Meditazioni

Seminare bene e

vigilare contro la zizzania 

di Vincenzo La Gamba



Perché  si adempisse ciò che era stato detto per mezzo del profeta Isaia, Gesù della zona marina di Cafarnao, comincia il suo ministero di predicatore sentenziando: "Convertitevi, perché il regno dei Cieli è vicino". E' il preambolo a quella intensa attività che Gesù intende fare secondo la volontà di Suo Padre. E' pure  una conferma che Gesù comincia la sua attività predicatrice non solo in Giudea ma in tutto il mondo. E per farlo incomincia con la scelta dei suoi fedelissimi.


Ne sceglierà dodici chiamati Apostoli. I primi due sono pescatori. I fratelli Pietro (detto Simone) e Andrea a cui dice semplicemente "Seguitemi, Vi farò pescatori di uomini". E così fu. Non necessariamente un pescatore è in grado sempre di "pescare". E' un lavoro che richiede pazienza, costanza e perseveranza. Ma è indicativo il fatto che sia Pietro sia Andrea non hanno esitato un attimo ad ubbidire a Gesù quando li ha chiamati a fare parte della sua schiera di prescelti.


Essi (all'infuori di Giuda Iscariota) per un verso o per l'altro hanno rivoluzionato il mondo seminando (più che pescando) bene e raccogliendo un'eredità che si è perpetuata nei secoli.


Citiamo un pensiero di Padre Pio (ADFP, 561) per capire meglio il concetto:  "Se vogliamo raccogliere è necessario non tanto il seminare, quanto spargere il seme in un buon campo e quando questo seme diventerà pianta ci stia molto a cuore vegliare a che la zizzania non soffochi le tenere pianticelle". E' importante pure rilevare che a parte i primi quattro Apostoli reclutati da Gesù (le due coppie di fratelli Pietro ed Andrea assieme a Giacomo e Giovanni) erano tutti pescatori, gli altri otto erano pure di origini umilissime. Non è difficile immaginare come e perché Gesù non abbia scelto l'èlite dei sapienti, dei ricchi, dei potenti, dei nobili. Egli ha scelto gente ordinariamente umile ai suoi occhi.


Gesù aveva volutamente fatto una scelta oculata. L'èlite di Israele, inclusi i Farisei, i collettori di tasse ed altri, non comprendevano bene il linguaggio del Messia. Anzi al contrario essi hanno osteggiato (per non dire confrontato) il Messia con scherno, derisione, calunnie, mentre cresceva a Sua fama di predicatore, guaritore, miracolatore. Chiariamo questo punto citando l'Apostolo Paolo che nella lettera ai Corinti afferma che "Dio ha scelto quello che è stolto per il mondo per confondere i potenti" (Cor. 2,30).


Però, con l'azione e la parola, Gesù inaugura il Regno dei Cieli, cioè il Regno di Dio; ma, come i Giudei del suo tempo, Matteo, autore del Vangelo di oggi, evita di nominare Dio e dice semplicemente: "i Cieli". Il tempo dell'attesa è quindi terminato. La salvezza e la gioia entrano nella vita dell'uomo. Il Regno dei Cieli promesso da Gesù accoglie comunque tutti, buoni e cattivi anche se i buoni saranno sempre privilegiati da Dio e sono accolti in Paradiso.


Analizzando il messaggio di Gesù non sfugge a noi il fatto che Egli sa che il Regno dei Cieli appartiene agli umili, ai poveri, agli indifesi, ai martiri, agli emarginati, ai malati, ai miracolati, ai discepoli. In sostanza alla gente comune che Egli "ammaestrava e tutti erano colpiti dal suo insegnamento perché parlava con autorità" (Luca 4,31-32).


Vediamo che in Galilea (provincia del nord, considerata terra messianica se si riferisce ad Isaia 8, 23 e 9,1) si viene a formare il primo germe della Chiesa: alcuni discepoli seguono il Signore, non soltanto per condividere la sua intimità ma per testimoniare Lui e riunire uomini e donne in Suo nome. Il Regno dei Cieli è il Regno dei giusti. E' il Regno opposto alla terra pieno di contraddizioni ed imperfezioni. Il Regno dei Cieli premia e non punisce chi vuole fare parte di esso. Premia chi è obbediente alle leggi di Dio e si allontana dal peccato. Premia chi predica il Vangelo e lo attua con una vita religiosamente sana. Premia chi dona se stesso per gli altri. Soprattutto è un premio di salvezza che non ha prezzo. Quindi vale di più. Per accoglierlo bisogna riconoscere il Messia nelle sue parole e nei suoi atti. Bisogna seguire Gesù quando, in qualsiasi momento Egli ci chiama.


Così come hanno fatto i discepoli 2000 anni fa.

New York, Domenica, 27 gennaio 2002

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