Meditazioni

Spezziamo  il  pane  con  chi  ha  fame

di Rev. Al Barozzi



"Custodisci sempre con paterna bontà la tua famiglia".  Così incominciamo oggi a pregare.  Non siamo dunque degli estranei, ma siamo la famiglia di Dio, sulla quale veglia il Suo amore.  Abbiamo sempre bisogno di riaccendere questa certezza, avvolti come siamo da una infinità di ansie, da ricorrenti motivi di timore, da tentazioni e da sofferenze.


E' vero che la fede non li dissolve come d' incanto.  Tuttavia dalla fede attingiamo la forza di non perdere la speranza per aspettare con fiducia la liberazione, per accettare con il vero spirito del Vangelo le prove in comunione con la passione redentrice di Cristo e rendere più viva l' attesa della vita eterna.


Non sappiamo se Dio si accosta alla sofferenza di tutti gli uomini e li unisce alla sofferenza, morte e risurrezione del Figlio. E' giusto chiedere l' aiuto ai fratelli con i quali siamo chiamati a condividere il mistero del dolore; ma non dimentichiamo quanto la stessa preghiera d' inizio afferma: " Unico fondamento della nostra speranza è la grazia che viene da te, o Dio! ".


La prima lettura del profeta Isaia dice che si rende culto a Dio non attraverso delle pratiche esteriori; nemmeno con un puro andare a messa per soddisfare un precetto. Chi spezza il pane con il prossimo che ha fame, chi veste l' ignudo, chi ha spirito di comprensione e di perdono, trova il Signore.  Egli incontra la Sua misericordia e può avere il cuore illuminato dalla luce divina. Una preghiera che salga da un animo puro, aspro, impetuoso non e' ascoltata da Dio.


La domenica è anche il giorno della carità fraterna, altrimenti non è nemmeno il giorno del Signore.


Nella seconda lettura presa dalla lettera ai Corinzi, San Paolo dice: " Il contenuto, l' argomento della mia predicazione è stato Gesù  Cristo Crocifisso". Egli non e' andato ai Corinzi per mostrare la propria bravura nel parlare. Il tema non poteva essere più umile: Gesù in croce.  D' altronde Paolo non era un gran parlatore.  Ciò che contava, producendo conversioni, e' stato lo Spirito Santo e la potenza di Dio. E' sempre così: non le belle prediche, ma la grazia apre il cuore. Preghiamo per la conversione degli uomini: forse essa e' necessaria anche in casa nostra.  E facciamo dei sacrifici per meritarla dal Signore, cercando di staccarci dalle belle parole che accontentano l' orecchio ma non modificano la vita.  I discepoli di Gesù, attesta il Vangelo di oggi, sono uomini come tutti gli altri: vivono ed operano in mezzo al mondo eppure qualcosa li distingue dagli altri.  Sicuramente la loro fede e carità li rende  come il sale e come luce. Il sale da' sapore, rende gradevole il cibo.  La luce rivela le cose ed indica il cammino.


Così deve essere un cristiano: capace di conferire il proprio sapore alla vita ed illuminarla della sua giusta luce.  Possiamo richiamare anche il buon esempio con l'immagine della luce.  Si noti poi che Gesù parla delle buone opere, non dunque delle sole parole, che sono motivo di glorificazione del Padre. Esse infatti sono come la presenza di Dio in mezzo agli uomini e alla loro storia.
Chi fa il bene rende presente Dio e conduce a Lui.

New York, Domenica,  10 Febbraio 2002

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