quaresima