|
di Renato
Farina
Due vecchi
si sono mostrati domenica al mondo e hanno parlato di Gesù.
Non capita più. Si parla di morale, di leggi, persino di
teologie da aggiornare, e la televisione trasmette biografie
romanzate di preti e santi, ma sfugge la questione
decisiva: chi
era, anzi chi è quest'uomo che diceva di essere il Figlio
di Dio. Si
riesce persino a parlare della Basilica della natività di
Betlemme, senza ricordare di chi è stata la natività e
perché ha fatto un certo scalpore. Il primo dei due vecchi,
più famoso e del quale si crede di saper tutto, è papa
Wojtyla. Ha trascinato il suo grande corpo malato e
capace di ironia dinanzi al mare di Ischia. Si è visto che
cantava coi ragazzi, lo si è visto stanco. Ma che cosa giri
a fare il mondo non si dice più. Eppure lo ripete sempre: «Lasciate
parlare Gesù al vostro cuore».
L'altro vecchio è don Luigi Giussani. Di recente
papa Wojtyla gli ha scritto: «L'unica
risposta che può appagare l'uomo acquietando questa sua
ricerca gli viene dall'incontro con Colui che è alla
sorgente del suo essere e del suo operare. E tu non hai
indicato una strada, ma la strada, l'unica. È Gesù Cristo,
la soluzione del dramma esistenziale dei nostri fratelli
uomini. Il cristianesimo è l'avvenimento di un incontro
prima che una dottrina o delle regole».
Ed ecco don Giussani. Le sue immagini sono apparse
sullo schermo grande della Fiera di Rimini. Ventisei mila
lì, e alcune altre migliaio di appartenenti a Comunione e
liberazione radunati in 50 Paesi dei vasti continenti. Aveva
una maglia azzurra, ha inciso parole scolpendo quella grande
pietra che ci rende sordi e ciechi dinanzi al nostro stesso
dolore. Ha descritto come Gesù un
giorno si commosse per una donna che piangeva. Per questo
percorreva quelle contrade, Gesù. Percorre ancora le
nostre. Qui trascrivo come so e posso dai miei appunti, mi
sembra che dentro ci sia una grande notizia.
«Quella sera Gesù fu fermato nel suo cammino al villaggio
cui era destinato. C'era un pianto altissimo di donna, con
un grido di dolore che percuoteva il cuore di tutti i
presenti, ma che ha percosso innanzitutto il cuore di Cristo».
Ed ecco si è avvicinato e ha detto: «"Donna, non
piangere!". Non l'aveva mai vista, mai conosciuta...
"Donna, non piangere!"». Lo dice a ciascuno. «Quando
si rientra in casa, quando si va sul tram, quando si sale
sul treno, quando si vede la coda delle automobili per
le strade, quando si pensa a tutta la farragine di cose che
interessano la vita di milioni e milioni di uomini,
centinaia di milioni di uomini». Questa è l'umanità, e
siamo noi.
Non si ferma nessuno, ciascuno insegue i suoi guai. «Ma Gesù
si è fermato quando il suono, il riverbero del pianto è
giunto fino a Lui: "Donna, non piangere!".
Ed è stato come se nessuno la conoscesse più intensamente,
più totalmente, più decisivamente di Lui! "Donna, non
piangere!". Che Dio, quello che fa tutto il mondo in
questo momento, possa - vedendo e ascoltando l'uomo -
possa dire:
"Uomo, non piangere!", "Tu, non
piangere!", "Non piangere, perché
non è per la morte, ma per la vita! Io ti ho messo al mondo
e ti ho messo nella compagnia grande della gente!".
Uomo, donna, ragazzo, ragazza, tu, voi, non piangete! Non
piangete! C'è uno
sguardo e un cuore che vi penetra fino nel midollo delle
ossa e vi ama
nel vostro destino. La gloria di Dio, la grandezza che fa le
stelle del cielo, che mette nel mare goccia a goccia tutto
l'azzurro che lo definisce; non c'è nulla
che possa sospendere quell'impeto
immediato di amore, di attaccamento, di stima grande, di
speranza...
diventa speranza per ognuno che lo ha visto piangere, che ha
sentito:
"Donna, non piangere!", che ha udito Gesù dir così:
"Donna, non piangere!".
Non c'è nulla che possa fermare la sicurezza di un destino
misterioso e
buono. La gloria di
Dio, quella per cui sorregge il mondo, è ogni uomo che
vive, la donna che
piange, la donna che sorride, il bambino, la donna che muore
madre». Che
in ogni vita accada
questa "novità", che Gesù si avvicini e dica: «Non
piangere», Lui davvero
Lui per tramite di poveretti che lo riconoscono come
Maestro, perché
ha loro questo è accaduto. Dice Giussani, e io so di
trascrivere male,
ma il senso è certo questo: «Noi vogliamo questo e
nient'altro che questo,
che la gloria di Dio sia palesata a tutto il mondo e tocchi
tutti gli
ambiti della terra: le foglie, tutte le foglie dei fiori e
tutti i cuori
degli uomini». Che dire? Grazie, e sperèm.
|