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Dionigi cardinale
Tettamanzi,
A mons. Angelo Sala
facente funzione di decano
e ai fedeli delle parrocchie
del decanato di Bollate
Carissimo Monsignore,
indirizzo a te questo mio scritto perché, nei modi che riterrai più
opportuni, tu possa portarlo a conoscenza dei sacerdoti e dei fedeli
delle parrocchie del decanato di Bollate, soprattutto di quelle più
direttamente interessate dai fatti dell'ALFA ROMEO di Arese.
A tutti e, in particolare, ai lavoratori e alle famiglie di questo
territorio, che stanno vivendo momenti di grave apprensione per una
crisi aziendale che mette in serio rischio il loro posto di lavoro,
dico la mia fraterna vicinanza e la mia cordiale solidarietà. Seguo,
infatti, con costante attenzione e con profonda amarezza quanto va
profilandosi in questi giorni con la crisi occupazionale che sta
coinvolgendo alcune decine di migliaia di lavoratori della FIAT, a
iniziare da quelli che operano a Termini Imerese, e, tra di noi, i
circa mille lavoratori impegnati nell'ALFA ROMEO.
Si tratta di una crisi che appare ben più grave del previsto: le forti
difficoltà che vanno emergendo richiedono un obiettivo e libero
confronto atto a individuare, da una parte, le responsabilità e
perfino gli eventuali sbagli del passato ma, soprattutto e dall'altra
parte, finalizzato a studiare e a decidere gli interventi necessari
per una soluzione adeguata che comporti i minori costi possibili; le
prospettive che si aprono non sono affatto incoraggianti, per cui
tante persone e tante famiglie vedono pesantemente compromesso il loro
futuro; la chiusura, seppure temporanea come si assicura da parte dei
responsabili, di una azienda rende in qualche modo più povero il
territorio e porta con sé più ampi e inevitabili problemi e squilibri
sociali.
In questo stato di cose non spetta certo a me come Vescovo né alla
Chiesa individuare le soluzioni tecniche, economiche, sociali e
politiche. Il Vescovo e la Chiesa hanno però la missione di richiamare
i valori della persona umana con le esigenze etiche che ne derivano,
di domandare giustizia e responsabilità, di esprimere e di vivere
autentica solidarietà.
Desidero, perciò, riaffermare con convinzione che il diritto al lavoro
va tutelato e promosso senza lasciare nulla di intentato: che ne è,
infatti, dell'uomo, se l'uomo perde il suo lavoro? È una domanda che,
nella sua disarmante semplicità, dice tutta la drammaticità di una
situazione come quella che si sta delineando.
C'è, quindi, da intervenire perché il costo sociale dell'operazione
che si va ventilando sia il meno pesante possibile e per ridare
serenità alle persone e alle famiglie che in queste ore si sentono
minacciate dalla prospettata chiusura dell'azienda e dalla messa in
cassa integrazione. Ancora prima, è necessario che ciascuno faccia la
sua parte, procedendo in termini di più convinta sinergia tra le
diverse istituzioni e realtà interessate, sempre nella prospettiva
della giustizia e della solidarietà. Auspico, quindi, di vero cuore
che le diverse Istituzioni, da quelle locali a quelle nazionali,
studino e mettano in atto interventi mirati per affrontare e risolvere
i problemi in gioco con progetti, controlli e programmi adeguati, nel
maggior rispetto possibile delle caratteristiche storiche e ambientali
di ogni situazione; auspico pure che le forze imprenditoriali
coinvolte si aprano a tutti i confronti e le collaborazioni utili o
necessari per rilanciare la propria attività e produttività,
garantendo nei nuovi assetti aziendali lavoro e dignità agli operai e
alle famiglie coinvolte; auspico, infine, che tutti coloro che lo
possono e lo devono si attivino da subito e con coraggio e
lungimiranza mettendo in moto le più autentiche risorse della
solidarietà.
Con questi miei auspici desidero dare voce soprattutto a quelle
persone che si trovano in situazioni di disagio e rischiano di perdere
il lavoro ma che non trovano sufficiente eco nei mezzi di
comunicazione sociale: anche i loro diritti vanno salvaguardati e
anche per loro occorre attivamente impegnarsi.
Esprimo, infine, a tutte le persone e a tutte le famiglie coinvolte
tutta la solidarietà e la vicinanza di cui sono capace. Tale vicinanza
e tale solidarietà si fanno anzitutto preghiera perché il Signore,
oltre a illuminare quanti hanno responsabilità da assolvere, doni a
ciascuno di non perdere la speranza e gli faccia sperimentare l'amore
fattivo e concreto di persone amiche e dell'intera comunità
ecclesiale. In questa solidarietà si devono sentire impegnate
direttamente le nostre comunità parrocchiali e tutta la nostra Chiesa,
offrendo ascolto, sostegno e aiuto concreto con quelle modalità che
andranno opportunamente individuate anche in accordo con i nostri
organismi diocesani.
Con l'affetto di chi sente su di sé le sofferenze di tanti nostri
fratelli e sorelle e desidera contribuire con tutte le proprie energie
alla loro gioia e alla loro pace, saluto tutti e ciascuno dal profondo
del cuore, invocando su ogni persona e su ogni famiglia la
confortatrice benedizione del Signore.
+ Dionigi card. Tettamanzi
Arcivescovo
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